lunedì 18 luglio 2011

Incattiviti dai privilegi della casta

Michele Brambilla - La Stampa (pdf)

Due fatti curiosi hanno dominato - in mancanza di meglio - il dibattito politico domenicale.
Il primo è, anzi sono, le rivelazioni che un anonimo ex dipendente di Montecitorio ha pubblicato su Facebook. Per vendicarsi del licenziamento dopo quindici anni di contratti da precario, ha messo in piazza, ossia in rete, le furbate, gli imbroglietti, i trucchi meschini con cui i parlamentari si arrotondano lo stipendio, aggirano le code, gratificano gli amici e le amiche e così via.
Il secondo è l’eco dell’intervista che il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha concesso al Tg3 sabato sera, quando ha parlato di sacrifici e di necessità - da parte della politica - di dare «un segnale forte». Parole sacrosante, ma rese un po’ meno sacrosante dall’essere state pronunciate in diretta da Porto Cervo, dove l’abbronzatissimo governatore si mostrava agli italiani (freschi della legnata della manovra) attorniato da una piccola flotta di yacht. Vedendolo così, la giornalista che l’intervistava non ha potuto trattenersi dal salutarlo con un «buone vacanze».
Chiariamo subito che la demagogia non ci piace. Un politico ha il diritto di andare in vacanza. Quanto alle rivelazioni su Facebook, si potrebbe dire che la parola di un anonimo vale quello che vale, cioè zero (e infatti c’è già chi ipotizza che si tratti di una bufala); e che in quei piccoli espedienti - dall’uso della raccomandazione ad altre furbizie siamo maestri noi tutti, e non solo i politici.
Ma la vera notizia non sta né nelle vacanze di Formigoni né nello scempio denunciato dal precario licenziato. La vera notizia sta nella reazione che i due episodi hanno scatenato. L’anonimo di Facebook ha raggiunto in poche ore più di centomila «fan»; e, sempre sulla rete, s’è scaricato subito un diluvio di critiche, quando non di insulti, nei confronti del governatore che da Porto Cervo chiede sobrietà ai politici.
E’ il segno di un’insofferenza, quando non di un rancore, crescente. Gli italiani percepiscono sempre più i politici come - per usare la solita logora parola - una «casta» che si fa gli affari suoi, e che se li fa con impunità e senza vergogna. Ci sono certamente esagerazioni, in tanta rabbia che monta; così come ce ne sono sempre quando si generalizza. Tuttavia è impressionante vedere come i politici non sappiano comunicare altra immagine di sé. La discussione di questi giorni sull’autorizzazione all’arresto di Papa ne è un esempio, con Bossi che fiuta l’aria e dice sì all’arresto, salvo poi innescare la solita retromarcia. E ancora: il mancato taglio ai propri compensi e privilegi durante la manovra - denunciato anche dai giornali filogovernativi - è un altro pessimo segnale di distacco da quel che cova nel Paese.
Sono storie vecchie, già lette e sentite da anni. Non a caso, ogni volta che dobbiamo citare qualche esempio di politico specchiato e gentiluomo, ci tocca aprire i libri di storia: Einaudi, Nenni, De Gasperi. Il più vicino ai nostri giorni è Pertini, che era nato non uno ma due secoli fa.
Però questa volta fa specie un particolare. Questa classe politica che oggi la gente percepisce come una «casta» da mandare a casa al più presto, non è altro che l’espressione di quella «antipolitica» che al tempo di Mani Pulite aveva spazzato via un’altra casta: quella dei partiti. Si disse che finalmente nel Palazzo sarebbero entrati uomini e donne che venivano non da intrallazzi di corrente, ma da aziende, uffici, insomma dal mondo del lavoro. Gente concreta, che conosceva i problemi di tutti i giorni. Di uomini e donne di questo tipo era formata la prima leva di partiti come Forza Italia e la Lega, vale a dire l’ossatura dell’attuale governo.
Ora ci tocca rivedere contro questa nuova classe politica la stessa furia che abbatté la vecchia. Rispetto ad allora, non volano più le monetine solo perché nel frattempo hanno inventato il web. Ma c’è poco da stare tranquilli perché, sempre rispetto ad allora, c’è anche una crisi economica che ha aumentato, e non di poco, la disparità tra i vertici e la base. Siamo a un nuovo redde rationem? Chissà. Certo è che sono passati vent’anni da quando i politici di oggi sostituirono, quasi per acclamazione, quelli della Prima Repubblica. E vent’anni sono più o meno il periodo che di solito occorre agli italiani per cambiare idea e passare da piazza Venezia a piazzale Loreto.

domenica 17 luglio 2011

Incontri Riformisti 2011

Sono state tre giornate intense quelle trascorse in Val Masino. Dense di riflessioni politiche che hanno toccato i temi più importanti dell’attualità come la questione dell’abolizione delle province, la riforma della legge elettorale, il ruolo dei cattolici in politica, il federalismo fiscale, il welfare, le riforme costituzionali, ma anche momenti di analisi come quelle relativi all’esito dell’ultima tornata elettorale e del ciclo politico del berlusconismo, fino ad alzare lo sguardo alla politica estera e ai Paesi emergenti nello scenario mondiale.
Tre giornate che hanno visto alternarsi al tavolo dei relatori illustri esponenti della politica, ma anche dell’università, dei sindacati e dell’associazionismo e che, con i loro interventi, hanno contribuito a tenere alto il livello delle discussioni e ad arricchire in modo approfondito riflessioni inerenti tematiche che spesso si vedono accennate sui quotidiani.
 

L’appuntamento in Val Masino è ormai una consuetudine estiva che, quest’anno, ha visto un’enorme partecipazione da parte di persone arrivate da ogni parte d’Italia (sebbene la prevalenza sia sempre dei lombardi), con famiglie giunte addirittura dalla Puglia e dalla Svizzera. Il target di queste giornate vede una prevalenza di persone di età medio-alta, ma quest’anno erano molti anche i partecipanti più giovani, qualcuno con bambini al seguito. E, a proposito di bambini, non se n’è potuto non notare uno piccolissimo che, nella serata dedicata ai canti, ci ha intonato l’Inno di Mameli e, il giorno seguente, mentre la mamma insisteva per portarlo in camera a riposare ha risposto: «no, voglio andare a sentire il convegno».
I pranzi e le cene sono da sempre i momenti migliori per fare il punto su quanto ascoltato nella sala delle conferenze e scambiarsi le opinioni sui vari relatori o confrontarsi sulle proprie posizioni politiche.
Molti dei presenti erano gli stessi delle precedenti edizioni ma il clima, quest’anno, era profondamente cambiato rispetto a prima. La vittoria elettorale del centrosinistra e il buon risultato portato a casa dal Partito Democratico, infatti, non sono stati sufficienti a tenere calmi gli animi e tra le persone meno coinvolte nelle dinamiche di partito si percepiva in modo forte e netta la richiesta di un cambiamento e anche una profonda spinta verso le critiche per le mosse sbagliate. Segno che l’antipolitica è penetrata anche tra le persone più interessate alle discussioni di alto livello e anche tra gli anziani, di solito più portati a “chiudere un occhio” sui comportamenti politici proprio in virtù della loro lunga esperienza.
In linea generale, le critiche più dure e meno proposte di soluzione nei confronti del Partito Democratico sono giunte anche dai professori invitati a intervenire. Non a caso, il più apprezzato dal pubblico è stato l’intervento di Padre Sorge, il quale, al di là delle sue indiscutibili capacità oratorie e della passione che ha messo nella sua esposizione, pur non risparmiando critiche, ha saputo volgere il tutto in modo molto positivo e propositivo, offendo anche soluzioni e strade da percorrere al fine di migliorare.
Tra i partecipanti non sono mancati i momenti di relax, nel parco dell’hotel che ospitava il convegno o nella piscina termale (per quelli che si sono azzardati a portare il costume), e anche momenti di ilarità come la serata dedicata ai canti a cui hanno partecipato persone comuni ma anche importanti esponenti della politica nazionale e locale.
Altra ilarità l’ha suscitata qualche buffa disavventura come quella capitata all’autista di Enrico Letta - arrivato nella notte - e rimasto senza posto in hotel e rimandato al paesino sotto ai Bagni, dove però non era atteso e ha dovuto aspettare non poco che i proprietari dell’hotel (non abituati a tanto movimento notturno) si svegliassero per aprirgli la porta.
Gli Incontri Riformisti, infatti, hanno la capacità di coinvolgere un po’ tutta la zona intorno ai Bagni di Val Masino, normalmente affollata di turisti interessati alle passeggiate in montagna o al relax termale e di mobilitare un po’ tutti gli alberghi del luogo dato l’alto affollamento di partecipanti che non riesce ad essere contenuto nella sola struttura che ospita il convegno. Quest’anno poi, dato l’elevato numero di ospiti noti, le conferenze in programma hanno suscitato non poco interesse anche tra persone non necessariamente legate alla politica. Più difficile, invece, è risultato il coinvolgimento dei giornalisti e dei mezzi di comunicazione data la scarsità di collegamenti disponibili nella zona: nell’area del convegno internet funziona solo in alcuni punti, non vanno i cellulari e, anche la raggiungibilità fisica del luogo non è semplicissima, così che per chi ha necessità di trasmettere i pezzi in redazione in modo rapido non è certamente ottimale.
Nel complesso si è trattato comunque tre giornate molto dense di spunti di riflessione, importanti occasioni di confronto con ospiti eccellenti e ottimi momenti di dialogo anche tra persone comuni e di provenienza diversa che gravitano attorno alla stessa area politica.
 
Incontri Riformisti - Val Masino 2011