martedì 14 novembre 2017

Bindi e Serracchiani alla Festa PD del Municipio 9 di Milano

Lo scorso 3, 4, 5 novembre si è svolta la Festa dell’Unità organizzata dai Circoli PD del Municipio 9 che, per l’occasione, hanno ospitato momenti di dibattito politico alternati a musica e convivialità.
Grande partecipazione hanno ottenuto i due appuntamenti politici nei circoli di Affori e di Niguarda che, tra gli altri, hanno avuto come protagoniste due importanti donne del Partito Democratico: la Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi e la Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani.
Tantissime, infatti, sono state le persone che hanno preso parte ai dibattiti e grande interesse è stato mostrato per un tema non facile come quello della riforma del codice antimafia e della gestione dei beni confiscati (che sono molti anche nell'area milanese), su cui si sono confrontati il pomeriggio del 4 novembre, oltre a Rosy Bindi, il magistrato Fabio Roia (Presidente della Sezione Autonoma Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano), il sindacalista Luciano Silvestri (Responsabile Legalità della Cgil nazionale e promotore della legge d’iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro” riguardante le aziende confiscate), il senatore Franco Mirabelli (Capogruppo del PD nella Commissione Parlamentare Antimafia) e Beatrice Uguccioni (Vicepresidente del Consiglio Comunale di Milano e componente della Commissione Antimafia milanese).
L’incontro, svoltosi nel Circolo PD ad Affori, è stato introdotto dall’intervento del senatore Mirabelli che ha illustrato i molti provvedimenti in materia di legalità approvati nel corso della legislatura che si sta concludendo, a partire dalle modifiche all’articolo 416 ter del Codice Penale per punire il reato di voto di scambio, inteso come voti in cambio di favori e non più solo in cambio di denaro, alla legge anticorruzione, all’istituzione dell’Autorità Nazionale AntiCorruzione presieduta da Cantone, all’introduzione del reato di autoriciclaggio e di falso in bilancio, fino ad arrivare alla riforma del Codice Antimafia, costruita dopo un lungo lavoro di ascolto di magistrati, forze dell’ordine e associazioni operanti in particolare nella gestione dei beni confiscati e volta a creare regole più efficaci per contrastare la criminalità organizzata.
La riforma del Codice Antimafia, infatti, è arrivata anche dalla spinta delle firme raccolte per la presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare riguardante i lavoratori dei beni e delle aziende confiscate alla mafia che, purtroppo, fino ad oggi, spesso sono state fatte fallire mentre, con le nuove norme, si dovrebbe consentire di assicurare maggiore supporto per quelle in grado di stare sul mercato e maggiori garanzie per i lavoratori che vi sono occupati, come ha spiegato Luciano Silvestri.
Un po’ di dati riguardanti i beni confiscati e l’attività della magistratura in termini di misure di prevenzione (sequestri e confische) li ha forniti il magistrato Fabio Roia, mentre sulle novità messe in campo dal Comune di Milano sul fronte della legalità e in supporto a chi si trova a denunciare fatti criminosi è intervenuta Beatrice Uguccioni.
A concludere l’incontro è stato l’intervento della Presidente Bindi, che ha ripercorso le tappe che hanno portato alla riforma del Codice Antimafia e ha risposto alle polemiche circolanti nelle scorse settimane in relazione ad alcune norme contenute nel testo di legge, riguardanti l’estensione della confisca preventiva a chi commette reati contro la Pubblica Amministrazione (corruzione).
«Appena è stato approvato il nuovo Codice Antimafia è partita una campagna denigratoria da parte di alcune testate giornalistiche - ha raccontato Rosy Bindi – ma questa non è stata una riforma improvvisata o fatta di fretta come altre messe in campo nel corso della legislatura, anzi è frutto di un lungo lavoro basato sull’ascolto delle diverse esperienze in materia».
La Presidente della Commissione Antimafia si è soffermata molto sulla questione dei beni confiscati, segnalando che «Si parla di un patrimonio di circa 25 miliardi fatto di terreni, immobili e aziende» e che con le precedenti norme si erano registrati dei gravi malfunzionamenti dell’Agenzia che aveva il compito di gestirli, così come altri problemi erano sorti con gli amministratori giudiziari, come ha mostrato anche il caso di Palermo (che pure non era avvenuto violando la legge esistente).
Le nuove norme, dunque, servirebbero a far funzionare meglio l’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, consentire ad essa di avvalersi di competenze migliori e adeguate ai casi da seguire (lo spostamento della sede a Roma è stato voluto anche in quest’ottica) e a dare regole agli amministratori giudiziari per evitare che si creino situazioni di monopolio, oltre che fornire strumenti di supporto alla magistratura che deve occuparsi delle misure di prevenzione e che non sempre e non in tutte le zone del Paese è attrezzata per questo lavoro.
«La nostra legislazione antimafia è guardata con grande interesse anche dagli altri Paesi europei – ha ricordato Rosy Bindi – e il Codice Antimafia è il principale strumento del nostro ordinamento per contrastare la criminalità organizzata e con le nuove norme, dunque, abbiamo cercato di combattere le mafie in modo più raffinato di prima; del resto anche i mafiosi si sono fatti più raffinitati di prima».
Per Rosy Bindi, dunque, il Codice Antimafia è un buon punto di arrivo per fronteggiare le organizzazioni mafiose e garantire una migliore gestione del patrimonio confiscato ma non è l’unico terreno su cui vi è la necessità di intervenire: «La normativa inerente lo scioglimento dei Comuni è sicuramente da rivedere perché noi dobbiamo ammazzare la mafia ma non dobbiamo ammazzare né la politica né l’economia di questo Paese. I Comuni sciolti per mafia, purtroppo, hanno una serialità di scioglimento».
La Presidente della Commissione Antimafia si è poi soffermata su altre problematiche emerse dagli studi effettuati nel corso della legislatura sull’evoluzione dei fenomeni mafiosi in Italia e ha evidenziato che la forza della mafia oggi sta meno nell’intimidire e più nel creare complicità: «È nello scambio con i professionisti la forza dei mafiosi di oggi. - ha affermato Rosy Bindi - I beni che confischiamo, i mafiosi li hanno avuti anche perché hanno trovato soggetti che li supportavano nelle loro attività. La mafia, quindi, spara meno – soprattutto al Nord - perché fa i suoi affari senza bisogno di sparare e ha trovato un terreno fertile per fare questo».

Tutt’altre questioni quelle poste, invece, la mattina del 5 novembre a Niguarda, dove sono arrivate comunque moltissime persone per ascoltare Debora Serracchiani con il senatore Mirabelli, l’Assessore Granelli e il Segretario Metropolitano del PD Pietro Bussolati sul Partito Democratico e le prospettive future.
Tanti i temi affrontati nel corso del dibattito, sia di carattere nazionale che locale, dove le questioni territoriali si sono intrecciate alle dinamiche relative alle scelte politiche di carattere più generale.
Debora Serracchiani si è soffermata a lungo sulle paure dei cittadini che vengono spesso cavalcate dalle forze populiste e amplificate dalle cosiddette fake news. Un contesto non semplice quello in cui, secondo la Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, si trovano ad agire i politici oggi ma questo deve spingerli a fare uno sforzo ulteriore per agire ancora meglio e comunicare ciò che di positivo si è fatto.
A tutto questo, per la nostra parte politica si aggiunge un problema in più, ha affermato Serracchiani: «Il problema della sinistra sono le divisioni. Noi entriamo in crisi quando dobbiamo governare, quando dobbiamo prendere delle decisioni, discutere, entrare anche in conflitto e mostriamo tutta la nostra fragilità. Sprechiamo anche molto tempo a dover spiegare e giustificare se ciò che facciamo è di sinistra e personalmente sono un po’ stanca di dover fare l’esame del sangue tutti i giorni. Sono di sinistra e lo dimostrano le azioni politiche nella mia Regione. Finiamola qui con questa polemica: il nostro problema è domandarci come governano destra e Cinque Stelle quando sono al governo non se noi siamo più o meno di sinistra. E non può neanche essere che non difendiamo ciò che abbiamo fatto».
Serracchiani ha poi fatto l’esempio della questione immigrazione e di come la affronta il Ministro Minniti rispetto agli annunci rozzi di Matteo Salvini o alle azioni del centrodestra quando era al Governo del Paese.
Affrontando la questione dello Ius Soli, Serracchiani ha messo in luce tutte le contraddizioni di M5S, che prima si è detto favorevole alla norma ma che poi per ragioni di «marketing elettorale» si è tirato indietro al momento di votarlo. Ma sullo stesso tema, secondo Serracchiani, anche il PD sbaglia quando cerca di metterci la bandierina della sinistra sopra invece di andare a spiegare agli italiani di cosa si tratta davvero e del perché è una legge di civiltà per l’Italia.
Un altro tema affrontato nel lungo intervento dell’esponente della Segreteria Nazionale PD è stato quello del cambiamento: «Il cambiamento è fondamentale per un Paese come il nostro che per troppo tempo si è cullato nel rimanere come stava. - ha affermato Serracchiani - Il problema è che, finché il cambiamento è lontano, a parole siamo tutti favorevoli ma man mano che si avvicina, scopriamo che quelli che stanno bene come stanno sono tanti perché il cambiamento significa rimettersi in discussione e far saltare rendite di posizione. Il cambiamento, quindi, spaventa e noi dobbiamo spiegarlo perché non può rimanere a livello di classe dirigente ma deve essere una missione collettiva e ciascuno si deve sentire coinvolto».
In chiusura Serracchiani ha accennato alle questioni dell’autonomia poste dalle forze leghiste che maschera una cultura del dividere e questo è un progetto difficile da contrastare ma molto pericoloso. Le risposte a questo, secondo l’esponente democratica, sono da ricercare nelle due parole lanciate da Jean Paul Fitoussi: «protezione (che è il contrario del protezionismo ma implica il non sottovalutare le paure reali dei cittadini e sapervi far fronte) e apertura (che è il contrario dell’autonomismo)».

domenica 5 novembre 2017

Festa riuscita

Ce l'abbiamo fatta. La Festa organizzata dai circoli del PD del Municipio 9 è riuscita. Tantissime le persone che hanno partecipato agli incontri politici e alla cena. Grande interesse è stato mostrato per un tema non facile come quello della riforma del codice antimafia e della gestione dei beni confiscati (che sono moltissimi anche nell'area milanese), su cui si sono confrontati ieri Rosy Bindi, Franco Mirabelli, Beatrice Uguccioni, il magistrato Fabio Roia e il sindacalista Luciano Silvestri. Molte persone anche stamattina per ascoltare Debora Serracchiani con Mirabelli, Granelli e Bussolati sulle questioni riguardanti il PD e le prospettive future.
Presenti anche i giornalisti delle principali agenzie di stampa (arrivati per intervistare i big più che per gli incontri).
Insomma, si è lavorato molto in queste settimane per costruire degli incontri di valore (da ringraziare soprattutto Franco Mirabelli per questo aspetto), per invitare le persone a partecipare (i circoli del PD e non solo si sono mobilitati per chiamare iscritti ed elettori e potenziali interessati) e per offrire dei momenti di riflessione ma anche di allegria e credo che alla fine possiamo ritenerci soddisfatti del risultato.