giovedì 19 luglio 2018

I collaboratori dei politici

Ho sempre pensato che lavori così delicati e complessi, come l'essere la segretaria di un politico, richiedano un rapporto di conoscenza e fiducia.
Chi fa questo mestiere deve conoscere bene il soggetto per cui lavora perché deve intuire cosa pensa, quali parole usa, come districarsi tra i tanti che cercheranno di avvicinarlo per chiedere delle cose e trovare per tutti le risposte adeguate.
Allo stesso modo il politico deve avere una persona di fiducia perché non può mettere tutto, comprese questioni riservate, nelle mani di chiunque.
Penso, quindi, che Di Maio abbia fatto bene a decidere di tenersi una sua collaboratrice di cui si fida e che ritiene valida per accompagnarlo nel suo percorso al Ministero.
Prima di lui lo hanno fatto tutti, anche gli esponenti PD si sono portati i collaboratori che ritenevano più utili, a loro seguito nelle istituzioni.
Penso che commetta gravi errori chi, invece, non lo fa; chi si affida al caso e a persone improvvisate che si ritrova di volta in volta. Non perché non siano competenti (magari lo sono anche di più) ma perché la competenza non è l'unico requisito richiesto per un'attività del genere se si vuole che venga fatta bene.
Una volta esistevano le figure delle "segretarie storiche" dei personaggi politici, oggi invece esistono uno stuolo di soggetti di vario tipo e dalle mansioni più svariate che li accompagnano per determinati periodi e questo non serve a nessuno: non serve al politico che o è un genio e fa da sé o non combina niente, non serve a chi lo accompagna perché non cresce e non acquisisce competenze che possono consentirgli poi di costruirsi una carriera futura anche da solo altrove, non serve alla politica perché non la si impara e non la si fa (si fa comunicazione, marketing, organizzazione eventi ma la politica è altra cosa).
Sono, quindi, d'accordo sul fatto che incarichi fiduciari e legati alla politica siano effettuati con chiamata diretta e allo stesso modo trovo sbagliato, però, che assistenti, segretari e collaboratori vengano lasciati in eredità a chi arriva dopo nella stessa istituzione al termine del mandato di chi li ha messi lì, proprio perché chi arriva dopo magari avrà altre persone di sua fiducia che preferirebbe avere accanto.