domenica 18 gennaio 2015

La ricerca ossessiva della visibiltà

Una volta la politica era una cosa seria. Oggi la politica non è politica ma è ricerca ossessiva della visibilità ad ogni costo, secondo la regola "anche se se ne parla male, basta che se ne parli" che è sempre pubblicità. Così ragionano improvvisati esperti di cose che non sanno e che vanno in tv a fare figuracce stratosferiche ma sulle quali si costruiscono un'aurea di grandi personaggi e così ragionano soggetti biechi che incuranti del ruolo pubblico che ricoprono spargono stupidate pericolose spesso false e raccapriccianti sui media, come Salvini.
Per un po' ho creduto che in questo gioco di provocazione insensata e squallida Salvini fosse insuperabile ma Gasparri è riuscito a batterlo.

venerdì 2 gennaio 2015

Le cooperanti, i Marò e politici poco responsabili

Da ieri mattina, Gian Marco Centinaio (capogruppo della Lega Nord al Senato) sta mandando tweet sulle due ragazze rapite in Siria il cui tenore è davvero disgustoso se si pensa che sono due giovani ragazze rapite e ostaggi di pericolosi assassini e se si pensa che a scriverle è un signore che siede nelle nostre istituzioni. Il tenore dei tweet è questo: "Ma non erano così gasate di andare in Siria?", "E adesso? DOBBIAMO salvarle! Ma non era così bella la Siria?" e poi ancora le paragona ai due Marò "E adesso torniamo a dimenticarci di loro? Adesso ci sono le due fenomene da salvare.".
Quello che mi lascia perplessa è l'ignoranza totale che manifesta questo signore nel paragonare due vicende così diverse tra loro oltre che la mancanza di rispetto che va portato a chi sta rischiando la vita e che lui, uomo delle istituzioni, farebbe meglio ad avere insieme ad espressioni più decorose.
La domanda che tutti ci facciamo ogni volta che vengono rapiti soggetti in zone di guerra è: cosa ci facevano là? Non sapevano che era pericoloso starci?
Le risposte ce le aspettiamo sempre e solo dai singoli soggetti spesso finiti ostaggi e ci dimentichiamo che forse dovremmo fare quella domanda a chi ha mandato in quelle zone di guerra i cooperanti. Le due ragazze non erano in Siria per una vacanza di piacere, erano lì a svolgere un'attività per conto di una ONG che avrà qualche progetto sul luogo, magari addirittura finanziato con i soldi del nostro Servizio Civile (come spesso accade, perché ci sono una serie di spese che qualcuno deve sostenere). Le ONG hanno sedi e progetti ovunque e, spesso, capita che catapultino le persone in luoghi non esattamente "sicuri" (per come intendiamo noi qui dalle nostre comode case gli standard di sicurezza) e spesso mandano anche persone senza adeguata esperienza necessaria (ammesso che esista un'esperienza adeguata per stare in certe situazioni). Tuttavia si tratta di attività di cooperazione, di pace, di aiuto alle popolazioni locali a volte anche molto importanti. Forse l'ONG che curava il progetto in Siria non ha valutato adeguatamente la situazione o forse non ha fatto in tempo a far rientrare il suo personale perché la guerra li ha travolti prima o forse se fossero venuti via sarebbe mancato un sostegno troppo importante alla comunità a cui erano di supporto. Tutte domande a cui probabilmente l'ONG dovrebbe rispondere e non gli ostaggi.
Ma quello che più mi disgusta dei messaggi di Centinaio è il fare un paragone tra due giovani ostaggi che erano in una zona di guerra senza armi e per aiutare la popolazione, non per sparare e due soldati della Marina Militare che, invece, erano in zone indiane per una missione antipirateria, armati, che hanno sparato e che sono stati trattenuti perché per sbaglio hanno ucciso dei pescatori (che mantenevano faticosamente delle famiglie) invece che dei criminali. Non è esattamente la stessa cosa e non ha senso paragonare due ostaggi di criminali a due uomini trattenuti perché sotto processo. Questo a prescindere da quello che si può pensare di come è stata mal gestita la vicenda Italia-India e di come sta andando il processo ai nostri due fucilieri di Marina.
Oltre al non vedere la differenza tra un ostaggio a rischio di morte in mano a sequestratori senza scrupoli e un trattenuto dalle autorità in condizioni buone e senza rischi, l'altro aspetto inquietante delle parole di Centinaio è che con il suo ragionamento si finirebbe per fare una classifica dei "prigionieri", come se la vita di una persona potesse valere più o meno di quella di un'altra, come se bisognasse dare la priorità nel salvare uno o l'altro, senza vedere che sono vicende diversissime e che l'impegno dello Stato deve essere quello di riportare a casa tutti ma con gestioni inevitabilmente diverse.
Mi aspetterei un po' più di serietà, di responsabilità e di rispetto da parte di persone elette nelle nostre istituzioni perché per fare ragionamenti del genere possono benissimo rimanere al bar sotto casa, non hanno bisogno di occupare il posto in Senato o altrove.