mercoledì 19 ottobre 2016

La legalità nelle imprese

Questa mattina Assolombarda ha presentato un "toolkit" per aiutare gli imprenditori a riconoscere i tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nelle imprese e cercare di contrastarli. Il progetto è nato per cercare di far fronte alla preoccupante crescita della presenza delle organizzazioni criminali al Nord, anche in ambiti non tradizionalmente interessati dal fenomeno. La tesi di fondo è che criminalità organizzata ha affinato le proprie tecniche di avvicinamento degli imprenditori e di infiltrazione nelle imprese e non tutti sono in grado di riconoscerli o di rendersi conto del reale pericolo in cui incorrono (compresa la perdita dell'azienda), per cui si è cercato di fornire qualche strumento di supporto.
Oltre al problema etico, stamattina, i relatori hanno posto l'attenzione sul tema economico perché la criminalità organizzata costituisce un elemento di concorrenza pesantissima per le aziende che invece si muovono nell'ambito della legalità.
Due i problemi che sono emersi in modo chiaro: innanzitutto gli imprenditori devono aver chiaro che le mafie non sono agenzie di servizi ma sono elementi pericolosi con cui una volta avviato un rapporto è per sempre e porta alla sottrazione dell'azienda e poi vi è anche la difficoltà degli imprenditori a rapportarsi alle forze dell'ordine, in quanto molto spesso parlano linguaggi diversi e vedono i problemi da ottiche diverse, per questo occorre un po' piu' di supporto in alcune situazioni delicate.

lunedì 17 ottobre 2016

L'America e il suo ruolo nel mondo

Questa sera alla Fonderia Napoleonica si è parlato d'America e della campagna elettorale in corso con giornalisti, politici (italiani e stranieri) e industriali.
Ho apprezzato molto l'intervento del giornalista Paolo Di Giannantonio che ha ricordato che questa campagna elettorale si basa quasi esclusivamente sulla distruzione dell'avversario e non delle idee ma ha segnalato anche che ormai purtroppo tutto cio' avviene in tutti i sistemi democratici. Di Giannantonio ha poi evidenziato che gli Stati Uniti sono sempre stati un faro per tutto il Pianeta ma oggi, come dimostra anche la campagna elettorale in corso, non hanno una visione che possa fare da riferimento al mondo: non c'è un sogno, una speranza o un disegno che possa partire da lì per arrivare a tutti gli altri Paesi, come è più volte avvenuto in passato.
Interessante è stata anche l'analisi dei rapporti internazionali: Di Giannantonio ha chiarito che oggi le economie dei vari Paesi sono interconnesse e non ha senso innescare delle dinamiche da guerra fredda. Come suggerimento per il futuro, Di Giannantonio ha detto che occorre incalzare politici e filosofi affinché ci sia più politica perché è di questo che c'è bisogno.

giovedì 13 ottobre 2016

L'assenza di politica nella campagna elettorale U.S.A.

Da settimane, seguendo la campagna per le elezioni americane sui telegiornali e sui quotidiani italiani, sembra che tutto si giochi sugli scandali sessuali e sessisti di Trump. 
Non che non sia importante un comportamento consono da parte di un futuro Presidente ma mi pare grave se il Paese più importante e più potente del mondo non ha altro da proporre per il suo futuro se non una diatriba a sfondo sessuale. 
Durante la campagna elettorale per Obama si parlava di cambiamento, di speranza, di riscatto sociale per le classi deboli. A prescindere da come sia andato poi davvero il mandato di Obama, oggi c'è un mondo che esplode e che porta con sé un proliferare di conflitti interni ed esterni agli Stati che necessitano di classi dirigenti in grado di gestirli con competenza, correttezza ed equilibrio. 
Mi aspetterei che il Paese più potente del mondo discutesse di questo nella sua campagna elettorale: mi pare che il rapporto tra Stati Uniti, Russia e Europa o quale futuro per la Siria, l'Iraq, l'Afghanistan o il come costruire una crescita globale più rispettosa dell'ambiente o il come evitare che le disuguaglianze producano conflitti sociali o il come globalizzare anche i diritti siano questioni più importanti e più interessanti rispetto alle vicissitudine sessuali di Trump o al fatto che Hillary è la prima candidata donna alla Presidenza. 
Non so cosa si dica sui media americani ma mi piacerebbe che in Italia, quando si parla delle elezioni in U.S.A., si parlasse un po' di più di America e delle scelte politiche dei due candidati (che oltretutto hanno visioni diversissime ma che continuano a essere messe in secondo piano rispetto ad argomenti da gossip).

martedì 11 ottobre 2016

L'eccellenza lombarda

Anche oggi ho buttato via una mattinata (dalle 7:45 alle 13:00) vagando da una sala all’altra di una struttura sanitaria pubblica e, come me, tutti gli altri numerosi presenti. Forse nella sanità pubblica pensano che abbiamo tutti un sacco di tempo da perdere.
Il medico aveva suggerito di far visitare mia madre da un pneumolgo di Villa Marelli (struttura che da qualche tempo dipende dall’Ospedale di Niguarda) perché “lì sono esperti e sono più bravi” e ci aveva suggerito di presentarci là direttamente con le richieste alla mattina verso le 7:30 per fare esami e visita con “accesso diretto”.
Lo abbiamo fatto venerdì scorso: siamo arrivate alle 7:30 a Villa Marelli (con grande fatica di mia madre per essere sveglia e pronta presto) e ci hanno detto che gli accessi diretti di quel giorno erano solo 10 e li avevano già terminati, con numeri distribuiti appena aperto il portone alle 7:00 a persone in coda fuori dalle 6:30. Una cosa folle.
Qualche anziana tra le presenti ci ha spiegato che è la prassi e che, essendo venerdì, tanti medici erano già via per il week end e, quindi, i numeri per l’accesso diretto erano pochi e ci ha consigliate di metterci in coda per un appuntamento ma “pubblico” perché “privato” poteva costare anche 200 euro e comunque l’esame non lo avrebbero fatto lo stesso quel giorno perché era venerdì e c’era il week end.
A quel punto abbiamo atteso due ore in coda per ottenere una prenotazione che è stata fissata per le 8.20 di questa mattina “ma mi raccomando, venite un po’ prima che dovete passare qui dall’accettazione”, ci ha precisato l’addetto.
Stamattina abbiamo fatto un’altra inutile alzataccia per arrivare a Villa Marelli alle 7:45. Purtroppo l’appuntamento per oggi dovevano averlo dato a tutti quelli che hanno saltato sia il venerdì che il lunedì per consentire ai medici di farsi un bel week end perché la sala di attesa dell’accettazione era affollatissima e gli sportelli lentissimi.
Avevamo 19 numeri davanti e siamo riuscite a superare lo step alle 10:15 ma ci siamo subito fermate nella sala di attesa gelida di aria condizionata per la lastra: un’altra ora e un quarto di attesa per passare pochi numeri (siamo arrivate che il display segnava il 24 e noi avevamo il 31) e, mentre i minuti passavano, anche le persone aumentavano.
Alle 11:35 siamo uscite da radiologia e ci siamo sedute nella sala di attesa del pneumologo. Un’infermiera si è accorta che fotografavo il cartello con scritto che l’orario dell’appuntamento in realtà serviva solo a stabilire l’ordine di chiamata (non che non lo avessi capito visto che il nostro appuntamento era per le 8:20 e alle 11:35 ancora eravamo in attesa) e mi ha chiesto se c’era qualche problema. Alla mia risposta, ha allargato le braccia e ha suggerito di presentare una segnalazione: “abbiamo pochi medici e facciamo fatica, da qualche anno anche noi lavoriamo male ma nessuno raccoglie le segnalazioni che facciamo”.
Abbiamo atteso venti minuti, poi il pnuemologo ci ha ricevute, ci ha chiesto un paio di cose per aggiornare la cartella clinica e ha detto che era necessario fare due esami per verificare il respiro e, quindi, dovevamo tornare all’accettazione con la richiesta che ci avrebbe lasciato e ritornare da lui con i risultati.
All’accettazione era il caos, abbiamo atteso un’altra mezzora e nell’attesa stavano arrivando anche tutte le altre persone che avevano fatto lo stesso nostro percorso. “Sa signorina, qui paghiamo ticket per ogni esame, si vede che hanno convenienza a farci spendere tutti questi soldi perché ogni volta che si viene qui si finisce per passare dall’accettazione tre volte”, mi ha detto un’anziana in attesa che tornasse il figlio che era uscito a allungare il pagamento per l’auto parcheggiata.
Nella sala di attesa per gli esami eravamo di nuovo tutto il gruppo al completo ma molto più incavolato per tutte le ore e i giri persi lì dentro. Siamo salite dal medico che era già ora di pranzo, con gli infermieri di fretta che non vedevano l’ora di andare in pausa. Il medico - persona simpatica, divertente - ha aggiornato la scheda e non ci ha detto niente. Alla fine ci ha detto un generico “va bene, non ci sono novità”. Non una valutazione dei sintomi, non uno sguardo a di che entità era il problema di mia madre o al grado della terapia che sta svolgendo… Nulla. Una mattina buttata per sentirci dire niente.
Con l’aggiunta che quando ho guardato che la scheda che ci hanno consegnato da portare al nostro medico, tra le voci che descrivevano mia madre, c’era scritto “Etnia: Sud Indiana”. Mia madre bionda con gli occhi verdi Sud Indiana?! Dato evidentemente rimasto nel computer dalla paziente precedente ma almeno fare attenzione, no?!
Ovviamente, tutto questo è capitato a me oggi ma capita anche tutti gli altri giorni e capita a tutti perché in quelle strutture (che una volta erano l’eccellenza dal punto di vista medico e chissà se lo sono ancora) ci vanno tutti: anziani affaticati da acciacchi ed età, persone con patologie serie, adulti che avrebbero dovuto essere al lavoro ma che stavano lì ad accompagnare anziani genitori, studenti… è inaccettabile che per fare un esame e una visita si debbano perdere una mattina e mezza.

giovedì 6 ottobre 2016

Roma dimenticata

Da un po' di mesi a questa parte leggo sui giornali che a Roma succede di tutto: mezzi pubblici che non arrivano, spazzatura ammassata in ogni posto della città, degrado, stupri di turiste...
Su tutto questo, però, non mi è ancora capitato di leggere sui giornali una parola della Sindaca.
Le uniche cose per cui sento esprimere la Raggi è per parlare di se stessa (il figlio, i giornalisti che la importunano, i suoi impegni, la cellulite...), della difesa della Muraro, degli assessori che doveva nominare "presto" e non trovava mai, del Movimento Cinque Stelle e di problematiche interne a loro...
Mi manca il punto di vista della Raggi su Roma e non parlo del suo affacciarsi in lacrime dal balcone del Campidoglio o della sua pausa sul tetto con vista sul Foro Romano ma parlo della sua visione della città che dovrebbe amministrare. L'unica cosa che ha detto su Roma è stato il No alle Olimpiadi perché sarebbero la vittoria dei palazzinari e della corruzione (come dire che lei non è capace di evitare tutto ciò).
Altro non è pervenuto.
I suoi colleghi di giunta o di Movimento fanno altrettanto: troppo presi dal discutere di nomine, di indagini che li riguardano, di direttorio, di Grillo che torna in scena per distrarre l'attenzione dal loro vuoto cosmico.
Pochi anni fa a Roma il centrosinistra perse le elezioni anche sull'onda emotiva di uno stupro brutale ai danni di una donna avvenuto in periferia; certo era una signora che contava e rincasava la sera non una povera turista sconosciuta o sprovveduta che usciva da una discoteca con un balordo travestito da uomo per bene, però l'indignazione per la gravità dell'accaduto e l'orrore per la brutalità del modo furono unanimi.
Oggi c'è silenzio. Silenzio di tutti e su tutto. Silenzio delle istituzioni, soprattutto, e della Sindaca sul degrado, sulla sicurezza, su Roma.
Come se le uniche cose importanti fossero il Movimento di cui la Sindaca fa parte, la sua giunta e le loro problematiche personali e legali. La città non esiste più, è sparita o forse non è mai entrata nell'agenda.