domenica 7 aprile 2013

Non arriverà il messia

Sui giornali si continuano a leggere svariate ipotesi in merito ai rivolgimenti interni ed esterni del Partito Democratico. Le battaglie sulle ipotesi di governo, infatti, vanno in parallelo con quelle per la conquista della segreteria. L'ultima ipotesi raccontata è quella di un eventuale accordo tra giovani turchi e renziani che consentirebbe a Renzi di presentarsi come premier alle prossime elezioni e l'arrivo di Fabrizio Barca come candidato segretario al congresso. 
Barca non nasconde più il suo interesse per il Partito Democratico e non fa mistero del fatto che gli piacerebbe occuparsene. 
Da iscritta al PD dico che fa molto piacere vedere che personalità autorevoli e di grande valore si interessano delle sorti del partito, se ne sentano partecipi e abbiano voglia di mettersi in gioco e di occuparsene. Lo spirito è proprio quello di coinvolgere e di portare dentro gli altri.
Tuttavia, non posso nascondere le mie perplessità sulle modalità di presentazione di questa eventuale candidatura di Barca e del modo entusiastico con cui sia stata accolta da alcuni: personalmente, non trovo troppo edificante il fatto che si lasci passare l'idea che debba arrivare un esterno quasi a commissariare il PD, lasciando intendere che gli interni non sono stati capaci di gestirlo. 
Se Barca vorrà venire nel PD e presentarsi, lo si ascolterà e lo si valuterà per quello che vorrà dire e fare e sarà sicuramente un ingresso positivo ma, personalmente, non credo che si debba attendere questo o qualsiasi altro arrivo come quello di un messia in grado di risolvere ogni problema. 
Barca non sarà il salvatore del Partito Democratico, così come non lo sarà neanche Renzi o altri: non arriverà nessuno a fare il miracolo perché il miracolo non si può fare finché il PD resta prigioniero della dicotomia che ha al suo interno e non sarà in grado di fare la sintesi. Certamente la figura del segretario e del gruppo dirigente hanno un ruolo importantissimo nella capacità di trovare la sintesi e ad oggi questa è totalmente assente.
Il PD, oggi, deve assolutamente uscire dai duelli tra "ateniesi" (i renziani, la destra del partito) e "spartani" (i giovani turchi, la sinistra del partito) e trovare una via di sintesi tra le due parti. 
Sintesi non significa che una volta comanda un gruppo mentre l'altro mugugna in attesa che questo fallisca e quando il fallimento avviene la situazione si inverte mettendo al comando chi mugugnava e a mugugnare chi comandava perché continuando così (che è ciò che abbiamo sempre fatto) i nostri problemi resteranno invariati. Sintesi è trovare la mediazione tra le parti e cercare un percorso che sia il più possibile adeguato per tutti.
Così come è abbastanza fuori luogo che si pensi di far virare da una parte i ruoli istituzionali (affidandoli alla parte "destra" del PD) e da quella opposta  le sorti del partito (affidandolo alla parte "sinistra" del PD) perché poi sarebbe abbastanza problematico trovare una linea politica sensata e coerente in cui rappresentanti e rappresentati possano fare uscite concordi agli occhi dell'opinione pubblica. Anche in questo caso, sarebbe auspicabile la ricerca di una via di sintesi e di mediazione che tenga insieme e non separi.