domenica 25 marzo 2018

L'importanza della mobilitazione della società civile nella lotta alle mafie

Nella Sala Bina di Viale Suzzani 273 a Milano, a cavallo tra la Giornata dell'Impegno e della Memoria in ricordo delle vittime innocenti delle mafie (celebrata il 21 marzo) e il 23° compleanno di Libera, si è svolta la presentazione del libro “In nome del figlio. Saveria Antiochia, una madre contro la mafia” di Jole Garuti (Direttrice del Centro Studi SAO – Saveria Antiochia Osservatorio antimafia).
All’incontro, coordinato da Marco Busseni, oltre all’autrice, è intervenuto il senatore Franco Mirabelli, membro della Commissione Parlamentare Antimafia nella legislatura che si è da poco conclusa.
Jole Garuti, sollecitata dalle domande di Busseni, ha raccontato come è nato il libro che ricorda la vita di Saveria Antiochia e di suo figlio attraverso le testimonianze di persone che li hanno conosciuti e dei documenti riguardanti le vicende di quel periodo. Sono gli anni in cui la mafia uccide, in cui non sono ancora affinati gli strumenti per contrastare i criminali e chi combatte la mafia si trova spesso da solo e sa di rischiare la vita. Il figlio di Saveria Antiochia, da poliziotto, va volontariamente a Palermo a fare da scorta a Ninni Cassarà, dopo l’uccisione di Beppe Montana (entrambi commissari di polizia della squadra mobile, che avevano poi costituito la squadra “catturandi” volta proprio a cercare di arrestare i mafiosi) quando non c’erano ancora state le grandi sollevazioni popolari. Soltanto nel 1993, dopo l’uccisione di Falcone e Borsellino, si mobilita la società civile e si comincia a parlare di costituire un’associazione nazionale antimafia e Libera nascerà nel 1995 (tra i fondatori, oltre a Don Luigi Ciotti, figurano anche Jole Garuti e Saveria Antiochia).
«Saveria Antiochia, ancora prima che venisse ucciso suo figlio aveva iniziato la sua attività nelle associazioni impegnate per la legalità - ha raccontato Jole Garuti - e, in seguito all’uccisione del figlio insieme a Cassarà, ha dedicato la vita a parlare dell’impegno di suo figlio e a cercare tra i nomi delle vittime di mafia chi erano le persone innocenti e chi erano coloro che invece erano morti per regolamenti di conti interni alla criminalità organizzata, perché non voleva che fossero tutti accomunati nello stesso ricordo». Anche da questo importante e minuzioso lavoro di ricerca è nata la battaglia di Libera per ottenere l’istituzione di una “Giornata dell'Impegno e della Memoria in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” che, grazie ad una legge approvata nella scorsa legislatura, si celebra il 21 marzo.
Il senatore Franco Mirabelli nel suo intervento ha sottolineato che «La lotta alla mafia la fanno le forze dell’ordine, lo Stato ma i colpi più pesanti sono stati subiti dalle mafie nel momento in cui si è mobilitata la società civile, indignandosi e ribellandosi. Libri come “In nome del figlio. Saveria Antiochia, una madre contro la mafia” di Jole Garuti raccontano cosa sono state le mafie in Italia e, quindi, anche cosa possono tornare ad essere. Le mafie, infatti, ci sono ancora: hanno subito colpi durissimi, hanno fatto scelte strategiche diverse ma ci sono. La ‘ndrangheta, ad esempio, per mimetizzarsi meglio nella società ha scelto di abbandonare gli aspetti militari e agire penetrando l’economia legale ma gli arsenali li ha ancora e se servissero verrebbero usati, come hanno raccontato i magistrati che hanno seguito l’inchiesta Aemilia».
«Non dobbiamo perdere la memoria di vicende come quella di Saveria Antiochia e di suo figlio ed è importante che se ne discuta anche nelle scuole. - ha proseguito Mirabelli - Oltre al lavoro di forze dell’ordine, magistrati, carabinieri, nella lotta alla mafia dobbiamo tantissimo alla rivolta della società civile che c’è stata dopo le stragi. Per questo, è importante il lavoro che fanno persone come Jole Garuti, Nando Dalla Chiesa, o le associazioni come Libera: perché fa tenere accesi i riflettori sul problema delle mafie, ricordando che ci sono ancora e che sono molto pericolose anche se non si vedono. Oggi, infatti, in Italia c’è molta preoccupazione per i piccoli reati di strada ma non c’è alcun allarme sociale rispetto al fatto che le mafie ci sono, come esplicita chiaramente anche la Relazione conclusiva della Commissione Parlamentare Antimafia».

mercoledì 21 marzo 2018

Il ricordo delle vittime innocenti di mafia a Milano

Oggi, 21 marzo, non è solo il primo giorno di Primavera ma è anche il giorno del ricordo delle vittime innocenti di mafia. A Milano sono state ricordate in un bellissimo e partecipato incontro organizzato da Libera e da Avviso Pubblico alla Casa della Memoria, insieme a scuole, associazioni e istituzioni. 
Oltre alle storie e ai nomi delle vittime di mafia, letti dai ragazzi e sparsi in giro su tanti fogli colorati, sono intervenuti il Sindaco Beppe Sala, che ha ribadito l'impegno della città di Milano (istituzioni e cittadini) contro le mafie; il regista Marco Tullio Giordana, che ha raccontato come è nato il film "I cento passi" e l'importanza del ruolo del cinema nella formazione dei giovani e di come troppo spesso ad emergere sono i personaggi negativi; mentre il magistrato Nobili ha insistito sul ruolo dell'istruzione perché solo della cultura ha paura la mafia. 
Davvero un incontro bello, con contenuti importanti su cui riflettere e una grande partecipazione anche da parte dei giovani.