mercoledì 3 aprile 2013

Il partito dei distinguo

La base del PD si sta infervorando alla diffusione della notizia che un gruppo di senatori "renziani" avrebbe presentato una proposta per l'abolizione del rimborso elettorale ai partiti. L'argomento di acrimonia, tuttavia, non è il contenuto della proposta avanzata da questi senatori ma il loro (o da parte della stampa) identificarsi come "renziani". Questa qualifica li porta ad essere considerati come coloro che stanno facendo una mossa tattica per distinguersi dal resto del partito e presentando qualcosa che va contro al partito stesso (che poi non sarebbe una novità). Tuttavia, questo passaggio merita una riflessione sulla comunicazione (non sta a me giudicare il contenuto della proposta in oggetto e non è neanche questo il tema di dibattimento in rete). Intanto c'è da notare la differenza di titoli con cui viene comunicata la notizia: il PD la fa passare come  "Senatori Pd: disegno di legge per abrogare finanziamento pubblico ai partiti" mentre su Europa il titolo è "I senatori di Renzi per abolire i rimborsi elettorali" (prendo ad esempio questo giornale ma pure su tutti gli altri campeggia un titolo analogo). Guardando nel merito del contenuto oggetto degli articoli si capirà che è più o meno analogo ma dai titoli ne esce un messaggio completamente diverso. Dire che un gruppo di senatori PD propone l'abolizione del rimborso elettorale ai partiti, infatti, è comunicare all'opinione pubblica un messaggio che va nella direzione del sentire comune di questi mesi e che, in qualche modo, risponde alle istanze dell'antipolitica e può aiutare a mettere il PD in buona luce (indipendentemente da ciò che si pensa nel merito della questione del finanziamento pubblico ai partiti). Dire, invece, che un gruppo di senatori "renziani" propone l'abolizione del rimborso elettorale ai partiti significa dire che c'è una parte del PD  che si mette in linea con l'opinione pubblica e si vuol distinguere dal resto del partito, se non addirittura metterglisi contro (le proposte del PD in questa materia sono ancora molto dibattute e, comunque, anche quelle ritenute definitive si sa che non suscitano gioia tra "l'apparato").
Chi ha fatto la distinzione? La stampa che è maestra nel cercare scoop e non perde occasioni per far apparire il Partito Democratico come lacerato o i senatori "renziani" che ci tenevano ad emergere e a distinguersi? Difficile dirlo, certo è che i "renziani", in generale, hanno sempre avuto la prerogativa a volersi distinguere dal resto del PD, ma qui la questione è un po' diversa. Il risultato, in ogni caso, è che il PD appare lacerato con una parte agguerrita e in linea con l'opinione pubblica e una parte silente o recalcitrante che si arrocca e si arrabbia ma resta sconfitta a livello di immagine. Un capolavoro comunicativo, insomma, come sempre e come se ne sente il bisogno in questo momento...
Nel concreto, la questione è un po' più banale: quando si presentano proposte di leggi, mozioni, interrogazioni o altro, lo si fa sempre per gruppi (difficile che tutti firmino tutto), di solito lo si fa con i colleghi di Commissione ma ad oggi non abbiamo Commissioni operative per mancanza di un governo che consenta di stabilirne gli equilibri di rappresentanza e quindi le proposte si presentano e si firmano con chi c'è, sicuramente con chi si ha maggior affinità e sicuramente è noto che gli eletti "renziani" si sono riuniti diverse volte con il loro leader, tuttavia sarebbe stato più opportuno evitare di montarne un caso per il solo gusto di distinguere o di distinguersi.