martedì 1 ottobre 2013

PDL di evasione e di tasse

Ringraziamo Berlusconi e i suoi amici che - dopo minacce, ricatti, urla per ergersi a paladini dei cittadini contro le tasse - in realtà si stavano occupando solo dei fatti loro e non hanno fatto nulla per impedire l'aumento dell'IVA. Magari se, anziché pensare a come salvare il loro capo, si fossero impegnati a dare una mano al governo di cui fanno parte (invece di picconarlo ogni giorno), ciascuno nel ruolo che ricopre, forse a qualche possibile soluzione si sarebbe arrivati.

La pagliacciata del giorno

Un gruppo di politici oggi ha invaso la Rai (l'azienda ha dichiarato che li hanno fatti entrare perché fuori creavano problemi di ordine pubblico) al grido di "Fuori la politica dalla Rai". Un po' curiosa come trovata: forse è che i poverini non si rendono conto di esser politici come gli altri (alcuni anche peggio degli altri) o forse hanno valutato che in fondo sono solo dei buffoni.

In piazza per il pluralismo e la libertà di informazione ci sono sempre stata e di solito in manifestazioni che non creavano problemi di ordine pubblico o intralcio al traffico, magari accanto ad alcune categorie che li lavorano e che non sempre possono esprimersi troppo liberamente ma vedere questi pagliacci liberticidi e intolleranti verso tutto ciò che non è conforme al pensiero del duo Grillo-Casaleggio inneggiare ad una falsa libertà di informazione è veramente troppo. Complimenti comunque per le trovate scenico-coreografiche: hanno sempre una regia interessante!

martedì 17 settembre 2013

Adesso è meglio Renzi

Lo preciso da subito perché voglio esser chiara: non faró la renziana, esattamente come non sono mai stata bersaniana. Nell'ultimo anno, seppur presente alle cose organizzate dal PD, mi sono trovata spesso profondamente a disagio e perplessa per alcune scelte intraprese e alcune strade imboccate. In vista del congresso e delle candidature fin qui presentate, tra Civati, Cuperlo, Pittella e Renzi, scelgo Renzi. Non credo che Renzi sia la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi, ci sono alcune sue proposte presentate alle primarie precedenti che non condivido (e che vorrei sapere se restano identiche o se avranno trasformazioni), non amo per niente molti atteggiamenti che circolano nel suo "fans club", tuttavia ritengo che tra le opzioni in campo oggi sia la scelta piú vicina a quelle che sono le richieste della società e a cui il PD deve saper rispondere. Inoltre, Renzi rappresenta molto piú degli altri l'idea di un partito aperto, che vuol portare dentro persone e andare fuori con proposte praticabili nel mondo di oggi. Insomma, la mia non è una scelta entusiastica ma una scelta realistica fatta valutando ciò che è stato il PD negli ultimi mesi, i risultati non ottenuti, il modo in cui veniamo percepiti e ció che vorrei diventasse il PD. Io voglio un partito aperto, un partito che non ha paura, un partito che incalza gli avversari, un partito che alzi la voce, un partito che gli elettori vengano a cercare non per tirarci insulti continui, un partito che vuole cambiare la società per innovare non per tornare indietro ad un tempo che non c'è più, un partito che si mette in gioco e prova linguaggi nuovi e soluzioni nuove per affrontare problemi nuovi che la società ci porta quotidianamente sotto gli occhi. Voglio un partito che presenti un'idea di Paese e la sappia trasmettere all'esterno e sulla base di questa costruisca il consenso. Voglio un partito in cui la si smetta di rinchiudersi a parlare tra noi e di noi perché al mondo fuori dei nostri problemi esistenziali interni non frega niente e i cittadini chiedono che la politica si occupi di loro. Ad oggi, il PD tutto questo purtroppo non è riuscito a farlo, per questo penso che sia ora di voltare pagina e di provare a dare spazio a chi sembra poter rappresentare al meglio tutto ciò. Se fallirà pazienza, hanno fallito anche quelli che c'erano prima e che adesso, magari, potrebbero anche non dare lezioni. In questi mesi, ho sperato che si profilassero candidature diverse, magari capaci meglio di fare la sintesi tra le varie anime del PD rispetto a quelle in campo, purtroppo non si è verificato e così, se i nomi e le istanze restano queste, scelgo Renzi. Se si apriranno nuovi scenari, li valuteró. Li valuterò con la mia testa, come ho sempre fatto, non come "la corrente" o tizio o caio, perché so pensare da sola e non ho bisogno dei suggeritori.

sabato 3 agosto 2013

Il finto interesse dei grillini

Improvvisamente pare che i grillini mandino missive con cui si rendono disponibili a fare un accordo con il Pd per il governo.
Già, adesso che il Pdl minaccia di far crollare tutto, a questi signori e' venuta la paura di tornarsene a casa a contare scontrini e allora va bene anche il Pd. Quello stesso Pd che insultano quotidianamente nelle sedi istituzionali e sul web, in ogni intervento, anche con accuse false e mai rettificate.
Dov'erano questi signori quando il Pd si e' rivolto a loro, prima che al Pdl, per formare un governo di cambiamento? Non avevano forse detto che al Pd erano "morti che camminano", "zombie", e Bersani definito "padre puttaniere"?
Non sono loro che hanno ritardato i lavori in Parlamento sul decreto che recava misure urgenti per il rilancio dell'economia al solo scopo di bloccare una presunta riforma istituzionale (di cui oltretutto si avviava un iter e neanche la riforma stessa e neanche sanno di cosa parlano quando citano l'art. 138 perché pensano sia la Costituzione ad avere 138 articoli)?
Cos 'e' questo improvviso senso di responsabilità verso il Paese e addirittura la richiesta di fare insieme delle riforme (le stesse che pochi giorni fa hanno ritardato)?
Questo e' un altro fantastico trappolone per farci cadere e restare con il cerino in mano una volta che avremo accettato perché ricominceranno ad accusarci di ogni cosa e, quando si saranno stancati di giocare, staccheranno la spina dicendo che le cose vanno male a causa nostra.

venerdì 2 agosto 2013

Appesi a Berlusconi

E' assurdo che le sorti dell'Italia siano appese a ciò che passa per la testa di Berlusconi e tutti stiano in attesa di capire cosa vogliono fare lui e i suoi eletti
C'è un Paese reale che fa fatica e aspetta risposte serie per trovare soluzioni a problemi quotidiani e tutto continua a venire messo in secondo piano dalle vicende private di Berlusconi. 
Quelli del PDL dovrebbero vergognarsi e chiedere scusa oltre che a chi non li ha votati anche a quelli che li hanno votati per il modo vergognoso in cui stanno tentennando nella scelta di quale dovrebbe essere la loro priorità in una simile situazione. Cos'hanno da pensare? 
Cos'è importante per gli eletti del PDL: i problemi del loro capo o gli interessi di una nazione che dovrebbero governare e dei cittadini di cui hanno preso i voti per rappresentarli e dar loro risposte? 
Cosa pensano di andare a raccontare alle aziende in crisi i signori del PDL: che pensavano di far cadere il governo in segno di protesta contro la magistratura e pazienza se nel frattempo qualche altro stabilimento chiude e qualche lavoratore viene licenziato o messo in cassa integrazione senza che siano più le risorse per finanziarla? Stanno pensando questo i signori del PDL? 
Pensano di presentarsi così poi davanti all'elettorato? 
Berlusconi farebbe meglio a lasciare il Senato di sua iniziativa e a lasciare ai suoi il compito di pensare alle cose serie, togliendoli da un evidente imbarazzo che, al di là delle problematiche interne del PDL, fa perdere tempo all'intero Paese. 
Oltretutto a causa sua si sono già rovinati quasi vent'anni: non è il caso di proseguire su questa linea.

mercoledì 17 luglio 2013

La debolezza del PD

A vedere quello che è successo in queste ore, mi pare che il PD faccia una serie di errori tattici e politici, oltre che essere sintonizzato altrove rispetto al pensiero dell'opinione pubblica. Poi è complicato recuperare consenso elettorale...
Le divisioni interne del partito (per cui per ogni cosa che accade vi sono almeno due posizioni distinte e tre aree di pensiero) facilitano il gioco degli avversari che puntualmente riescono a mettere al centro delle discussioni gli elementi che fanno deflagrare il PD. Questo provoca un partito debole con scarsissimo potere contrattuale anche sull'azione di governo e poi non ci si stupisca se ci troviamo a ingoiare rospi.

martedì 16 luglio 2013

E' tutta colpa del PD?

A girare sui social network ma anche a leggere i quotidiani, ultimamente, qualsiasi cosa accada sembra essere colpa del PD. E' il PD che non fa o che fa male o che non fa abbastanza o che si sveglia tardi ecc.

Se Calderoli paragona un Ministro di origine congolese ad un orango e non si vuol dimettere da vicepresidente del Senato non è colpa di Calderoli che ha perso un'altra buona occasione per tacere e mostrare un po' di buon senso istituzionale se non personale ma è colpa del PD che gli avrebbe consentito di diventare vicepresidente del Senato in quota all'opposizione invece di eleggere qualcun altro. Nessuno ricorda che, nei giorni dell'elezione dell'ufficio di Presidenza del Senato, ci furono polemiche roventi con il Movimento Cinque Stelle che rifiutava di votare qualsiasi esponente eccetto i loro e chiudeva ad ogni tentativo di mediazione ma da soli, con i loro voti e senza mediare con le altre forze politiche, non potevano eleggere nessuno.

Se il PD non chiede le dimissioni di Calderoli da vicepresidente del Senato (che comunque non serve perché si può solamente dimettere da solo) è inetto, se invece le chiede monta la polemica perché le chiede per un episodio di razzismo e non le chiede per chi offende gli omosessuali (dimenticando le polemiche sulla nomina di Michela Biancofiore come sottosegretario alle Pari Opportunità e poi spostata proprio a causa delle pressioni del PD per le sue affermazioni sui gay) o non le chiede per Alfano per la brutta vicenda con il Kazakistan. Come se tutto fosse uguale, come se gli episodi fossero paragonabili e sostituibili l’uno con l’altro e non fossero, invece, ciascuno una vicenda a sé e tutte gravi ma ciascuna nel suo contesto.

Se il PD non chiede le dimissioni di Alfano per l’affare del Kazakistan - vicenda gravissima sul piano della diplomazia interna, internazionale e dei diritti umani (per cui sarebbe davvero opportuno che il Ministro dell’Interno si dimettesse, unitamente a quello degli Esteri che fino ad ora non ha aperto bocca sul caso) - è complice di un atto gravissimo che getta ombre sul nostro Paese ma se ne chiede le dimissioni è colpevole di far cadere il governo.
Il risultato sarà che, come sta avvenendo, verranno dimissionati un po’ di funzionari dei Ministeri coinvolti.
Basta? No, non basta ma non si può fare diversamente.
Nel caso vi fossero governi con dentro partiti e persone serie e responsabili, chi ha commesso simili pasticci ne trarrebbe le dovute conseguenze e lascerebbe l’incarico (come ha fatto Josefa Idem del PD che ha lasciato il Ministero delle Pari Opportunità per presunte irregolarità con il pagamento dell’ICI che stava cercando di sanare), mentre invece gli esponenti del PDL si mostrano ben incollati alle loro poltrone e assolutamente non disponibili a cederle neanche di fronte all’evidenza di situazioni palesemente fuori luogo.
E’ giusto? No, non lo è ma non è che è colpa del PD se quelli del PDL si comportano in questo modo sconsiderato.

Se il PDL minaccia di far cadere il governo a causa della sentenza della Corte di Cassazione per i processi di Berlusconi fissata per il 30 luglio e chiede la chiusura del Parlamento per tre giorni in segno di protesta e gli viene concesso solo mezza giornata (in cui per altro i lavori non erano esattamente fermi) per fare un’assemblea la colpa è del PD che ha votato per fare un regalo a Berlusconi. Pazienza se per prassi è già capitato tante volte che un gruppo chiedesse di fermare i lavori per fare un’assemblea, pazienza se la vicenda era delicata per le sorti del governo: il PD non doveva cedere. Cosa doveva fare? Doveva far cadere il governo perché i falchi del PDL avevano deciso che le sorti di Berlusconi erano prioritarie rispetto ai problemi del Paese?
Il PDL propone una stupidata colossale minacciando che se non sarà accontentato farà crollare tutto, il PD cerca di mediare e portare a casa una soluzione il più possibile ragionevole (difficile dire se si sarebbe potuto ottenere di più) e la colpa è del PD e non del PDL che ha chiesto una cosa assurda e con toni fuori luogo?

Sulla vicenda del finanziamento pubblico e dei rimborsi elettorali è colpa del PD che non vuole abrogarli. E pazienza se nel luglio scorso il PD rinunciò alla sua tranche di rimborsi e destinò le risorse alle popolazioni colpite dal terremoto, perché conta solo la pagliacciata inscenata da M5S con il mega-assegno gigante con scritto la cifra che si impegnavano a restituire ma non si sa dove perché tecnicamente non è possibile restituire nulla.
Con questo si vuol dire che il dibattito è chiuso? No, tutt’altro ma un conto è fare un ragionamento sereno per cercare di contenere la spesa pubblica e correggere le distorsioni che ci sono, anche con iniziative simboliche e un altro conto è inscenare pagliacciate diffondendo informazioni false realizzate ad arte per fare propaganda.

Se il PD, dopo anni di accuse di inezia e discussioni a sinistra, finalmente presenta un disegno di legge sul conflitto di interessi viene accusato di voler salvare Berlusconi dall’ineleggibilità, il tutto senza che alcuno di coloro che muovono tali accuse abbia mai letto una riga di tale disegno di legge e conosca il pensiero dei suoi firmatari. Oltretutto viene mischiata la questione di un disegno di legge che vale per tutti e non è costruito esclusivamente su Berlusconi e le sue vicende (ma che se fosse approvato gli imporrebbe di scegliere se restare in Parlamento e vendere le sue quote di giornali e tv a persone che non siano membri della sua famiglia, responsabili delle sue aziende o suoi dipendenti o membri del CDA oppure tenersi il tutto ma lasciare il Parlamento nel giro di un mese) – che una volta presentato ha un iter da seguire: prima deve essere assegnato ad una Commissione, poi calendarizzato, poi discusso ed emendato e infine portato alle Camere dove deve essere nuovamente discusso insieme agli emendamenti apportati e votato - con la questione dell’ineleggibilità di Berlusconi che dovrà essere votata a breve in una Commissione e che è stata posta da alcuni parlamentari.
Nessuno si chiede perché mai Berlusconi dovrebbe essere dichiarato ineleggibile oggi dopo vent’anni che viene votato ed eletto dai cittadini italiani.
Ovviamente tutte le critiche arrivano da persone (di destra o di sinistra) che quando ci sono state le battaglie contro Berlusconi, per chiedere di vigilare sulla normativa del conflitto di interessi, in difesa del pluralismo e della libertà di informazione e contro la Legge Gasparri non si sono mai viste nelle piazze e non hanno mai speso una parola in favore della libertà di informazione o contro Berlusconi (anzi, alcuni lo hanno pure votato o sostenevano che lui non era un problema e adesso, improvvisamente, lo è ed è colpa del PD che non se ne occupa).

Se si acquistano gli F35 è colpa del PD, che è filo-militarista e butta risorse pubbliche in aerei da guerra tecnologicamente superati invece che di spenderle per ripianare il debito pubblico, rifinanziare gli ammortizzatori sociali ecc.
Sugli F35 si è detto veramente di tutto tranne che non è così semplice smontare accordi già presi in precedenza (il programma è concepito insieme agli Stati Uniti) e spostare risorse da un contesto ad un altro e che la mozione approvata oggi in Senato con i voti del PD è una sorta di “compromesso” in cui si chiede sostanzialmente di ripensare il programma della Difesa italiana in un’ottica europea e di meditare meglio sull’eventuale necessità dell’acquisto dei velivoli, già comunque ridimensionati nel numero (il che, implicitamente, vuol dire di inserirsi in altri programmi militari, con altri aerei dalla tecnologia più avanzata verso la costruzione di un sistema di difesa europeo).
Non basta? No. Non basta, si voleva lo stop totale e definitivo. Per farlo, però, ci sarebbe voluto un governo con una maggioranza diversa: vale a dire che o i cittadini alle elezioni votavano il PD e gli conferivano una quantità tale di voti da potersela giocare meglio in Parlamento, oppure al momento delle consultazioni il Movimento Cinque Stelle avrebbe dovuto dire di sì alle proposte del PD, perché con una maggioranza di governo formata da PD-PDL-Scelta Civica la linea politica non può essere la stessa che se ci fosse stata una maggioranza formata da PD-SEL-M5S.

Quello che fa impressione, comunque, restano le accuse mosse al PD dall’interno e dall’esterno per ogni scelta: alcuni pretenderebbero che il PD (che è al governo insieme a PDL e Scelta Civica) votasse insieme ai partiti che stanno all’opposizione seguendo una linea politica che è quella dell’opposizione. E’ un ragionamento che realisticamente non sta in piedi: quando un partito di governo vota insieme alle opposizioni cade il governo.
Poi c’è anche chi davvero pensa che il PD sia all’opposizione: un signore me lo ha scritto oggi in un’email: “Non siete neanche capaci di fare opposizione! Non fate niente per i compagni”… Già, peccato che dovremmo fare una politica di governo non di opposizione e non per i “compagni” ma per tutti i cittadini.
“La vita è sempre un compromesso tra ciò che si vorrebbe fare e ciò che è possibile fare” e la politica è più che mai luogo di mediazione tra le forze e gli interessi di cui sono portatrici e questo bisognerebbe ricordarselo più spesso.
A qualcuno (sia a destra che a sinistra) è chiaro che non dispiacerebbe se cadesse il governo attuale ma non si capisce poi quale prospettiva penserebbe di avere date le pesanti condizioni di crisi economica in cui versa l’Italia.
Qualcuno dice anche che far cadere questo governo non implicherebbe il tornare alle urne ma “semplicemente” sostituire la maggioranza attuale di PD-PDL-Scelta Civica con una formata da PD-SEL e fuoriusciti da M5S. A parte la totale inaffidabilità dei soggetti eletti in M5S, ma per arrivare ad un simile governo sarebbe stato sufficiente che al momento delle consultazioni i grillini avessero accettato la proposta di Bersani. Adesso, dopo tutto il casino che è successo, dopo che è stato rimesso in ballo Napolitano, dopo la difficoltà di formare questo governo, qualcuno vorrebbe dire “Scusate, ci siamo sbagliati, rifacciamo da capo”? E’ da matti!

In tutto questo, però, si dimentica che il PD non è da solo: non è il PD che fa e disfa tutto, il governo è formato da PD-PDL-Scelta Civica ed è con i voti di queste tre forze che si fanno la maggior parte delle cose.
Gli elettori del PDL non hanno nulla da dire sull’acquisto degli aerei da guerra? Non hanno nulla da dire sugli esponenti del loro partito che minacciano di bloccare il Paese per i problemi del loro capo? Non hanno nulla da dire su Alfano che si presenta al Parlamento per relazionare sul caso Kazakistan dicendo “Né io né gli altri sapevamo nulla, non siamo stati informati di ciò che è accaduto” o di Gasparri che, per sostenerlo, ha affermato in Senato che lui “le persone del Kazakistan coinvolte non le conosce e non è in grado di distinguere se stanno tra i buoni o i cattivi perché non sa chi siano”? Sono risposte queste che possono dare esponenti istituzionali su una vicenda grave che ha coinvolto il nostro Paese?
Il PD potrà anche fare la voce grossa ma non è che urlando cambino le cose, caso mai avrebbe il vantaggio di farsi sentire un po’ di più (e sarebbe utile) ma se il PDL fa stupidaggini dovrebbe essere quel partito a risponderne davanti ai cittadini e agli elettori e non gli altri.

L’unica colpa del PD è quella di dilaniarsi in continuazione al suo interno: più per posizionamenti personali (anche in vista del Congresso) che per questioni serie ma con il risultato deleterio di alimentare in modo enorme la confusione che già aleggia in merito a ciò che fa o decide il partito.

La conseguenza di ciò è che il vero problema del PD è quello di riuscire a caratterizzare poco le scelte del governo e di non fare per niente la propaganda (cosa, quest’ultima, invece, che al PDL riesce fin troppo bene, facendo sembrare di riuscire a “mettere il cappello su ogni cosa”).

Oltretutto le tematiche su cui in queste settimane si è scatenata l’offensiva contro il PD sono tutti argomenti di interessante filosofia politica ma che all’atto pratico cambiano poco o nulla nella vita quotidiana delle persone. Mentre nessuno è venuto a ringraziare il PD, con la stessa enfasi con cui fa volare le accuse, per aver permesso – grazie al Governo Letta – di rifinanziare la Cassa integrazione in deroga, di aver approvato le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie finalizzate al risparmio e all’efficienza energetica, all’acquisto di mobili ed elettrodomestici sempre più efficienti energeticamente, di aver sospeso la rata di giugno dell’IMU (che per tante famiglie in difficoltà è una boccata d’ossigeno) con l’impegno a rimodulare quell’imposta o la riforma per rendere reato lo scambio elettorale politico-mafioso.

In tutto questo scenario, fa impressione vedere come acquistino simpatia soggetti strampalati che ogni volta che prendono la parola nelle aule parlamentari fanno restare allibiti (e per questo invito a seguire le dirette web di Camera e Senato) per come sappiano solo urlare di scontrini, spionaggi, denunce mal fatte ma molto teatralizzate, invece che chi passa le giornate a lavorare sui testi che arrivano nelle Commissioni per fare in modo che una volta approvati diventino realmente utili per la vita dei cittadini.

Forse il PD urlerà poco ma molti dei suoi eletti nelle istituzioni lavorano e si occupano di cose concrete e magari sarebbe utile rilevarlo un po’ di più.

mercoledì 10 luglio 2013

Il PD non si è spiegato

Da quando è nato il Governo Letta tutti si sono concentrati sulle dinamiche del PDL. Tutti non hanno fatto altro che domandarsi come e quando Berlusconi avrebbe staccato la spina al Governo, a seconda di ciò che gli conviene.
La verità, però, è che a Berlusconi (a maggior ragione se si avvicinano le condanne giudiziarie) non conviene affatto staccare la spina al Governo perché difficilmente potrebbe poi tornare in Parlamento.
Quello che invece potrebbe preoccupare il Governo Letta, anche in relazione alle problematiche giudiziarie di Berlusconi, sono le dinamiche interne al PD: “Lo stato maggiore democratico riuscirebbe a reggere le pressioni della base che chiedesse di rompere con il partito di Berlusconi? Quanto a lungo il Pd potrebbe resistere all'offensiva dei social network, ai girotondi su internet e nelle piazze?”, si domanda Francesco Verderami sul Corriere della Sera. Ed è questa la domanda azzeccata perché è il PD che al suo interno non ha mai voluto questo Governo di “larghe intese” e che continua a non riuscire a farlo digerire ai propri militanti e ogni volta che qualche esponente deve parlarne si trova in imbarazzo, ci mette davanti mille giustificazioni e zero entusiasmo, nonostante il Presidente del Consiglio sia del partito e i buoni propositi che egli mette nelle azioni del governo.
Ed è il PD che, anziché, cercare di uscire dallo stagno e mettere il cappello su un Governo di cui ha il premier e diversi ministri o quanto meno di caratterizzarne l’azione focalizzando i propri obiettivi da portare a casa (o, detto brutalmente, di “piantare qualche bandierina”), continua a disperdersi in una litigiosità interna frutto del posizionamento precongressuale e a lasciare il pallino dell’azione dell’esecutivo totalmente in mano al PDL.
Basterebbe poco per invertire la rotta, basterebbe guardare ai provvedimenti approvati, segnalare cosa si è cercato di fare per i cittadini italiani, per rifinanziare la cassa integrazione o sugli ecobonus ad esempio e, invece, nulla: anziché guardare a ciò che si porta a casa si guarda altrove (agli F35 ad esempio, altra grana che sta per esplodere nel PD).
Il tutto sotto gli occhi di iscritti e militanti sempre più spazientiti e confusi che non si riconoscono più nelle scelte del partito e dei suoi rappresentanti nelle istituzioni e sotto il martellamento pesante dei media che hanno trovato nel PD un facile bersaglio per ogni cosa che avviene o non avviene.
Di fatto, però, se Berlusconi venisse definitivamente condannato, per il PD diventerebbe molto più che imbarazzante essere al governo con i suoi uomini e ciò che si è visto oggi - con il PDL che evoca l’Aventino e vuol bloccare il Parlamento e il Partito Democratico così terribilmente lacerato in mille posizioni - potrebbe essere solo un triste preludio di ciò che ci aspetta.

Nel PDL sono più attenti alla comunicazione: mandano messaggi chiari, forti, assolutamente riconoscibili. Poco importa se si tratta di cose giuste o no: ad esempio fin da subito la posizione del PDL sull’IMU è stata netta e certa (il PD che pure poteva giocare di mediazione perché ha delle proposte di riforma, ci ha messo un paio di mesi per riuscire a dire qualcosa sul tema e ancora non si sa se è la “sua risposta definitiva”). Oggi il tutto si è ripetuto sul problema dei processi di Berlusconi: il PDL ha detto forte e chiaro “blocchiamo tutto o facciamo cadere il Governo”, il PD ha detto “no” ma poi dovendo necessariamente mediare (perché il Governo sta in piedi con il sostegno di entrambe le forze politiche) avrà cercato di avviare una trattativa e si è arrivati ad uno stop di mezza giornata circa (con alcune attività parlamentari che comunque procedevano) ma che la stampa ha rivenduto all’esterno come un “sì”. Il tutto contornato di comunicati stampa dei capigruppo che confermavano il “no”, deputati di area renziana e civatiana che si smarcavano e confermavamo che si era trattato di un “sì” ma che loro si erano dissociati in un papocchio comunicativo che ha innescato il solito cortocircuito per cui a fare una pessima figura è di nuovo il PD nel suo complesso, scatenando le ire di iscritti e militanti e anche ex alleati e grillini (che non vedevano l’ora di vedere il Partito Democratico cadere nel trappolone del PDL).

Premesso che non si poteva fare altrimenti dal momento che il Governo Letta per stare in piedi necessita del sostegno sia del PD che del PDL, che la politica è sempre luogo di mediazione e i risultati raggiunti sono sempre frutto di un compromesso tra le parti e gli obiettivi che queste si pongono, che una sospensione dei lavori per concedere ad un gruppo parlamentare di riunirsi in assemblea in alcuni momenti è la prassi e non un fatto clamoroso, l’immagine che è uscita del PD dalla giornata di oggi è disastrosa.

Personalmente, rimango stupita della noncuranza con cui il Pd agisce nei confronti del sistema della comunicazione.
La linea politica può piacere o meno, ma quando si è al Governo con il PDL non si può agire fingendo che una delle due forze sia all’opposizione, bisogna adeguarsi alla realtà, però poi bisogna cercare di saper comunicare bene le scelte che si intraprendono.
Sembra che gli esponenti del Partito Democratico non abbiano la minima idea di cosa arriva ai cittadini di ciò che avviene nelle istituzioni e di, conseguenza, di ciò pensano poi della politica e del loro partito.
Controllare la comunicazione ai tempi della rete è molto complicato perché vengono meno una serie di filtri e mediazioni a livello spaziale e temporale (oggi basta un tweet sbagliato per “scatenare l’inferno” e i comunicati stampa sono qualcosa di superato e spesso rischiano di risultare anche ridicoli in alcuni frangenti perché arrivano quando i fatti hanno già smentito il testo scritto), inoltre, c'è un sistema giornalistico malato che il più delle volte non fa informazione ma altro, tuttavia non si capisce in che mondo vivano gli esponenti del PD.
Pochi minuti fa mi è arrivata una newsletter del Gruppo del Partito Democratico al Senato in cui il capogruppo afferma nel titolo “Il PD non si è piegato”. Purtroppo, la verità, invece, è che come sempre il PD non si “spiegato”: ha comunicato malissimo una scelta necessaria ma ostica e, come sempre, ci ha fatto una pessima figura a livello di immagine. Davvero non avevano previsto che si sarebbe detto che stavano facendo un favore al PDL? La verità è che il PD ha un gruppo dirigente che è convinto di fare politica oggi con le stesse modalità di vent'anni fa e non si rende conto di come, invece, nel frattempo, sia cambiato tutto: la politica, la comunicazione, il giornalismo, gli atteggiamenti dei politici. Se prosegue a comunicare in questo modo, il PD e i suoi esponenti si affosseranno da soli e a salvarli non basterà il fatto che la maggioranza degli italiani non ha accesso al web.
Il prossimo pasticcio comunicativo lo si prevede sugli F35.

mercoledì 29 maggio 2013

I gruppi dentro al PD

A leggere i comunicati stampa e le bozze di disegni di legge che vengono presentate da esponenti del PD sembra che ad agire non sia un gruppo ma una serie di gruppi, ciascuno facente capo a qualcuno: ci sono i renziani che contestano ogni cosa presentata dagli altri e ogni comunicato che firmano lo fanno evidenziando il capo a cui si riferiscono, ci sono i veltroniani che scrivono pezzi cose rintracciabili nel programma del 2007 e riprese dal nuovo libro di Veltroni, ci sono gli altri che persistono sulla linea impostata prima del risultato elettorale delle politiche e non vedono che nel frattempo è cambiato il mondo. Il risultato di tutto questo è che non appare il lavoro di un gruppo unito e omogeneo ma appare che ciascuno fa di testa sua e spesso contro gli altri.
Ovviamente tutti i comunicati stampa sono riportati tutti insieme sui siti web del partito e dei gruppi parlamentari del partito perché sono tutti ufficiali e tutti validi pur essendo l'uno in contraddizione con l'altro.
Mi chiedo se i gruppi parlamentari facciano delle riunioni per stabilire la linea da seguire e per discutere su cosa lavorare o se ognuno quando si sveglia la mattina decide da sé secondo quello che gli passa per la testa o quello che gli detta il capocorrente. Non è un bello spettacolo da vedere.
Credo che vi sia un reale bisogno di discutere alcune scelte e di trovare un percorso di elaborazione e di sbocco comune delle proposte da portare avanti ma credo anche che, alla fine delle discussioni, le proposte da presentare debbano essere omogenee e rappresentative di tutti: non può essere che ciascuno vada continuamente per la propria strada.

martedì 28 maggio 2013

Il disinteresse delle donne per le altre donne

Spiace vedere che l'aula della Camera al momento in cui si discuteva della violenza sulle donne era semivuota. Non lo dico per rincorrere le idee sbagliate dei grillini che pensano che il lavoro degli eletti sia solo quello di occupare le aule, anche quando magari sarebbe più produttivo che facessero altro (sempre nell'ambito del complesso lavoro istituzionale che gli eletti si trovano ad affrontare). Lo dico in relazione all'argomento di cui si discuteva. Credo, infatti, che sia normale che nei momenti di "discussione generale" non tutti siano presenti, perché magari si occupano contemporaneamente di gestire altre questioni (sempre in ambito politico-istituzionale), perché non tutti sono tenuti a sapere tutto mentre è giusto che ciascuno sia presente nei momenti in cui si discutono cose di propria competenza e, ovviamente nei momenti di voto o di scelte dirimenti. Però i fatti drammatici che la cronaca ci riporta quotidianamente meritavano una riflessione collettiva e un segno di attenzione da parte delle istituzioni, della politica e degli eletti a rappresentarci e spiace vedere che invece questi non erano minimamente interessati. Così come spiace molto vedere le donne che, proprio in quel giorno in cui si parlava di un tema che le tocca così profondamente, erano altrove e più interessate a portare avanti i propri impegni personali volti a garantire la promozione di loro stesse invece che a rappresentare i cittadini e le cittadine che le hanno elette in sede istituzionale per portare avanti le istanze di interesse della collettività.

sabato 18 maggio 2013

Quella sull'IMU non è la vittoria di Berlusconi

Chi dice che quella sull'IMU è una vittoria del PDL forse dovrebbe andare a rileggere il punto 3 degli 8 del PD "Creare lavoro per far crescere l'italia": lo slogan recita "Eliminare l’Imu fino a 400-500 euro di imposta sulle prime case. Esentato l’80% delle prime case. Immobili delle piccole e medie imprese equiparati alle prime case", come si può vedere dalla infografica. Nel dettaglio, il documento (file pdf) in materia di IMU dice: "Eliminare l’Imu sull’80% delle prime case. No al pagamento dell’Imu per le prime case fino a 400-500 euro di imposta e considerare alla stregua di prime case i capannoni, i negozi, gli immobili strumentali delle piccole e medie imprese. Lo sgravio verrebbe compensato rivedendo l’Imu in modo gradualmente progressivo, a partire dagli immobili che abbiano un valore superiore al milione e mezzo di euro dal punto di vista catastale, cioè almeno tre milioni di euro di valore commerciale". 
Berlusconi sarà più bravo a comunicare e a rivendersi le cose ma i punti del PD non li ha letti nessuno (spesso neanche gli stessi del PD perché ne sento tanti che su questa questione dicono l'opposto).

sabato 11 maggio 2013

Gli avvoltoi

Il non porre veti e il discorso di Renzi di oggi in Assemblea (molto bello e molto chiaro) al pari dell'assenza di Debora Serracchiani lasciano presagire che lo scontro al congresso potrebbe essere duro. E' una scelta tattica la loro un po' bieca perché anziché assumersi la responsabilità di metterci la faccia anche per dire no o proporre altro, si sceglie di attendere e vedere cosa accadrà dopo. Il loro posizionamento è una presa di distanza più o meno silenziosa da quanto sta avvenendo, un modo per dire "tutto questo lo fate voi da soli" e, al congresso - se nei mesi di reggenza le cose per il Pd non dovessero mettersi bene - potrebbero rivendicare con molta forza questa distanza contro chi ha optato per la soluzione che si sta mettendo in campo. Avrei preferito un maggior coraggio e una presa di responsabilità davvero collettiva nelle scelte: è un po' comodo stare alla finestra mentre gli altri agiscono e poi azzannarli quando emergono gli errori.

Quelle di Cuperlo e di Epifani sono scelte di chi manca di coraggio

Lo dico prima perché sono dell'idea che dire le cose prima può servire a cambiarle mentre dirle dopo non serve a niente. Lo dico prima con tutti i limiti che hanno le cose che si intuiscono e con l'auspicio di sbagliarmi. Ma lo dico: sono contraria alla scelta di Epifani come segretario o reggente che sia. Sono contraria a Epifani esattamente come sono contraria a Cuperlo e il fatto che Epifani sia molto meglio di Cuperlo non significa che sia la scelta migliore. Credo che - in un contesto a breve termine in cui nessuno ha voglia di metterci la faccia e bruciarsi - sia comunque stata fatta una mediazione al ribasso. 
Il Pd doveva essere un partito nato per innovare e, invece, con queste scelte non fa altro che dimostrare di cercare soluzioni in ciò che del nuovo non ha neanche l'ombra. Non è una questione generazionale: fare il segretario o reggente di un partito allo sbando e al governo in una situazione difficile non è un gioco e servono sicuramente competenza, capacità di mediazione e autorevolezza ma possibile che queste qualità non ci fossero in soggetti meno connotati politicamente di Cuperlo o a livello di immagine come Epifani? Possibile che non ci fossero altri dirigenti disponibili a metterci la faccia e che fossero largamente condivisi e dall'immagine meno retrò? 
La scelta di Epifani non sembra un'apertura al futuro ma un semplice tentativo di mantenere gli equilibri mentre "ci concentriamo a parlare di noi" per un po' di mesi. E questo è lo sbaglio peggiore che si possa fare perché se, da un lato, è vero che abbiamo bisogno di chiarirci al nostro interno, allo stesso tempo, è vero che per mantenerci in piedi è molto più facile se ci concentriamo sull'elaborazione del futuro, se diamo uno slancio in avanti e non se stiamo fermi o continuiamo a guardarci male l'un l'altro in una fase da elaborazione del lutto perenne: il lutto dobbiamo superarlo, saper guardare oltre per non continuare a pestarci i piedi (e contestualmente anche a pestarli al governo già fragile tentato da Letta). 
Per guardare al futuro c'è bisogno di aprire, di uscire dai vecchi schemi e da figure che li incarnano. Senza dimenticare che in questi mesi che ci separano dal congresso non è che stiamo chiusi in un bunker ma continuiamo ad apparire su giornali e tv e il segretario reggente sarà la nostra faccia, colui che ci rappresenterà e con questa abbiamo anche bisogno di essere attraenti fuori. Difficile esserli con soggetti che tutti i mezzi di comunicazione (che fanno opinione e con cui si informa la maggior parte dei cittadini italiani, che sono molti di più dei nostri iscritti) hanno già più volte etichettato come figure del mondo del passato e che sono così anche nel nostro immaginario comune. 
Personalmente, sono molto da delusa: non è questo il partito a cui ho aderito nel 2009, non è questa l'immagine che deve dare un partito che guarda al futuro e che cerca di coinvolgere le nuove generazioni, non è questo il partito che ho scelto e che voglio
Così come non lo è quella cosa assurda degli #occupypd, che forse se avessi 20 anni potrei tentare di capire ma che mi pare vivano su Marte e non nel mondo reale. 
Quelle di Cuperlo e di Epifani sono scelte di chi manca di coraggio, di chi ha paura di rompere gli equilibri (che, tra l'altro, non mi pare stiano reggendo tanto bene), di chi pensa di come stare a galla e non di chi vuole correre e ridare forza al PD. Sono scelte di chi guarda indietro e non avanti. 
Lo dico soprattutto alla parte del Pd in cui mi riconosco perché, se da Bersani e dal suo entourage non mi sono mai aspettata niente di buono e Renzi è qualcosa di totalmente estraneo alle mie concezioni (soprattutto per gli atteggiamenti che assume), dai miei punti di riferimento mi aspettavo di meglio che due righe di dichiarazione di sostegno a Epifani: eravamo la parte che poteva giocarsela, che poteva prendere la palla e alzare il tiro e, invece, anche questa volta si media al ribasso perché si manca di coraggio. Facendo così, se il Pd resta in piedi fino al congresso, si spiana un'autostrada a quelli come Renzi che non vedono l'ora di rottamare tutto (e hanno anche qualche ragione) e nessuno dei dirigenti o pseudo-tali attuali ne uscirà indenne.

venerdì 10 maggio 2013

Epifani

Ma Epifani no! Nulla contro la persona e le sue eventuali abilita' nel tenere insieme un partito allo sbando quale e' il Pd in questo momento, ma come si può pensare di eleggere segretario (o reggente) uno che e' stato il segretario di un sindacato? Abbiamo passato mesi a dire o a sentirci dire che i sindacati non devono essere la cinghia di trasmissione dei partiti (accusa volta in particolare nel rapporto tra Pd e CGIL) e andiamo a mettere segretario del partito proprio l'ex segretario della CGIL!?! Ma quale immagine diamo all'esterno?

giovedì 2 maggio 2013

Il governo Letta

Quando è stato presentato il Governo Letta mi è sembrato innovativo anche se costruito con il manuale Cencelli. Adesso che è completo di viceministri e sottosegretari mi sembra un disastro. A parte il fatto che si sono date troppe poltrone (al solo scopo di non scontentare nessuno) per il periodo di crisi in cui siamo, sono state inserite persone in ruoli chiave dalle idee notoriamente discordanti tra loro, altri che hanno ottenuto il ruolo sono più noti per i loro demeriti che non per i meriti...
Ora capisco l'urgenza di D'Alema, nell'intervista al Corriere di ieri, nel chiedere una nuova legge elettorale indipendentemente da ciò che avverrà sul piano delle riforme: questo governo non arriverà a fare nulla perché sarà immobilizzato da veti incrociati tra i ministri e i suoi vice e sottosegretari.
Ma come hanno fatto a pensare a una composizione così ?!

sabato 20 aprile 2013

Rodotà

Stupisce che Rodotà, che è persona di rilievo e di intelligenza, si presti così tanto al gioco di Grillo. Grillo ha proposto Rodotà con lo scopo di tendere un trappolone al PD. Rodotà, se avesse voluto i voti per diventare Presidente della Repubblica, avrebbe dovuto cercare di smarcarsi da Grillo, provare a dire che accettava se si fossero trovate convergenze più ampie ecc. Non lo ha fatto (forse ingenuamente o in consapevolmente) e di fatto si è prestato al trappolone messo in atto da Grillo. La base PD ci è cascata dentro in pieno (perché era facile con un uomo di prestigio, di sinistra, laico... il "richiamo della foresta")! Stupisce anche che, con l'entrata in scena di Prodi, le dichiarazioni di Rodotà per farsi da parte sono state così blande. Insomma, nulla contro di lui, che è sicuramente una grande figura ma sulla nostra base e su come ragiona tanti dubbi me li pongo.
Bella roba buttarci tra le braccia di Grillo dopo che lui ci ha tirato insulti volgari in continuazione. Mi spiace che un signore come Rodotà si presti a tutto questo e mi dispiace ancora di più dato è che tra i padri della sinistra.

venerdì 19 aprile 2013

Il congresso al Quirinale

Da quello che mi pare di intravedere, nel PD si è aperto uno scontro tra il vecchio gruppo dirigente (che dirigerà ancora per poco) e i nuovi eletti (che mirano a diventare anche dirigenti del futuro ma che non sono nuovi nel partito e nella politica).
L'assemblea del Teatro Capranica ha sancito l'avvio della sfida: il vecchio gruppo dirigente ha tirato dritto con i suoi metodi e le sue scelte (incurante del fatto che fossero di difficile applicazione e di ciò che stava accadendo dentro e intorno a loro), i nuovi non hanno gradito e lo hanno fatto capire (un po' per furbizia e un po' perché proprio non ci volevano stare).
Per i nuovi, quell'assemblea e i voti che ne sono conseguiti erano la prima occasione di essere partecipi delle grandi decisioni (tutti gli altri organismi sono composti prevalentemente da persone che c'erano già prima).
non è bello avviare il congresso sulle decisioni istituzionali ma se ci si è arrivati è perché c'è una parte che ancora una volta ha dimostrato tutti i suoi limiti.

Sono dell'idea che comunque abbiano sbagliato entrambi, comprese le rispettive tifoserie che erano più che mai fuori luogo.

giovedì 18 aprile 2013

La caccia alle streghe

Troppi parlamentari in queste ore si affrettano a scrivere di non aver votato Marini. Sa di ipocrisia e di ruffianeria per ingraziarsi la base e salvare le loro poltrone in caso di nuovi rivolgimenti (elettorali o interni). Li trovo desolanti a pari merito di quelli che Marini lo hanno insistentemente proposto. Finché ciascuno gioca a fare il più furbo e a cercare di salvare la propria poltrona si va poco lontano.
Inoltre, si sta creando un clima interno da "caccia alle streghe" (tutti vogliono sapere chi ha votato cosa, per il pure scopo di offrirne la testa in qualità di capro espiatorio della situazione) che è profondamente sbagliato.
Fermatevi.

La scelta di Marini e il web come il bar

Leggo con un po' di sgomento che si riescano ad innescare tifoserie anche sul nome da mandare al Quirinale. Credevo che la politica fosse una cosa seria, invece, il fatto di avere un flusso continuo di informazioni via web ha trasformato il tutto in una discussione da bar.

A me non piace Franco Marini non perché - come dicono in tanti - rappresenta "il vecchio": non credo affatto questo, caso mai è vecchio il metodo di "scambio" (interno e non con il PDL, con cui è stato indicato). Tuttavia, trovo davvero brutte le parole che vengono rivolte dagli iscritti del PD contro Marini e contro la sua elezione in nome di un nuovismo che non si sa bene cosa sia. Personalmente, ritengo che il nome da indicare per il Quirinale debba essere quello di una figura di valore, di grande capacità ed esperienza politica (anche per saper fronteggiare il momento difficile sia dal punto di vista politico che economico e sociale) e di buoni rapporti internazionali (se poi questi non ci sono, si costruiranno: ci sono schiere di funzionari che si adoperano per questo e comunque i rapporti di amicizia non sempre sono di aiuto, ci si ricordi "dell'amico di Putin" e di Gheddafi) e non credo che questo soggetto possa essere ricercato tra figure troppo nuove. Sicuramente sarebbe stato meglio puntare su nomi meno noti all'opinione pubblica o, se noti, meno connotati politicamente, almeno per evitare giudizi preventivi (spesso sbagliati). E' capitato, infatti, che fossero eletti Presidenti che al momento non hanno suscitato particolari entusiasmi ma che poi si sono rivelati validi e hanno saputo coinvolgere e appassionare gli italiani. Insomma, più che il nome di Marini (che personalmente non gradisco, ma è mia opinione personale e politica sul soggetto e non ne inficia il rispetto per il suo percorso e la sua storia) non condivido il metodo: c'erano gli occhi di tutti puntati su questa scelta, c'erano dei trappoloni giganteschi messi appositamente per farci cascare dentro e il PD, anziché guardare a tutto questo e cercare una soluzione consona, è andato dritto come un trattore, rovesciandosi in tutte le buche.

Questo non è accettabile. Non è accettabile che ci siano dirigenti che pensino a come garantirsi le poltrone e a come garantirle ai loro amici infischiandosene di quello che viene percepito fuori. Così come non è accettabile che, contemporaneamente, ci siano altri dirigenti in campagna elettorale - che invece l'aria che tira l'hanno colta benissimo - e sbraitano per chiedere di votare il candidato proposto da Grillo perché "fa più figo". Non è accettabile neanche che gli iscritti pretendano il ritiro di un nome solo perché non è abbastanza "di sinistra", dato che dovrebbero sapere che in Italia esiste anche gente che vota dall'altra parte.
Lo spettacolo a cui abbiamo assistito in queste ore è indecoroso.

Auspico comunque che domani si arrivi a un risultato diverso (almeno per salvare quel che si può dell'immagine del PD che continua a regalarci quadri desolanti a tutti i livelli) e possibilmente anche a delle modalità diverse di scegliere i percorsi. Sono sicura che il PD è capace di farlo e mi spiace che, ogni volta, prima di arrivarci si debbano vedere queste scene.

mercoledì 17 aprile 2013

Il PD faccia il PD

Leggo i tanti appelli a Bersani a seguire le indicazioni di Grillo per la scelta del nome da mandare al Quirinale. Lo stesso Grillo ha fatto un videoappello al segretario del PD. 
Mi permetto di ricordare che Grillo è stato quello che ogni volta che il PD ha chiesto qualcosa in queste settimane gli ha risposto un no accompagnato da svariati insulti ("zombie", "morto che parla", "stalker", "padri puttanieri"). 
In virtù di cosa ora il PD dovrebbe accettare la proposta di M5S? 
Perché Grillo non si appella al PDL? 
Quale principio stabilisce che se una cosa la propone il PD si deve rispondere di no e se, invece, la propone M5S deve essere accettata? 
Personalmente, invito il PD a fare il PD e i suoi aderenti (gli stessi offesi dall'umiliazione subita da Bersani nella visione dello streaming dell'incontro con M5S) farebbero bene a fare altrettanto invece che buttarsi tra le braccia di uno che ci sputa in faccia ogni volta che ci vede.

lunedì 15 aprile 2013

Renzi, Bersani e il PD tra gli insulti

Quando Renzi e Bersani e le rispettive tifoserie hanno finito di insultarsi reciprocamente, avvisate
E' chiaro che con se nel partito di maggioranza volano stracci all'interno è un po' difficile che si riesca ad andare a presentare una proposta di governo e che questa passi. Si sta spianando, oltre che la strada del congresso (già avviata anche da Pittella e da Barca), anche la strada del voto e arrivarci insultandoci a vicenda non è di aiuto per vincere e neanche per pareggiare.

Contraddizioni

Michele Santoro, secondo i giornali, starebbe preparando un suo partito e ne avrebbe addirittura già registrato il marchio. Ipotesi curiosa: vero è che oggi tutti si sono messi in testa di fare partiti propri o comunque di presentarsi alle elezioni ma Santoro, nel 2009, è stato eletto al Parlamento Europeo (con la lista dell'Ulivo) e si era dimesso poco dopo perché "rivoleva il suo microfono" e aveva chiaramente spiegato che si era candidato al solo scopo di riguadagnarsi la libertà di espressione e di informare con il suo lavoro di giornalista. Come mai questo improvviso cambio di idee?

domenica 7 aprile 2013

Non arriverà il messia

Sui giornali si continuano a leggere svariate ipotesi in merito ai rivolgimenti interni ed esterni del Partito Democratico. Le battaglie sulle ipotesi di governo, infatti, vanno in parallelo con quelle per la conquista della segreteria. L'ultima ipotesi raccontata è quella di un eventuale accordo tra giovani turchi e renziani che consentirebbe a Renzi di presentarsi come premier alle prossime elezioni e l'arrivo di Fabrizio Barca come candidato segretario al congresso. 
Barca non nasconde più il suo interesse per il Partito Democratico e non fa mistero del fatto che gli piacerebbe occuparsene. 
Da iscritta al PD dico che fa molto piacere vedere che personalità autorevoli e di grande valore si interessano delle sorti del partito, se ne sentano partecipi e abbiano voglia di mettersi in gioco e di occuparsene. Lo spirito è proprio quello di coinvolgere e di portare dentro gli altri.
Tuttavia, non posso nascondere le mie perplessità sulle modalità di presentazione di questa eventuale candidatura di Barca e del modo entusiastico con cui sia stata accolta da alcuni: personalmente, non trovo troppo edificante il fatto che si lasci passare l'idea che debba arrivare un esterno quasi a commissariare il PD, lasciando intendere che gli interni non sono stati capaci di gestirlo. 
Se Barca vorrà venire nel PD e presentarsi, lo si ascolterà e lo si valuterà per quello che vorrà dire e fare e sarà sicuramente un ingresso positivo ma, personalmente, non credo che si debba attendere questo o qualsiasi altro arrivo come quello di un messia in grado di risolvere ogni problema. 
Barca non sarà il salvatore del Partito Democratico, così come non lo sarà neanche Renzi o altri: non arriverà nessuno a fare il miracolo perché il miracolo non si può fare finché il PD resta prigioniero della dicotomia che ha al suo interno e non sarà in grado di fare la sintesi. Certamente la figura del segretario e del gruppo dirigente hanno un ruolo importantissimo nella capacità di trovare la sintesi e ad oggi questa è totalmente assente.
Il PD, oggi, deve assolutamente uscire dai duelli tra "ateniesi" (i renziani, la destra del partito) e "spartani" (i giovani turchi, la sinistra del partito) e trovare una via di sintesi tra le due parti. 
Sintesi non significa che una volta comanda un gruppo mentre l'altro mugugna in attesa che questo fallisca e quando il fallimento avviene la situazione si inverte mettendo al comando chi mugugnava e a mugugnare chi comandava perché continuando così (che è ciò che abbiamo sempre fatto) i nostri problemi resteranno invariati. Sintesi è trovare la mediazione tra le parti e cercare un percorso che sia il più possibile adeguato per tutti.
Così come è abbastanza fuori luogo che si pensi di far virare da una parte i ruoli istituzionali (affidandoli alla parte "destra" del PD) e da quella opposta  le sorti del partito (affidandolo alla parte "sinistra" del PD) perché poi sarebbe abbastanza problematico trovare una linea politica sensata e coerente in cui rappresentanti e rappresentati possano fare uscite concordi agli occhi dell'opinione pubblica. Anche in questo caso, sarebbe auspicabile la ricerca di una via di sintesi e di mediazione che tenga insieme e non separi.

mercoledì 3 aprile 2013

Il partito dei distinguo

La base del PD si sta infervorando alla diffusione della notizia che un gruppo di senatori "renziani" avrebbe presentato una proposta per l'abolizione del rimborso elettorale ai partiti. L'argomento di acrimonia, tuttavia, non è il contenuto della proposta avanzata da questi senatori ma il loro (o da parte della stampa) identificarsi come "renziani". Questa qualifica li porta ad essere considerati come coloro che stanno facendo una mossa tattica per distinguersi dal resto del partito e presentando qualcosa che va contro al partito stesso (che poi non sarebbe una novità). Tuttavia, questo passaggio merita una riflessione sulla comunicazione (non sta a me giudicare il contenuto della proposta in oggetto e non è neanche questo il tema di dibattimento in rete). Intanto c'è da notare la differenza di titoli con cui viene comunicata la notizia: il PD la fa passare come  "Senatori Pd: disegno di legge per abrogare finanziamento pubblico ai partiti" mentre su Europa il titolo è "I senatori di Renzi per abolire i rimborsi elettorali" (prendo ad esempio questo giornale ma pure su tutti gli altri campeggia un titolo analogo). Guardando nel merito del contenuto oggetto degli articoli si capirà che è più o meno analogo ma dai titoli ne esce un messaggio completamente diverso. Dire che un gruppo di senatori PD propone l'abolizione del rimborso elettorale ai partiti, infatti, è comunicare all'opinione pubblica un messaggio che va nella direzione del sentire comune di questi mesi e che, in qualche modo, risponde alle istanze dell'antipolitica e può aiutare a mettere il PD in buona luce (indipendentemente da ciò che si pensa nel merito della questione del finanziamento pubblico ai partiti). Dire, invece, che un gruppo di senatori "renziani" propone l'abolizione del rimborso elettorale ai partiti significa dire che c'è una parte del PD  che si mette in linea con l'opinione pubblica e si vuol distinguere dal resto del partito, se non addirittura metterglisi contro (le proposte del PD in questa materia sono ancora molto dibattute e, comunque, anche quelle ritenute definitive si sa che non suscitano gioia tra "l'apparato").
Chi ha fatto la distinzione? La stampa che è maestra nel cercare scoop e non perde occasioni per far apparire il Partito Democratico come lacerato o i senatori "renziani" che ci tenevano ad emergere e a distinguersi? Difficile dirlo, certo è che i "renziani", in generale, hanno sempre avuto la prerogativa a volersi distinguere dal resto del PD, ma qui la questione è un po' diversa. Il risultato, in ogni caso, è che il PD appare lacerato con una parte agguerrita e in linea con l'opinione pubblica e una parte silente o recalcitrante che si arrocca e si arrabbia ma resta sconfitta a livello di immagine. Un capolavoro comunicativo, insomma, come sempre e come se ne sente il bisogno in questo momento...
Nel concreto, la questione è un po' più banale: quando si presentano proposte di leggi, mozioni, interrogazioni o altro, lo si fa sempre per gruppi (difficile che tutti firmino tutto), di solito lo si fa con i colleghi di Commissione ma ad oggi non abbiamo Commissioni operative per mancanza di un governo che consenta di stabilirne gli equilibri di rappresentanza e quindi le proposte si presentano e si firmano con chi c'è, sicuramente con chi si ha maggior affinità e sicuramente è noto che gli eletti "renziani" si sono riuniti diverse volte con il loro leader, tuttavia sarebbe stato più opportuno evitare di montarne un caso per il solo gusto di distinguere o di distinguersi.

venerdì 29 marzo 2013

Soldi nostri

E intanto scoppia la nuova polemica sui soldi del PD. Eppure il finanziamento pubblico lo prendono anche gli altri partiti e magari bisognerebbe avere la stessa attenzione che c'è su come spende i soldi il PD e per pagare quali sedi e dipendenti anche nei confronti di Lega, PDL, UDC, IDV ecc. Sono soldi "nostri" anche quelli.

giovedì 28 marzo 2013

Il governo a 5 stelle

Che poi quelli di M5S non erano quelli che non avevano "personale adeguato" per poter presentare leggi? E adesso questi incapaci vorrebbero un loro governo o almeno i ministeri... Per fare cosa se non hanno "personale adeguato"? E, dopo tutto quello che hanno detto in questi giorni, chi dovrebbe votarla la fiducia al loro governo? Il Pd?

mercoledì 27 marzo 2013

Crimi e Lombardi, due diversi stili comunicativi

Crimi e Lombardi, i portavoce di M5S in Senato e Camera, sono molto diversi tra loro.
Crimi studia, ci prova, ha le sue idee ma probabilmente avverte il peso della responsabilità del ruolo che si trova a ricoprire da totalmente impreparato e il fiato sul collo dell'attenzione mediatica (e anche delle minacce del suo controllore Grillo), si accorge che sono tutti lì pronti a immortalare ogni suo scivolone e, puntualmente, va in ansia, inciampa, sbaglia e fa figuracce che lo rendono terribilmente ridicolo. Più Crimi cerca di dimostrare la sensatezza delle sue idee e la sua bravura, più evidenzia che ciò che dice di senso non ne ha alcuno e che lui è tutto tranne che preparato.
La Lombardi no, non fa ridere: fa paura. Lei ha delle sue convinzioni politiche più nette e un atteggiamento strafottente: quando dice cose sbagliate o che non hanno senso, se ne frega, non fa mai marcia indietro ma tira dritto, rigira la frittata. Lascia anche un certo sconcerto data la gravità di alcune sue affermazioni e la strampalatezza di altre, eppure lei non fa ridere. Forse anche quello della Lombardi è un modo di reagire al peso di una responsabilità troppo grande per una appena arrivata e all'ansia di esser subito sottoposta ad un giudizio negativo ma così facendo dà una pessima idea di sé, tendendo ad apparire come un soggetto inquietante e anche un po' pericoloso.
Dato che vanno di moda le dirette streaming, guardate quando parlano sulle web tv di Camera e Senato, vedrete l'effetto che fanno.

Streaming

La richiesta di andare in streaming non è trasparenza ma ansia di visibilità. Non credo che i comuni cittadini (quelli veri, che hanno un lavoro e una vita normale) abbiano il tempo di mettersi davanti ad un computer per stare a guardare tutte le dirette che la rete fornisce. Tuttavia, già che ci sono, invito a guardarle perché ci si rende conto della pochezza di alcuni personaggi e, magari la prossima volta, prima di votare certe nullità ci pensano meglio.

lunedì 25 marzo 2013

Notizie

Dopo aver comunicato alla stampa che ha staccato Facebook e Twitter dall'I-phone per non usarli troppo e che non va in direzione perché ha altro da fare, Renzi ha già avvisato i giornalisti sull'ora in cui va a fare pipì? Sono notizie fondamentali per il Paese in questo momento!

martedì 12 marzo 2013

I compensi del PD

L'operazione innescata da Matteo Renzi in nome della presunta trasparenza e pubblicata da Corriere della Sera e Dagospia a me fa un po' schifo. 
Nel PD, come in tutte le altre organizzazioni (aziendali, private o politiche) i lavoratori si pagano. Non capisco il modo scandalistico di vedere raccontata questa vicenda dai mezzi di informazione. I dirigenti prendono uno stipendio da dirigenti (come avviene ovunque) e i funzionari da funzionari. 
Al PDL funzionari e dirigenti lavorano gratis? Alla Lega lavorano gratis? Nelle aziende private lavorano gratis? 
Trattandosi di un partito politico è più complicata la separazione tra ruolo da funzionario e ruolo politico, in quanto trovo abbastanza normale che chi vi arrivi da funzionario faccia anche politica o almeno impari a farla e poi diventa difficile separare le funzioni. 
Trovo che vi siano persone che abbiano lavorato bene e prodotto delle cose e trovo che vi siano altri che non abbiano prodotto nulla (a leggere il dossier pubblicato si vedono tantissimi forum di cui non è mai pervenuto alcun che). 
Trovo che sia normale che ciascun dirigente abbia un suo staff e che questi staff vengano retribuiti. Si può discutere su quanto di quanto debbano essere gli stipendi, si può discutere l'utilità della pubblicazione in nome di una presunta trasparenza (che va tanto di moda), trovo però abbastanza squallido il modo in cui tutto questo venga raccontato dai media. 
Detto sinceramente, mi fa un po' schifo che ad innescare tutto questo sia stato Renzi, che del PD fa parte ed è anche un esponente di primo piano. Preferirei che Renzi smentisse di esser dietro a questa roba. In caso contrario sarei curiosa di sapere se a Firenze il suo staff in Comune lavora gratis o è pagato e quanto e come si è scelto i suoi diretti collaboratori.

sabato 9 marzo 2013

Caro Matteo Renzi...

Caro Matteo Renzi, permettimi alcune precisazioni rispetto a quanto hai affermato nella trasmissione "Che tempo che fa"
Ad un certo punto, hai definito la direzione nazionale del PD una sorta di riunione di "terapia di gruppo" - copiando l'espressione coniata da Diego Bianchi nel programma "Gazebo" (che fa molto figo, lo so) - una cosa noiosa, di riti stantii in cui non cambia nulla ecc. Tutto vero e, chi ha seguito i commenti ironici su twitter mentre YouDem trasmetteva la diretta della direzione, sicuramente si sarà riconosciuto in questo. Tuttavia, forse ti è sfuggito che si tratta della riunione della direzione di un partito (uno dei pochi partiti che fanno riunioni e in cui si usa ancora parlare per confrontarsi e non decide il "capo" a casa sua e quel che il segretario pensa lo dice in faccia agli altri componenti e non in un videomessaggio via web). Forse ti sfugge che tutte le riunioni (anche quelle degli altri partiti che ne fanno ma anche quelle che si fanno in tutte le aziende) sono sempre un po' "noiose" o quanto meno serie: Renzi, sono riunioni non è lo Zelig o un format Tv! Forse la diretta web non aiuta la comunicazione del PD ma l'abbiamo voluta tutti perché aiuta noi iscritti a capire che succede e che si dice ai vertici. Capisco che non sia un programma allegro e divertente ma è una riunione. Se poi non sei d'accordo nel merito dei contenuti che vengono espressi dai tuoi colleghi di partito, la prossima volta, anziché andartene, puoi scegliere di intervenire e dire la tua: sono tutti bravi a parlare con i giornalisti per avere un po' di visibilità con le interviste ma pochi trovano il coraggio di dire all'interno degli organismi in cui si prendono le decisioni come la pensano veramente. Qualche tuo collega lo ha fatto e ha portato anche visioni diverse da quella di Bersani, poi che siano state accolte o meno è un'altra questione ma, intanto, si sono fatti sentire lì dove occorreva farlo e non solo in tv o sui giornali. 
Alla luce della tua affermazione, mi domando cosa intendi fare tu al posto delle riunioni della direzione? Se fossi tu il segretario del PD, come prenderesti le decisioni, insieme a chi e come intendi comunicarle agli altri componenti del partito (dirigenti e iscritti)? 
Non è tutto: ad un certo punto, hai anche detto che Bersani, anziché convocare i soliti big, avrebbe dovuto fare un incontro con i nuovi eletti per ascoltarli. Renzi, se ti fossi fermato in direzione anziché andare via subito, ti saresti accorto che, oltre ai "soliti big", hanno preso la parola anche alcune persone che non erano per nulla conosciute alla maggioranza delle persone e, alla fine della riunione della direzione, Bersani ha detto che la prossima settimana incontrerà tutti i nuovi eletti e ci saranno delle riunioni con i vari gruppi. Magari la prossima volta, invece di andare in tv a sparare stupidaggini a vanvera sul partito di cui fai parte anche tu, informati meglio

sabato 2 marzo 2013

Né Bersani né Renzi o Veltroni

Non mi sorprende la voglia di rivalsa di una parte che era latente ma ben radicata anche prima. Mi turba, invece, l'arroccamento in difesa di chi oggettivamente ha ben poco da difendere...
Renzi, a me, non piaceva prima e continua a non piacermi anche adesso, così come mi fido poco di Veltroni che, pur esprimendo qualche concetto giusto, lo fa con malcelato astio verso chi c'è ora e comunque la sua occasione l'ha già avuta. 
Al congresso, però, dobbiamo arrivarci e cerchiamo di arrivarci consci di ciò che e' stato e di dove vogliamo andare (ammesso che si possa ancora andare da qualche parte) e non cominciamo a nascondere la testa sotto la sabbia dicendoci che ci sarà tempo per parlare di noi che poi non si parla mai. Non arrocchiamoci in posizioni preconcette (da entrambe le parti), non facciamo il "salto della quaglia" perché non servirà buttarsi ad appoggiare uno fintamente nuovo che poco prima non abbiamo voluto perché è sempre quello (non è cambiato nel frattempo), ma cerchiamo davvero una strada nuova che abbia un senso e che possa trovare consenso anche fuori di noi.

domenica 24 febbraio 2013

La fine del giro


E così siamo arrivate alla fine di un intenso tour elettorale. Un viaggio avanti e indietro tra Milano e la provincia insieme a Sara Valmaggi, candidata per il Pd al Consiglio Regionale della Lombardia. Sesto San Giovanni, Cinisello, Vimodrone, Carugate, Pessano con Bornago, Vaprio d'Adda, Trezzo d'Adda, Inzago, Cassano d'Adda, Pozzuolo Martesana, Melzo, Vignate, Cologno Monzese, Cusano Milanino, Bresso, Paderno Dugnano, Bollate, Arese, Legnano, Canegrate, Cerro Maggiore, Parabiago, Villa Cortese, San Vittore Olona, Settimo Milanese, Trezzano sul Naviglio, Rozzano, Corsico, Gaggiano... questi i paesi dove siamo state, in giro tra mercati, circoli del Pd (quasi tutti senza riscaldamento), feste, luoghi di lavoro, gazebo, sale comunali. Abbiamo incontrato tantissime persone, visto con i nostri occhi realtà difficili, ascoltato storie e frammenti di vita. Abbiamo riso, ci siamo incazzate, abbiamo preso freddo e neve, abbiamo frequentato bar e autogrill, abbiamo visto sale vuote e sale piene, abbiamo giocato e fatto le foto da mettere in rete e soprattutto, non ci siamo mai fermate. 
Di questa campagna elettorale ricorderò le tante tachipirina prese nel tentativo di non soccombere alla febbre, il freddo gelido delle mattine ai mercati (come quello di Viale Monza e via Pareto a Milano o Cinisello sotto la neve), il mio look da eschimese, le bancarelle della festa a Pessano, i cioccolatini di San Valentino a Vaprio, il calcetto e le moto di Rozzano, i graffiti di Carugate, il carnevale con il tizio vestito da Morte, la via dei negozi belli del centro di Cusano, la domenica del giro di Canegrate coast to coast, gli studi televisivi e i giornalisti che prima vedevo dalla tv di casa visti dal di dentro, il sonno che ogni tanto rendeva faticoso il seguire le discussioni dei dibattiti e delle riunioni, i tantissimi aperitivi fantastici a cui era meglio mangiare in caso non ci fosse stato il tempo di farlo dopo... 
E poi mi ricorderò di Donato che scavalca il cancello chiuso dietro cui ha lasciato la macchina con l'agilità di un ladro, di Nicola che ogni tanto ci ha accompagnate "in gita", del "rapinatore" e del "poco sveglio", delle nostre corse in macchina da un capo all'altro della provincia, di come le sale in provincia utilizzate dal Pd siano molto più belle di quelle di Milano (ma con la stessa ostinazione a tenerle senza riscaldamento), del gruppo di Sesto sempre presente e indaffarato al Comitato elettorale.
Mi ricorderò dell'affetto con cui ci hanno accolte in alcuni circoli, dei sorrisi di alcuni elettori del Pd, di amici conosciuti prima su facebook e poi incontrati di persona e viceversa. Mi ricorderò di mercati affollati di candidati in cerca di voti, delle mie incazzature pesanti prevalentemente per motivi personali ma anche per il modo assurdo in cui erano collocati gli appuntamenti.
Ma soprattutto mi ricorderò degli incontri con i medici degli ospedali e del personale di alcuni centri anziani che ci hanno parlato delle loro problematiche lavorative, ma anche dei medici che si occupano della cura dei detenuti sia in carcere che fuori e del loro racconto angosciante su come queste persone siano totalmente private di quelli che per noi sono cose elementari, oppure la visita in casa delle persone hanno nel giardino i tralicci dell'elettrodotto che pare abbia provocato una serie di gravi malattie, e poi il signore anziano che mi ha raccontato la storia della sua vita e di come sia stato difficile restare puliti e tenere lontani i signori della criminalità organizzata in alcune realtà del Sud Milano, e ancora il ritorno sui banchi dell'Università per un incontro con gli operatori della scuola e dei sindacati e l'assemblea con i lavoratori di un ramo della Nokia che aspettano di sapere quale sarà il loro futuro.
Il viaggio insieme a Sara Valmaggi è stato tutto questo e lei è stata una super-candidata: sempre attenta, precisa nel rispondere alle domande dei cittadini, competente nelle tematiche che si è trovate ad affrontare (prevalentemente sanità, scuola, donne, lavoro) anche forte della sua esperienza fatta in Regione nella consigliatura appena conclusa, sempre presente ovunque sia stata richiesta. Adesso è il momento di dare forza a tutto il suo percorso e domenica e lunedì smacchiamo il giaguaro anche in Lombardia e, sulla scheda elettorale verde per le elezioni regionali, a Milano e provincia, votate per lei, barrando il simbolo del PD e scrivendo VALMAGGI sulla riga accanto.

lunedì 4 febbraio 2013

Star bene in Lombardia

"Star bene in Lombardia. Per una sanità più equa, efficiente, che garantisca la salute dei cittadini e un sistema di finanziamento trasparente". Questo il tema dell'incontro che ho coordinato e che si è svolto sabato 2 febbraio presso La Casa di Alex, a cui hanno partecipato Sara Valmaggi (candidata Pd al Consiglio Regionale della Lombardia), Franco Bomprezzi (Candidato Pd al Consiglio Regionale della Lombardia), Franco Mirabelli (Candidato Pd al Senato).