sabato 15 dicembre 2018

Le politiche per contrastare povertà e diseguaglianze

In Università Statale a Milano si è svolto un interessante incontro con Ranci Ortigosa - organizzato da Circolo Dossetti di Milano - sul tema del contrasto alla povertà.
E' stata fatta un'interessante analisi sulle diverse tipologie di povertà e sulle politiche messe in atto per affrontare il problema.
L'interesse così forte della politica a far fronte alla povertà è un fenomeno recente ma anche un aumento così forte di povertà e' un fatto che si è intensificato negli ultimi anni.
In questi anni in Italia è cresciuta la povertà, non solo al Sud, e soprattutto sono cresciute le disuguaglianze, molto più che in altri Paesi europei. Le nostre politiche sociali e assistenziali (che ad oggi sono le uniche che usiamo per contrastare le povertà con forme di integrazione al reddito) sono centrate in prevalenza sugli anziani e per questo oggi a rischiare maggiormente di finire in povertà sono i giovani.
Ranci Ortigosa ha fatto notare che la povertà e le disuguaglianze fanno male allo sviluppo del Paese e soprattutto alla democrazia perché esplodono in conflittualità interne, contestazioni alla classe dirigente e portano ad emergere il populismo.
Inoltre, Ranci Ortigosa ha fatto una bella analisi della differenza tra reddito di inclusione e reddito di cittadinanza.
Il reddito di inclusione si occupa di far fronte alla povertà assoluta e analizza le situazioni familiari nel complesso per costruire un progetto che coinvolga tutta la famiglia, non solo la persona che può lavorare, e cerca di innescare comportamenti virtuosi che portano a rientrare nel circuito sociale. Si tratta di una misura che viene gestita dai Servizi sociali dei Comuni.
Il reddito di cittadinanza, invece, è centrato sulla questione del lavoro e rimane legato ai centri per l'impiego (che in Italia non sono attrezzati).
Ranci Ortigosa, poi, ha fatto notare che la questione lavorativa non basta perché la povertà è data da un insieme di fattori e non tutti i soggetti riescono a stare nel mercato del lavoro o non sempre il mercato offre soluzioni utili.

sabato 24 novembre 2018

Le donne, i diritti, il razzismo

E' un week end di eventi e dibattiti interessanti in zona Isola-Porta Nuova a Milano.
All'Unicredit Pavilion, in Piazza Gae Aulenti, in questi giorni si parla di donne con il We World Festival: i diritti, le storie, il contrasto alla violenza, gli stereotipi, i traguardi raggiunti e le difficoltà incontrate.

Alla Casa della Memoria c'è un'interessante mostra di Aned sulle leggi razziali in Italia, unitamente agli incontri del Festival Goes Diver City. Tematiche diventate drammaticamente attuali nel nostro Paese dove, anziché andare avanti, sembriamo essere tornati indietro.

venerdì 23 novembre 2018

L'insicurezza che si produrrà con il decreto sicurezza

Questa sera al Circolo PD Caponnetto dove si è discusso del decreto-sicurezza, una "legge manifesto - ha spiegato il senatore Franco Mirabelli - voluta dalla Lega per dire che qui non si vogliono immigrati e sperare di scoraggiare le partenze dei disperati semplicemente mettendo regole dure per chi arriva".
Nel testo - è stato spiegato nel corso della serata - non ci sono norme per facilitare i rimpatri a cui si unisce la mancanza di una buona azione diplomatica con i Paesi d'origine dei migranti. Inoltre, il decreto agisce negativamente sulle persone che oggi in Italia sono regolari perché modifica i presupposti per la concessione dei permessi umanitari. Questo farà precipitare molte persone nella clandestinità e nell'irregolarità e questo non agevola la sicurezza ma anzi crea terreno fertile per i criminali.
"In Italia abbiamo le mafie ma il decreto individua come problemi per la sicurezza solo immigrati, mendicanti, posteggiatori abusivi, negozi etnici. - ha detto ancora Mirabelli - Di mafie si parla solo per vendere i beni confiscati per reperire risorse, rischiando che i criminali se li ricomprino e soprattutto facendo venire meno il principio della Legge Pio Latorre che prevede la restituzione del bene alla collettività".
"Che la lotta alla mafia non sia la priorità per questo Governo - ha concluso Mirabelli - lo si vede anche dalla vicenda di Corleone, dove il candidato M5S vuole parlare con i parenti dei boss".
Interessanti le riflessioni fatte poi dal consigliere comunale Alessandro Giungi, che ha spiegato le ricadute negative che questo decreto avrà su Milano, su tutto il lavoro avviato per l'integrazione, sugli Sprar e sui centri di accoglienza.

domenica 11 novembre 2018

Il Piano Quartieri presentato al Municipio 9 di Milano

Questa mattina sono andata a vedere i progetti previsti dal Piano Quartieri del Comune di Milano per il Municipio 9. 
Tante persone sono arrivate alla scuola Locatelli per sapere per quali interventi sono state predisposte le risorse e per segnalare al Comune (presente con tecnici, dirigenti e assessori) ulteriori criticità a cui è necessario far fronte. 
Complessivamente è stata una mattina utile di scambio tra amministrazione e cittadini per migliorare i nostri quartieri.

venerdì 19 ottobre 2018

Il pericoloso mutamento della nostra società

Questa mattina in Città Metropolitana si è svolto un incontro di Legautonomie, dove sindaci, amministratori locali, responsabili di associazioni si sono confrontati sulle prossime sfide che si troveranno ad affrontare. Tanti i temi che sono emersi come prioritari nella discussione: la domanda di sicurezza da parte dei cittadini, le preoccupazioni per l'occupazione e i passaggi tra un mondo del lavoro ormai superato e le nuove potenziali attività che stanno emergendo e che necessitano di supporto e formazione, il come aiutare le persone in difficoltà e in povertà, la complessità del saper gestire l'immigrazione sui territori e la percezione che di questo hanno i cittadini ma anche gli ostacoli e la delegittimazione che si trovano quotidianamente ad affrontare gli amministratori locali nell'esercitare le proprie funzioni.
In tutti gli interventi, però, è emersa una forte preoccupazione per la disgregazione della nostra società e del senso di comunità che, oltre a complicare ulteriormente il ruolo degli amministratori, mina anche le forme dello stare insieme. Insomma, quella cultura dell'odio e dello scontro di tutti contro tutti che spesso anima il web sembra aver pervaso anche la vita reale delle persone che poi si è tradotto anche nell'esito elettorale che abbiamo visto il 4 marzo. Purtroppo, tutto ciò non è solo un problema legato all'appartenenza politica ma è proprio un pericoloso mutamento culturale che è in atto e che rischia di minare profondamente la nostra convivenza civile se non si trova il modo per intervenire e cambiare la rotta.

domenica 7 ottobre 2018

Il bosco della droga di Rogoredo

A Milano, tra le fermate della metropolitana di Porto di Mare e Rogoredo c'è un parco che si chiama "Parco Cassinis" ma che su tutte le pagine dei quotidiani è semplicemente il "bosco della droga".
E' un parco grande, in alcuni punti anche molto bello, con dei giochi per i bambini, tantissimo verde, dei fiori.
E' un parco difficile per la storia che lo caratterizza (un'area consistente era una discarica e i rifiuti hanno lasciato eredità pesanti che renderebbero necessarie bonifiche) ma potrebbe essere un luogo bellissimo se riqualificato, curato e mantenuto degnamente dai suoi frequentatori.
Invece, addentrandosi dove gli alberi sono più alti, lo scenario che si palesa alla vista è terribile.
Ci sono due "laghetti" o stagni o qualcosa che contiene acqua, rami, tronchi d'albero, oggetti buttati dentro, papere che nuotano, topi. Solo che l'acqua è ricoperta da uno strato verde chiaro - dicono naturale e non inquinante - che rende il tutto inquietante. Ci sono insetti ovunque e di ogni tipo, che vengono addosso e persistono anche dopo esser stati scacciati via (tante mosche, cimici, zanzare, persino farfalle colorate).
E poi, soprattutto, ci sono i luoghi della droga: spazi più o meno grandi che si aprono tra gli alberi in cui è impossibile fare un passo senza appoggiare i piedi su una o due siringhe. Sono terreni interamente ricoperti di rifiuti di ogni genere, avanzi di chi è stato lì per qualche dose e che lì poi torna, incurante dello schifo che c'è. A tornare sono in tanti, tutti ridotti a rifiuti umani dalle facce perse, tutti diretti negli stessi posti, sempre scrutati dagli occhi attenti di spacciatori e vedette che saltano fuori a controllare chi transita e cosa è venuto a fare.
Difficile mettere ordine in una situazione del genere e poi riuscire a mantenerlo, per tanti motivi.
Quello che mi colpisce, però, il non limite dell'abisso della disperazione umana.
Come si può finire lì, addentrarvisi passo dopo passo, siringa dopo siringa e continuare senza curarsi di quel contesto così degradato e degradante in cui ci si lascia sprofondare?
Cosa spinge una persona ad annullarsi in quel modo, a diventare un rifiuto umano messo lì insieme agli altri rifiuti buttati a terra, nella sporcizia, con gli insetti che si avventano?
Come si può sopportare di lasciarsi finire in quell'orrore?
Non c'è riqualificazione dei luoghi che possa salvare gli uomini che si lasciano sprofondare così in basso.
Nel "bosco della droga" si riaprono le stesse domande che mi facevo quando leggevo "Noi ragazzi dello zoo di Berlino".

venerdì 5 ottobre 2018

Expo Human Legacy

Nella Torre Breda in Bicocca si è discusso dell'eredità umana di Expo 2015 e più in generale dell'effetto che ha tutt'ora sulla città di Milano, ma anche del lavoro svolto dall'Università per Expo.
Tutti concordi i relatori nel dire che Expo ha contribuito a cambiare in meglio l'immagine di Milano e a dare una spinta forte alla sua crescita, che si prolunga ancora oggi per molti aspetti ma, se si vuole proseguire su questa strada, per il futuro è necessario che la città non resti un'isola: anche il resto del Paese deve crescere e tornare ad aprirsi.

sabato 22 settembre 2018

Il lavoro percepito come senza senso e inutile

E' un bell'articolo quello pubblicato sull'inserto del Corriere della Sera, che apre a riflessioni interessanti sulla società che cambia. Parla delle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, dell'alienazione prodotta dall'automazione, della difficoltà psicologica che si può trovare nell'affrontare nuove professioni che, anche quando ben retribuite o di prestigio, lasciano un senso di frustrazione al lavoratore perché sembrano inutili. Non brutte o umili ma inutili (questo aspetto viene rimarcato più volte nel testo).
Non è consolatorio, però, leggere di essere in tanti e nei settori più diversi a pensare di fare cose inutili o prive di senso, anche perché non credo che le motivazioni siano tutte attribuibili alle trasformazioni del mondo del lavoro: leggendo ciò che i lavoratori raccontano del loro lavoro, infatti, si evince che i problemi sono altri (professionisti usati come passacarte per evitare che crescano, operatori sociali che vedono vanificati i loro sforzi da un sistema che poi fa ripiombare nel disastro chi si è tirato fuori, lavoro fatto passare per agile che in realtà non lo è)...
Poche le soluzioni: qualcuno dice di essersi rimesso a studiare, qualcuno racconta di aver trovato degli sfogatoi per sopravvivere meglio, altri hanno scelto di cambiare settore... cose che normalmente avvengono quando le soluzioni non ci sono.
Le previsioni, secondo l'antropologo, non sono buone: con l'automazione, il lavoro del futuro può diventare quello di fare i controllori delle macchine.
Magari una riflessione su quanto sta avvenendo nel mondo del lavoro è utile che inizino a farla anche altri, oltre agli antropologi, per evitare che i lavori nuovi siano solo questo.

giovedì 19 luglio 2018

I collaboratori dei politici

Ho sempre pensato che lavori così delicati e complessi, come l'essere la segretaria di un politico, richiedano un rapporto di conoscenza e fiducia.
Chi fa questo mestiere deve conoscere bene il soggetto per cui lavora perché deve intuire cosa pensa, quali parole usa, come districarsi tra i tanti che cercheranno di avvicinarlo per chiedere delle cose e trovare per tutti le risposte adeguate.
Allo stesso modo il politico deve avere una persona di fiducia perché non può mettere tutto, comprese questioni riservate, nelle mani di chiunque.
Penso, quindi, che Di Maio abbia fatto bene a decidere di tenersi una sua collaboratrice di cui si fida e che ritiene valida per accompagnarlo nel suo percorso al Ministero.
Prima di lui lo hanno fatto tutti, anche gli esponenti PD si sono portati i collaboratori che ritenevano più utili, a loro seguito nelle istituzioni.
Penso che commetta gravi errori chi, invece, non lo fa; chi si affida al caso e a persone improvvisate che si ritrova di volta in volta. Non perché non siano competenti (magari lo sono anche di più) ma perché la competenza non è l'unico requisito richiesto per un'attività del genere se si vuole che venga fatta bene.
Una volta esistevano le figure delle "segretarie storiche" dei personaggi politici, oggi invece esistono uno stuolo di soggetti di vario tipo e dalle mansioni più svariate che li accompagnano per determinati periodi e questo non serve a nessuno: non serve al politico che o è un genio e fa da sé o non combina niente, non serve a chi lo accompagna perché non cresce e non acquisisce competenze che possono consentirgli poi di costruirsi una carriera futura anche da solo altrove, non serve alla politica perché non la si impara e non la si fa (si fa comunicazione, marketing, organizzazione eventi ma la politica è altra cosa).
Sono, quindi, d'accordo sul fatto che incarichi fiduciari e legati alla politica siano effettuati con chiamata diretta e allo stesso modo trovo sbagliato, però, che assistenti, segretari e collaboratori vengano lasciati in eredità a chi arriva dopo nella stessa istituzione al termine del mandato di chi li ha messi lì, proprio perché chi arriva dopo magari avrà altre persone di sua fiducia che preferirebbe avere accanto.

venerdì 25 maggio 2018

Open Day Legalità per il PD Milanese

All'open day del dipartimento legalità del PD Milano e' intervenuto Giuseppe Antoci (responsabile nazionale del dipartimento legalità del PD) e tanti amministratori locali hanno portato la voce dei loro territori e si sono confrontati sulle buone pratiche di contrasto alle mafie, coordinati da Luciana Dambra (Responsabile dei Dipartimenti nella Segreteria Pd Milano Metropolitano). 
 A raccogliere le sollecitazioni, c'erano Ilaria Ramoni (che ha anche raccontato le azioni messe in pratica dal Comune di Milano), Federico Ferri (coordinatore del dipartimento legalità del Pd milanese) e il senatore Franco Mirabelli (che nella scorsa legislatura ha fatto parte della Commissione Parlamentare Antimafia e recentemente ha presentato un Disegno di Legge affinché venga istituita la Commissione anche in questa nuova legislatura). 
Tra i partecipanti, oltre a rappresentanti del PD, anche Stefano Morara dell'Associazione Civitas Virtus, che ha sede a Niguarda e che da tempo si occupa di legalità.

sabato 5 maggio 2018

La discussione nel PD

Oggi pomeriggio sono andata ad ascoltare un po' dei tanti interventi che si sono susseguito all'incontro organizzato da Majorino all'auditorium di Radio Popolare. 
Tra questi, Massimo Bonini (Segretario della Camera del Lavoro di Milano) che ha ricordato i tanti problemi del mondo del lavoro e dei diritti che sembravano acquisiti e che invece si devono nuovamente riconquistare; il sindaco Beppe Sala che ha chiesto una svolta radicale al PD ma anche l'impegno a partire da Milano per cambiare ciò che non funziona a livello nazionale; di tono diverso Giorgio Gori che ha riproposto le tematiche delle autonomie locali; Carlo Monguzzi che ha ricordato come anche a Milano siamo stati bravissimi ad occuparci degli ultimi ma nel farlo ci siamo dimenticati dei penultimi e di come questi si siano sentiti abbandonati; Diana De Marchi che ha posto con forza il problema dell'accantonamento della parità di genere all'interno del PD; Simonetta D'Amico che si è soffermata sulla questione del rapporto con i 5 Stelle; Franco Mirabelli che ha detto che per ripartire il PD deve tornare a discutere e ricostruire un rapporto forte con il mondo dell'associazionismo e con le intelligenze della società. 
L'incontro era aperto al pubblico ed è stato molto partecipato e tra i partecipanti non c'erano solo persone della sinistra PD (era presente anche il renzianssimo Mattia Mor) e neanche solo del PD (c'erano molti ex, esponenti delle forze della coalizione di centrosinistra a Milano). Tuttavia, forse la location un po' piccola, forse per il tono di molti interventi, assomigliava molto più ad una riunione di corrente che non ad un evento pubblico di discussione e rilancio per un partito che, come vediamo dalla cronache dei giornali, sta facendo molta fatica. 
Tuttavia è stato sicuramente un momento di discussione positivo per un partito in cui troppo spesso mancano occasioni di ritrovarsi e discutere davvero su quanto avviene all'interno e all'esterno.

L'educazione e la libertà delle persone

Questa mattina all'Università Cattolica si è parlato di social media e, oltre a docenti universitari di comunicazione e televisione, tra i relatori c'era anche l'Arcivescovo di Milano Mario Delpini, che ha detto che l'educazione ha sempre a che fare con la libertà, nel senso che bisogna educare le persone affinché siano libere e non solo come formazione votata al successo professionale, ma anche nel senso che abbiamo bisogno di regole ma il fatto che ci siano non esula dal rischio di sbagliare. I social media in particolare, secondo Delpini, hanno la potenzialità di favorire l'individualismo e sequestrare l'individuo in modo da renderlo manipolabile per trasformarlo in cliente.

venerdì 4 maggio 2018

La base della nostra Costituzione

Alla Casa della Memoria di Milano proseguono gli incontri organizzati da Radio Popolare sul tema della Costituzione. 
A spiegare le origini della nostra Costituzione, i principi ispiratori che vi sono alla base e che fanno da filo conduttore agli articoli, oggi è stato Gherardo Colombo.
Colombo, in particolare, ha segnalato come la vera novità su cui è incentrata la nostra Costituzione è l'art.3 secondo cui tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge (perché prima vigevano molte discriminazioni) e questo principio avrebbe poi fatto da base a tutti gli altri. "Noi nasciamo tutti diversi - ha detto Colombo alla numerosa e attenta platea - ma di fronte alla legge siamo uguali e, quindi, questo significa che tutti i cittadini hanno pari dignità. Questo principio sta alla base di tutto". 

giovedì 26 aprile 2018

Il ruolo e l'attività della Magistratura in Italia

Tante persone hanno partecipato, oggi pomeriggio, all’incontro organizzato da Radio Popolare con il Procuratore della Repubblica di Torino Armando Spataro alla Casa della Memoria di Milano, sul tema della Costituzione italiana come garanzia di democrazia nella lotta ai poteri criminali e al terrorismo.
L’intervento di Spataro è stato incentrato sul ruolo e sui poteri della Magistratura nell’Ordinamento italiano. Spataro, infatti, ha ricordato com’era la Magistratura nel periodo fascista (attenta alla sensibilità politica) e come è prevista dalla nostra attuale Costituzione (separata dagli altri poteri e con giudici assunti solamente attraverso i concorsi), mostrando più volte anche le differenze tra il nostro sistema rispetto al modello statunitense (molto più legato alla politica).
Spataro si è poi soffermato sulla nascita del lavoro sull’antiterrorismo e sul modo di operare dei magistrati negli “anni di piombo”. Grazie a questa grande attività della Magistratura e della polizia giudiziaria, secondo Spataro, si è riusciti a sconfiggere il terrorismo interno e negli “anni di piombo” è nato anche l’impegno civile dei magistrati, in contrasto con chi sosteneva la tesi “né con lo Stato né con le BR”.
Di quegli anni Spataro ha contestato alcune delle tesi complottiste rispetto ad alcuni “Misteri” italiani, ricordando che la Magistratura è sempre obbligata a indagare. In particolare, Spataro ha rivendicato la serietà dell’azione della Magistratura sul caso Moro e ha contestato quanto discusso dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta sulla morte dell’esponente democristiano e le tesi contenute nella relazione conclusiva di Gero Grassi, in quanto, secondo il Procuratore non ci sarebbe alcun mistero e ciò su cui si doveva indagare è stato fatto.
Spataro ha poi ricordato che in quegli anni è cominciato anche il lavoro della Magistratura contro le mafie, con i primi magistrati antimafia che partecipavano alle riunioni dei magistrati antiterrorismo per studiare strumenti di lotta efficaci.
Il lungo intervento di Spataro, intervallato di aneddoti sulla attività che ha svolto personalmente sul campo, si è poi concluso parlando dei giorni nostri e della lotta al terrorismo internazionale.
Tra le tematiche affrontate, Spataro ha evidenziato come i terroristi colgano prima degli altri la modernità, ad esempio reclutando nuovi seguaci sul web e non più in luoghi sperduti e nascosti.
Il Procuratore ha mostrato molti dubbi sugli strumenti europei di contrasto al terrorismo, sottolineando innanzitutto una scarsa collaborazione tra gli Stati, alcuni dei quali non avendo neanche mai avuto un terrorismo interno sottovalutano la portata del fenomeno, e poi sul problema della privacy e della tracciabilità dei dati personali, spesso fatta su ampio raggio ma poi non vagliata e, quindi, non utile a trovare i soggetti pericolosi.
Rispondendo ad una domanda relativa all’attualità politica in relazione all’esito del Referendum Costituzionale, per cui Spataro è stato un sostenitore del “No”, il Procuratore ha affermato che «Il problema della governabilità è legato alla crisi della politica non agli assetti istituzionali o alla legge elettorale. La Costituzione italiana, difendiamola».

mercoledì 18 aprile 2018

Le mafie nel territorio dell'Abbiatense

Oggi ad Abbiategrasso è stato presentato il risultato di una indagine sulla percezione delle mafie da parte dei cittadini, realizzata dalla Carovana Antimafia dell'Ovest Milano in collaborazione con Acli e Zyme.
La presentazione è stata tenuta da Piero Sebri e Andrea Cattaneo della Carovana Antimafia dell'Ovest Milano e ha visto anche la partecipazione di Tiziana Losa (Presidente di Confcommercio Abbiategrasso).
Sebri e Cattaneo hanno spiegato che l'indagine si è svolta mediante la raccolta di questionari in 3 presidi nei luoghi di maggior passaggio dei cittadini ad Abbiategrasso.
All'iniziativa hanno risposto maggiormente i giovani.
Cattaneo ha spiegato che, dalla maggioranza delle risposte pervenute, è emerso che ai cittadini disturbano maggiormente i reati predatori (spesso legati alla microcriminalità) e le richieste sono per un maggior intervento delle istituzioni sul fronte della legalità, un maggior controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine e, soprattutto la certezza delle pene per i colpevoli. Tuttavia, viene anche segnalata la necessità di costruire un forte tessuto sociale per fare da deterrente alla criminalità.
Secondo i dati raccolti, il 46% degli intervistati sostiene che ad Abbiategrasso ci sia la mafia e il 17,9% ha il sentore che ci siano richieste di pizzo e usura.
Cattaneo ha spiegato che dalle risposte pervenute si capisce che i cittadini sono informati su cosa sia la mafia; hanno anche consapevolezza del fatto che si tratta di un’organizzazione ad essere presente sul territorio e non singoli criminali e anche che i mafiosi controllano il territorio e che metodi usano per farlo.
Cattaneo ha sottolineato poi l'atteggiamento ambivalente da parte dei cittadini verso le istituzioni: da una parte, infatti, i cittadini chiedono alle istituzioni di intervenire ma, allo stesso tempo, ritengono che lì ci possa essere il punto di contatto con la criminalità organizzata.
Sebri, nel corso del suo intervento, ha spiegato che la ‘ndrangheta ha colonizzato tutta la zona dell’abbiatense-magentino: i criminali sono insediati nei territori, li abitano ma soprattutto svolgono qui le loro attività malavitose e ne reinvestono qui i proventi.
Sebri ha poi fatto un lungo elenco di famiglie malavitose presenti e attive nei territori dell’abbiatense-magentino e, in particolare, ha citato i Comuni di Casorate Primo, Bubbiano, Zelo Surrigone, Motta Visconti, Calvignasco, Gudo Visconti, Cisliano, Bareggio, Abbiategrasso, Lonate Pozzolo.
L'accusa lanciata da Sebri alla politica è di scarsa attenzione verso i fenomeni mafiosi: "Per molti sindaci e amministratori locali di qualsiasi colore - ha detto Sebri - la mafia non esiste, non vogliono sentirne parlare perché nominarla rovina il nome del loro Comune e anche in campagna elettorale nessuno ha nominato la mafia perché evidentemente facevano comodo i voti dei mafiosi" mentre, invece, " non va bene fare l’antimafia del giorno dopo: la mafia va denunciata prima, non bisogna aspettare le inchieste; ognuno si deve assumere le proprie responsabilità da cittadino e da amministratore".
Tiziana Losa ha portato il punto di vista della Confcommercio di Abbiategrasso e ha segnalato come dai Comuni citati da Sebri per presenze mafiose gli esercenti non abbiano fatto giungere all'associazione di categoria alcuna segnalazione, neanche su pizzo e usura ma questo non significa che la mafia non ci sia: probabilmente ha trovato altre formule per agire, come ad esempio l'infiltrarsi nell’economia legale oppure l'imporre merci.
Il monito lasciato da Losa è che in questi territori "bisogna fare grande attenzione alla grande distribuzione e in particolare ai nuovi centri commerciali che sorgono".

sabato 14 aprile 2018

Tra Cinisello e il Giornalismo

Oggi pomeriggio a Cinisello Balsamo è stato organizzato un dibattito a Villa Ghirlanda in occasione dell'inaugurazione della mostra dedicata ai 40 anni del giornale cinisellese La Città, a cui il pubblico ha partecipato numeroso e attento.
L'incontro è stato un'occasione per ripercorrere momenti della vita di Cinisello, le sue origini, la sua conformazione territoriale e sociale, con Sindaci e Direttori del giornale e per riflettere sul ruolo del giornalismo nella formazione dell'opinione pubblica.

domenica 25 marzo 2018

L'importanza della mobilitazione della società civile nella lotta alle mafie

Nella Sala Bina di Viale Suzzani 273 a Milano, a cavallo tra la Giornata dell'Impegno e della Memoria in ricordo delle vittime innocenti delle mafie (celebrata il 21 marzo) e il 23° compleanno di Libera, si è svolta la presentazione del libro “In nome del figlio. Saveria Antiochia, una madre contro la mafia” di Jole Garuti (Direttrice del Centro Studi SAO – Saveria Antiochia Osservatorio antimafia).
All’incontro, coordinato da Marco Busseni, oltre all’autrice, è intervenuto il senatore Franco Mirabelli, membro della Commissione Parlamentare Antimafia nella legislatura che si è da poco conclusa.
Jole Garuti, sollecitata dalle domande di Busseni, ha raccontato come è nato il libro che ricorda la vita di Saveria Antiochia e di suo figlio attraverso le testimonianze di persone che li hanno conosciuti e dei documenti riguardanti le vicende di quel periodo. Sono gli anni in cui la mafia uccide, in cui non sono ancora affinati gli strumenti per contrastare i criminali e chi combatte la mafia si trova spesso da solo e sa di rischiare la vita. Il figlio di Saveria Antiochia, da poliziotto, va volontariamente a Palermo a fare da scorta a Ninni Cassarà, dopo l’uccisione di Beppe Montana (entrambi commissari di polizia della squadra mobile, che avevano poi costituito la squadra “catturandi” volta proprio a cercare di arrestare i mafiosi) quando non c’erano ancora state le grandi sollevazioni popolari. Soltanto nel 1993, dopo l’uccisione di Falcone e Borsellino, si mobilita la società civile e si comincia a parlare di costituire un’associazione nazionale antimafia e Libera nascerà nel 1995 (tra i fondatori, oltre a Don Luigi Ciotti, figurano anche Jole Garuti e Saveria Antiochia).
«Saveria Antiochia, ancora prima che venisse ucciso suo figlio aveva iniziato la sua attività nelle associazioni impegnate per la legalità - ha raccontato Jole Garuti - e, in seguito all’uccisione del figlio insieme a Cassarà, ha dedicato la vita a parlare dell’impegno di suo figlio e a cercare tra i nomi delle vittime di mafia chi erano le persone innocenti e chi erano coloro che invece erano morti per regolamenti di conti interni alla criminalità organizzata, perché non voleva che fossero tutti accomunati nello stesso ricordo». Anche da questo importante e minuzioso lavoro di ricerca è nata la battaglia di Libera per ottenere l’istituzione di una “Giornata dell'Impegno e della Memoria in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” che, grazie ad una legge approvata nella scorsa legislatura, si celebra il 21 marzo.
Il senatore Franco Mirabelli nel suo intervento ha sottolineato che «La lotta alla mafia la fanno le forze dell’ordine, lo Stato ma i colpi più pesanti sono stati subiti dalle mafie nel momento in cui si è mobilitata la società civile, indignandosi e ribellandosi. Libri come “In nome del figlio. Saveria Antiochia, una madre contro la mafia” di Jole Garuti raccontano cosa sono state le mafie in Italia e, quindi, anche cosa possono tornare ad essere. Le mafie, infatti, ci sono ancora: hanno subito colpi durissimi, hanno fatto scelte strategiche diverse ma ci sono. La ‘ndrangheta, ad esempio, per mimetizzarsi meglio nella società ha scelto di abbandonare gli aspetti militari e agire penetrando l’economia legale ma gli arsenali li ha ancora e se servissero verrebbero usati, come hanno raccontato i magistrati che hanno seguito l’inchiesta Aemilia».
«Non dobbiamo perdere la memoria di vicende come quella di Saveria Antiochia e di suo figlio ed è importante che se ne discuta anche nelle scuole. - ha proseguito Mirabelli - Oltre al lavoro di forze dell’ordine, magistrati, carabinieri, nella lotta alla mafia dobbiamo tantissimo alla rivolta della società civile che c’è stata dopo le stragi. Per questo, è importante il lavoro che fanno persone come Jole Garuti, Nando Dalla Chiesa, o le associazioni come Libera: perché fa tenere accesi i riflettori sul problema delle mafie, ricordando che ci sono ancora e che sono molto pericolose anche se non si vedono. Oggi, infatti, in Italia c’è molta preoccupazione per i piccoli reati di strada ma non c’è alcun allarme sociale rispetto al fatto che le mafie ci sono, come esplicita chiaramente anche la Relazione conclusiva della Commissione Parlamentare Antimafia».

mercoledì 21 marzo 2018

Il ricordo delle vittime innocenti di mafia a Milano

Oggi, 21 marzo, non è solo il primo giorno di Primavera ma è anche il giorno del ricordo delle vittime innocenti di mafia. A Milano sono state ricordate in un bellissimo e partecipato incontro organizzato da Libera e da Avviso Pubblico alla Casa della Memoria, insieme a scuole, associazioni e istituzioni. 
Oltre alle storie e ai nomi delle vittime di mafia, letti dai ragazzi e sparsi in giro su tanti fogli colorati, sono intervenuti il Sindaco Beppe Sala, che ha ribadito l'impegno della città di Milano (istituzioni e cittadini) contro le mafie; il regista Marco Tullio Giordana, che ha raccontato come è nato il film "I cento passi" e l'importanza del ruolo del cinema nella formazione dei giovani e di come troppo spesso ad emergere sono i personaggi negativi; mentre il magistrato Nobili ha insistito sul ruolo dell'istruzione perché solo della cultura ha paura la mafia. 
Davvero un incontro bello, con contenuti importanti su cui riflettere e una grande partecipazione anche da parte dei giovani.

venerdì 23 febbraio 2018

M'illumino di meno

Questa sera, tornando a casa, l'autobus era praticamente buio: si accendeva la luce solamente all'apertura delle porte, probabilmente per consentire alle persone di salire e scendere senza inciampare nei gradini.
Non so se è stato un caso, una scelta dell'autista, una modalità by night (per chi è stanco e vuole addormentarsi mentre rientra...) ma in generale non amo il procedere nel buio, anche perché non vedo bene e non è facile distinguere i luoghi quando si attraversano strade sconosciute. Poi, però, mi è venuto in mente che c'è M'illumino di meno, la campagna per il risparmio energetico e forse l'autista o la compagnia di trasporti poteva aver aderito e allora mi è sembrata una bella cosa anche quel buio, magari non utile nel caso di un autobus il cui impatto ambientale non è certo dovuto alle luci interne ma alle emissioni esterne, ma pur sempre una bella cosa.