mercoledì 28 giugno 2017

Così si va poco lontano

Le parole che si leggono da ieri sui social network e sulle agenzie di stampa rivolte a Dario Franceschini da presunti aderenti al PD e altri esponenti della maggioranza vicini a Renzi (Ascani, Carbone, Guerini) sono fuori luogo. 
Al di là della questione della linea politica e delle alleanze, c'è un punto che viene prima ed è il come si sta in un partito. 
E' una questione di comportamenti, di modi e anche di stile. 
Di fronte ad un risultato elettorale non positivo, Franceschini ha chiesto che si possa discutere
Una richiesta normale. Oltretutto avvenuta dopo un susseguirsi di messaggi un po' strani secondo cui "poteva andare meglio ma aritmeticamente il PD ha conquistato più Comuni" e dopo "l'incidente con Prodi" (che è considerato una sorta di totem del centrosinistra). 
Non è accettabile che Franceschini per risposta riceva una sequenza di frasi offensive da esponenti della stessa maggioranza di cui fa parte e che ha contribuito con voti e sostegno a costruire. 
Il problema della linea politica lo discuteranno nelle sedi opportune (ammesso che si possa discutere) ma il comportamento viene prima di qualsiasi discussione. 
Che senso ha rispondere così male a una persona che è parte della propria stessa maggioranza? 
Come si fa ad utilizzare una normale richiesta di discussione per accusare Franceschini di voler intaccare la leadership di Renzi, che lui stesso ha contribuito a far tornare alla guida del PD? Cosa che stamattina hanno cominciato a fare tutti i pasdaran del renzismo e che oggi ha esplicitato in modo diretto Lotti
L'unico risultato è stato quello di far avere a Franceschini la solidarietà della minoranza, che invece ha davvero l'obiettivo di attaccare Renzi e ovviamente usa l'episodio. 
Il congresso è finito e gli scontri interni dovrebbero essere alle spalle; Renzi è stato rieletto anche grazie al sostegno di Franceschini e non si capisce perché un esponente che fa parte della maggioranza e che lo sostiene debba ricevere questo trattamento per aver espresso una normale richiesta di discussione dopo aver percepito una serie di sbandamenti. 
Un partito sta insieme se ci si rispetta. 
Prima di costruire alleanze fuori occorre imparare anche a comportarsi dentro. 
Non è pensabile di proseguire in un clima interno ed esterno da insulto continuo perché anche questo è parte della sconfitta elettorale. Oltretutto non è pensabile di prendere a insulti un esponente della stessa maggioranza che lavora per sostenere Renzi e non per affossarlo. 
Così si va poco lontano.

sabato 10 giugno 2017

Messaggi e esempi di legalità dall'Assemblea di Libera

Questa mattina all'Assemblea provinciale di Libera, con tanti giovani, rappresentanti di associazioni, scuole e enti impegnati nella diffusione della cultura della legalità. 

Nel corso dell'Assemblea è stata eletta Lucilla Andreucci come coordinatrice e si sono susseguiti interventi di testimonianze ed esperienze messe in pratica in questi anni sui nostri territori.

Tra gli oratori c'era anche Nando Dalla Chiesa che, oltre a raccontare il lavoro svolto con l'Università proprio sul tema delle mafie, ha ricordato ai presenti che l'area di Milano è assediata dalle mafie e quotidianamente si registrano casi di consiglieri comunali che vengono intimiditi e che non parlano per paura.

Don Virginio Colmegna, invece, ha focalizzato il suo intervento sulle problematiche dell'accoglienza, segnalando che non è sufficiente farla sotto la spinta assistenziale ma servono diritti e giustizia; e poi sulla questione dei beni confiscati che, secondo lui, non vanno lasciati in gestione al Terzo Settore senza che vi sia accompagnata alla gestione un progetto capace di mandare un messaggio forte di cambiamento rispetto all'uso e alla finalità di quei beni.
Proprio sul fronte dei messaggi, infatti, secondo Don Colmegna, bisogna agire perché serve cambiare la politica culturale e la narrazione che passa anche dai social.

A chiudere la mattinata è stato un appassionato intervento di Don Luigi Ciotti, che ha raccontato le sue recenti esperienze delle visite in Calabria e più in particolare della realtà di San Luca e poi ha esortato i presenti ad impegnarsi, ad alzare la voce quando molti scelgono il silenzio, a non dimenticare i poveri e si è detto in ansia affinché cresca la democrazia nel nostro Paese perché oggi è molto pallida.

venerdì 9 giugno 2017

M5S e la paura o l'incapacità di assumersi la responsabilità delle scelte

Dietro al naufragio dell’accordo sulla Legge Elettorale apparso in tutta la sua evidenza alla Camera dei Deputati, ci sono sicuramente molti fattori (in primis la strategia politica non proprio efficace messa in atto, per cui si è deciso di portare in Aula la legge quando era chiaro che i numeri traballavano e per di più a ridosso delle elezioni amministrative, per cui ciascun partito ha necessità di darsi visibilità elettorale) e vi sono sicuramente anche diversi protagonisti, consapevoli o meno, di cui si potrà discutere a lungo.
Tra le varie cose, però, è emersa in modo netto ancora una volta la totale inaffidabilità del Movimento Cinque Stelle che, come già aveva fatto in passato su altri provvedimenti, per un po’ di tempo ha mostrato di voler stare all’accordo e poi, strada facendo, ha cambiato idea e ha deciso che le scelte concordate non andavano più bene e, conseguentemente, ha deciso di votare diversamente rispetto a quanto stabilito.
Sulla legge elettorale lo ha mostrato platealmente il tabellone della Camera dei Deputati mentre in passato era già avvenuto al Senato sulle Unioni Civili, ad esempio.
Accordi difficili, dunque, con M5S sia sul merito (perché è complicato concordare con personaggi che credono alle scie chimiche, contestano i vaccini, predicano la decrescita, non vogliono fare opere e infrastrutture per paura di mafie e corruzione e per ogni cosa gridano al complotto) che sul metodo, perché come ha urlato in un momento di rabbia Ettore Rosato alla Camera dei Deputati, poco dopo che si era palesato lo strappo, “Oggi il Movimento 5 Stelle ha dimostrato cosa vale la loro parola: nulla! Non vale nulla!”. [video]
È evidente, quindi, che - come ha fatto notare anche il senatore PD Franco Mirabelli, nel corso di un dibattito televisivo a Sky - “non si può fare alcun accordo quando uno dei contraenti dice apertamente che fa un patto però poi vota come gli pare a prescindere da quanto stabilito insieme. E gli esponenti di M5S alla Camera hanno detto chiaramente, nel corso della discussione, di votare le cose che gradiscono e di non votare le cose che non gradiscono o che si ritiene che convengano al PD. Se questo è il principio su cui si basano, è difficile ripartire e fare nuovi accordi con loro”. 

Il motivo dell’inaffidabilità del Movimento 5 Stelle, l’ha ben individuato Rosato nel finale del suo intervento in Aula quando, rivolto ai banchi dei grillini, ha affermato: “Voi non sapete decidere, voi non sapete scegliere, voi avete paura di decidere, voi avete paura di scegliere, è questo il motivo per cui la legge elettorale è fallita!”. [video]
Ed è proprio questo, infatti, che emerge nell’ondeggiare della linea politica di M5S: la paura di assumersi le responsabilità di una scelta.
L’accordo sulla legge elettorale con le altre forze politiche e, in particolare con il PD, aveva già mandato in crisi il Movimento, tanto che era già stato fatto un primo sondaggio sul blog per far ratificare dagli aderenti la possibilità di scendere a patti con gli altri gruppi parlamentari, perché in M5S persiste il giochino del fare i “duri e puri”, del dire No a qualunque cosa arrivi dagli altri perché è negativa per il solo fatto di arrivare dagli altri, del considerare gli altri come il male da cui star lontani per non farsi contaminare.
È chiaro che, in piena campagna elettorale per le elezioni amministrative, a pochi giorni dal voto, mettersi a fare un accordo con le altre forze, e in particolare con il PD, dipinte sempre come il male assoluto qualche imbarazzo e qualche difficoltà nel Movimento l’ha creata.
Come è chiaro, dunque, che prima dell'interesse del Paese (tanto sbandierato) viene l'interesse del Movimento di non fare brutta figura.
Di qui il tentativo di tirarsi fuori, di prendere tempo, di chiedere un rinvio del voto finale per fare una nuova votazione sul blog.
Scelta “stravagante” l’ha definita il senatore PD Mirabelli intervistato da Sky.
Più pesante ci è andato l’on. Rampelli di Fratelli d’Italia AN che ha detto: “Il Parlamento italiano e i suoi rappresentanti sono tenuti in ostaggio da un golpista digitale che stringe accordi al limite della pornografia politica con il Pd, Forza Italia e Lega. Tiene sotto scacco le istituzioni costringendo la democrazia reale al verdetto della rete. A Roma si dice ci ripensa come i cornuti. Peccato che gli unici cornificati siano i suoi elettori e quegli italiani che in buona fede hanno votato i 5stelle”.
La richiesta di M5S di effettuare una nuova votazione, però, è arrivata proprio perché assumersi la responsabilità di una scelta fa paura: è più facile demandare ad altri, a Grillo, a Casaleggio, alla rete. E se si sbaglia si può sempre dire che è colpa degli altri, del complotto, dei poteri forti...
Ecco allora che viene da pensare che il mito della “democrazia diretta” tanto sbandierata dai grillini sia in realtà una scusa per giocare di furbizia e anche per nascondere incapacità di risolvere situazioni che richiederebbero competenza e politica e non certo un click.

Personalmente, non credo nella democrazia diretta perché non credo che tutti siano tenuti a capire tutto e a potersi esprimere su tutto in modo corretto. Credo in una democrazia rappresentativa, per cui se scelgo un partito è perché presumo che possa rappresentarmi e auspico mandi nelle istituzioni soggetti competenti, capaci e di qualità, che siano poi in grado di assolvere il compito per cui sono stati eletti e trovare le soluzioni ai vari problemi che di volta in volta si pongono.
Gli esponenti di M5S dimenticano forse di esser stati eletti e di aver già ricevuto un mandato dagli elettori e se per ogni problema vanno in tilt o hanno paura di sbagliare e devono chiamare a raccolta il web per sapere come comportarsi, mi domando cosa siano stati eletti a fare? Se non sono in grado di assolvere al compito per cui sono stati mandati nelle istituzioni e ogni volta devono chiedere a ignari cittadini come fare, tanto vale che non si presentino neanche alle elezioni.
Oltretutto, con M5S più che “democrazia diretta” viene da pensare a decisioni eterodirette visto che, un minuto dopo che la legge elettorale è stata affossata, Grillo ha affermato che era una cosa meravigliosa (video di Sky) e verrebbe da chiedersi cosa pensano gli elettori di M5S che avevano votato una prima volta sul blog proprio per chiedere di portare avanti l’accordo per fare quella legge.