mercoledì 29 febbraio 2012

Si torna alla politica

Sembrava uno dei tanti coordinamenti di circolo. Avevamo un po' di questioni pratiche all'ordine del giorno riguardanti il consiglio di zona e alcune iniziative da mettere in piedi. Si prospettava più o meno la solita serata, quando all'improvviso qualcuno ha detto una frase un po' fuori dalle righe. E poi è arrivato un altro intervento, ancora più fuori dalle righe del precedente. E poi un altro ancora. Così la discussione è decollata. Siamo partiti dal governo Monti per poi passare al ruolo del Pd in relazione con questo governo, fino al bisogno di fare chiarezza in merito ad alcuni posizionamenti del Pd sulle questioni del lavoro, del rapporto con i sindacati, il modello Marchionne. E poi i sondaggi, gli scenari futuri, le possibili svolte del centrodestra. Insomma, più che un coordinamento di circolo sembrava un'assemblea e dato il continuo susseguirsi degli interventi (anche dei due nuovi e giovani iscritti che così finalmente hanno avuto modo di esprimersi un po') è emerso chiaramente il bisogno di tornare alla politica, di parlarne e di parlarci per chiarirci anche al nostro interno perché è evidente che quanto accaduto negli ultimi mesi è stata una svolta molto importante e che dobbiamo ancora comprendere e rielaborare se vogliamo poi essere efficaci anche all'esterno. E' stata una bella serata, caratterizzata da un'appassionante discussione politica come non ne vedevo da tempo, neanche nelle varie assemblee che ogni tanto facciamo, perché qui c'era semplicemente la voglia di esprimersi mentre in altri momenti, spesso, si è più attenti ai posizionamenti che non al contenuto di cui discutere.

mercoledì 22 febbraio 2012

Incontro delle opposizioni per discutere della crisi del modello Formigoni

Un incontro importante quello che si è tenuto lunedì a Milano, con l’organizzazione di Libertà Eguale, sulla crisi del modello Formigoni in Lombardia a cui hanno partecipato esponenti politici di tutte le forze dell’opposizione (che, però, si sono subito affrettati tutti a puntualizzare che non si trattativa di un preludio per una futura alleanza ma di un semplice incontro per discutere dei temi).
L’incontro è stato presieduto da Roberto Vitali di Libertà Eguale, il quale ha subito ricordato che nella Regione si è instaurato un sistema di potere e culturale parallelo a quello istituzionale.
A mettere sul tavolo tutti i punti della discussione ci ha pensato Erminio Quartiani (parlamentare del Pd) che, nella sua introduzione, ha evidenziato che quello che emerge in questa fase è una crisi di un modello, ancora prima che una crisi politica e morale di Formigoni e del suo governo e che è resa ancora più esplicita dal riassetto della Giunta regionale.
Secondo Quartiani, si è arrivati alla fine di un ventennio di potere che ha segnato questa Regione ma che condizionerà la realtà lombarda ancora per molto e, per questo, è bene cominciare a ragionare su un progetto per una Lombardia diversa, ricostruire i fondamentali di un modello lombardo che giochi un ruolo anche per il resto d’Italia.
La crisi del modello di Formigoni, infatti, è destinata a ripercuotersi su tutto il sistema lombardo, dal welfare all’assistenza fino alle industrie (che oggi sono in enorme difficoltà, in particolare nel rapporto con le banche, per ragioni di accesso al credito ma senza la disponibilità di fondi di investire nell’innovazione è impensabile di reggere alla crisi economica attuale).
Quartiani ha poi segnalato la necessità di collegare ciò che avviene in ambito nazionale con ciò che si può fare in Lombardia (ad esempio in materia di liberalizzazioni e delle ex municipalizzate).
Per impostare un modello lombardo nuovo, secondo Quartiani, è necessario avviare un confronto con le rappresentanze dei corpi intermedi della società (che oggi sono dentro al modello di Formigoni che sta andando in crisi) e, ovviamente, servirà trovare dei contenuti su cui discutere e non cominciare da ipotesi di alleanze.
Un po’ sganciato da tutto il contesto della discussione e anche molto più cupo è stato l’intervento di Savino Pezzotta (Udc). “C’è ancora spazio per il ruolo dei partiti o no? Non sappiamo ancora cosa accadrà ai partiti da qui al 2013”; ha esordito Pezzotta, segnalando che c’è un “oltre” che viene avanti e occorre capire come collocarsi: “Siamo tutti preoccupati di ciò che siamo e non di cosa potremmo essere. Non abbiamo neanche elaborato il come eravamo prima. Saremo ancora in una democrazia bipolare o no? In questi 15 anni ci siamo fatti del male, ma il contesto di prima non c’è più. Formigonismo e berlusconismo sono già cose del passato”.
Analisi un po’ povera, per non dire che manca del tutto e, data l’intelligenza di Pezzotta, viene il sospetto che non sia casuale il suo tentativo di passare a parlare d’altro, superando il discorso di Formigoni (che, però, non è affatto archiviato, intanto perché il Presidente della Lombardia è ancora in carica e poi per tutto ciò che con i suoi molteplici mandati ha messo in piedi e che – come ha anticipato Quartiani e come gli ha risposto poi anche Maurizio Martina – continuerà a condizionare la realtà regionale se non si capisce cos’è e come costruire l’alternativa).
Restando sullo scenario nazionale, Pezzotta ha poi ricordato che la fiducia nelle forze politiche è in continuo calo da parte dei cittadini: “non credono più ai partiti e noi come possiamo proporli come modelli? I partiti attuali non arriveranno al 2013 così come sono. C’è un partito maggioritario che è costituito da quelli che non vanno a votare e questo dimostra che l’antipolitica ha lavorato”.
Secondo Pezzotta si pone il problema di come governare dopo il 2013 se non si vuole che vadano persi i sacrifici pagati dagli italiani ora e, quindi, serve un’azione riformatrice che vada avanti.
Altro dato da non trascurare, per Pezzotta, è quanto sta avvenendo dentro la Lega, dove non sarà ininfluente se a prevalere nello scontro politico forte che è in atto tra l’ala movimentista di Bossi e quella più stabile di Maroni fosse quella dei maroniani.
In un ragionamento un po’ contraddittorio – ma supportato dalle analisi e dai sondaggi pubblicati sui giornali di questi giorni – Pezzotta ha evidenziato che siamo anche di fronte ad un crollo della personalizzazione della politica, anche se noi continuiamo a mettere i nomi dentro i simboli (resta da spiegare come mai, però, a godere della fiducia dei cittadini sono proprio i singoli presidente della Repubblica Napolitano, presidente del Consiglio Monti e non il governo interamente).
Anche allargando l’orizzonte all’Europa, secondo Pezzotta, il quadro non è roseo: “I partiti europei sono vecchi. L’Italia deve capire come collocarsi: si ritiene solo un Paese europeo o anche un Paese euro-mediterraneo? Siamo ad una svolta profonda e molte cose utilizzate fino ad ora non vanno più bene: lo stesso schema “destra-sinistra-centro” è vecchio e non funziona più”.
In conclusione del suo intervento e venendo finalmente a rispondere al tema dell’incontro, Pezzotta ha ribadito il dovere delle opposizioni di incalzare Formigoni (che, però, sembra logicamente intenzionato a resistere nonostante gli scandali) ma ha segnalato anche come queste fino ad ora non sembrino aver trovato l’alternativa e occorre che si discuta ancora sul merito dei temi e si insista sul governo della Lombardia.
Una discussione questa che, tuttavia, secondo Pezzotta, non può prescindere da un’interlocuzione con il centrodestra, segnalando che anche il centrodestra va sfidato sul tema dei cambiamenti e molti paradigmi vanno ripensati.
E da qui si capisce lo schema che ha in mente Pezzotta e, probabilmente, tutta l’Udc.
A Savino Pezzotta ha ben risposto Maurizio Martina (segretario regionale Pd Lombardia), ricordando che la Lombardia è una regione che ha sempre cercato di tracciare la traiettoria anche per il resto d’Italia e non è possibile archiviare il discorso sulle questioni lombarde ma bisogna fare una discussione aperta sul modello di Formigoni per capirne i punti di forza, i limiti e qual è la prospettiva.
Venendo al tema delle analisi e dei sondaggi, secondo Martina, nelle recenti esperienze elettorali ci sono dei tratti di novità e di radicalità che vanno approfonditi, così come occorre discutere per verificare se si è davvero alla fine di una vicenda iperpersonalistica (come quella di Formigoni) e la questione della partecipazione che, però, non è sempre stabile: “C’è chi dice che, nel mondo, l’evoluzione dei partiti è quella di trasformarsi in comitati elettorali e avere una partecipazione fluttuante. Noi abbiamo un’idea diversa anche per garantire una migliore qualità della democrazia”. Esempio positivo di questo, secondo il segretario del Pd, è l’esperienza di Milano e l’idea di una ricostruzione dal basso.
In Lombardia, secondo Martina, siamo giunti alla fine di un ciclo politico: “Oggi siamo ad una crisi drammatica e questa allarga il solco tra società e politica. La riorganizzazione della giunta regionale è una ridefinizione degli equilibri interni ma questo è il problema e non la soluzione: è un tentativo di resistenza. La legge sul Fattore Famiglia serviva per un equilibrio tra Pdl e Lega ma rischia di creare problemi seri alle famiglie”. Di fronte a tutte queste manifestazioni di debolezza, secondo Martina, occorre costruire l’alternativa e i partiti, pur potendo non essere più sufficienti, hanno il dovere di farlo.
In merito ai tentativi di resistenza di Formigoni, Martina ha evidenziato che la Lombardia ha bisogno di un punto di svolta ed è auspicabile che il governatore si dimetta il prima possibile, anche perché questo potrebbe accelerare una discussione anche da parte del Pd e delle opposizioni. Senza contare che, per Martina, una leadership si misura anche per la capacità di fare scelte decisive e resistere sulle poltrone senza considerare le ripercussioni negative sul governo dei cittadini che questo ha, non è certo una manifestazione della forza di un leader.
All’incontro hanno partecipato anche Magni (Sel), il quale ha ammesso che se, in tutti questi anni, Formigoni è riuscito a vincere nonostante i tanti scandali è perché evidentemente è mancata l’alternativa da parte delle opposizioni, oltre che per il potere della rete di CL.
Magni ha tenuto a valorizzare l’esperienza di Milano e di Pisapia che ha messo in luce un rapporto tra società civile e partiti che ha saputo costruire un modello di partecipazione; così come il Referendum è stato un altro grande momento di partecipazione, anche se il messaggio che ha portato oggi viene politicamente calpestato. “La gente partecipa quando capisce che il suo partecipare può contribuire a qualcosa”, ha segnalato Magni, ricordando che “Il problema è che siamo vecchi come partiti e ci saranno sicuramente delle scomposizioni rispetto a ciò che c’è ora”.
Più aderente alle tematiche concrete è stato l’intervento di Valditara (Fli), che ha focalizzato la sua relazione su alcuni temi su cui Fli ha dato battaglia come sanità, scuola, smart cities, ricerca e università.
Stando in un quadro più generale, Valditara ha ricordato che “Dopo una stagione di contrapposizione isterica è corretto auspicare un dialogo (sui temi concreti della vita quotidiana dei cittadini) dei moderati. Serviranno sicuramente nuove regole per ristabilire il ruolo della politica e dei partiti. La società dei tecnici, tuttavia, va bene in situazioni particolari ma non può essere il futuro della politica. Monti ci lascerà in eredità la capacità di occuparsi degli interessi generali della gente, un nuovo decoro e una nuova dignità della politica. Servirà ridare dignità alla nostra Regione come è stata ridata dignità al Paese”.
Un intervento di denuncia delle molte problematiche della gestione Formigoni è stato quello di Piffari (Idv), il quale, però, ha anche difeso con forza il bipolarismo, definendolo necessario per far emergere l’alternativa. Adesso, secondo Piffari, i partiti che ci sono devono fare la loro parte e trovare la strada per tornare a vincere in Lombardia.
L’incontro – molto partecipato ma esclusivamente da esponenti politici e addetti ai lavori (anche a causa della collocazione oraria in cui era stato programmato) - è stato molto interessante e, sicuramente, utile per cominciare a comprendere le posizioni delle diverse parti politiche in merito a quanto sta avvenendo in Regione. Il tema è, tuttavia, ancora da approfondire di molto perché la maggior parte delle questioni sono solo state presentate.
Di particolare rilevanza sono i temi evidenziati dagli interventi di Quartiani e Martina (che poi erano già stati anticipati da un articolo di Franco Mirabelli di un po’ di tempo fa) e che dovrebbero trovare nuove sedi per essere sviluppati e affrontati addentrandosi un po’ più nel merito e non lasciati cadere nel vuoto data la rilevanza che hanno in questo particolare momento in cui sembra essere davvero giunti alla fine del ciclo formigoniano in Lombardia e occorre più che mai chiarirsi le idee su quale strada imboccare.