venerdì 19 ottobre 2018

Il pericoloso mutamento della nostra società

Questa mattina in Città Metropolitana si è svolto un incontro di Legautonomie, dove sindaci, amministratori locali, responsabili di associazioni si sono confrontati sulle prossime sfide che si troveranno ad affrontare. Tanti i temi che sono emersi come prioritari nella discussione: la domanda di sicurezza da parte dei cittadini, le preoccupazioni per l'occupazione e i passaggi tra un mondo del lavoro ormai superato e le nuove potenziali attività che stanno emergendo e che necessitano di supporto e formazione, il come aiutare le persone in difficoltà e in povertà, la complessità del saper gestire l'immigrazione sui territori e la percezione che di questo hanno i cittadini ma anche gli ostacoli e la delegittimazione che si trovano quotidianamente ad affrontare gli amministratori locali nell'esercitare le proprie funzioni.
In tutti gli interventi, però, è emersa una forte preoccupazione per la disgregazione della nostra società e del senso di comunità che, oltre a complicare ulteriormente il ruolo degli amministratori, mina anche le forme dello stare insieme. Insomma, quella cultura dell'odio e dello scontro di tutti contro tutti che spesso anima il web sembra aver pervaso anche la vita reale delle persone che poi si è tradotto anche nell'esito elettorale che abbiamo visto il 4 marzo. Purtroppo, tutto ciò non è solo un problema legato all'appartenenza politica ma è proprio un pericoloso mutamento culturale che è in atto e che rischia di minare profondamente la nostra convivenza civile se non si trova il modo per intervenire e cambiare la rotta.

domenica 7 ottobre 2018

Il bosco della droga di Rogoredo

A Milano, tra le fermate della metropolitana di Porto di Mare e Rogoredo c'è un parco che si chiama "Parco Cassinis" ma che su tutte le pagine dei quotidiani è semplicemente il "bosco della droga".
E' un parco grande, in alcuni punti anche molto bello, con dei giochi per i bambini, tantissimo verde, dei fiori.
E' un parco difficile per la storia che lo caratterizza (un'area consistente era una discarica e i rifiuti hanno lasciato eredità pesanti che renderebbero necessarie bonifiche) ma potrebbe essere un luogo bellissimo se riqualificato, curato e mantenuto degnamente dai suoi frequentatori.
Invece, addentrandosi dove gli alberi sono più alti, lo scenario che si palesa alla vista è terribile.
Ci sono due "laghetti" o stagni o qualcosa che contiene acqua, rami, tronchi d'albero, oggetti buttati dentro, papere che nuotano, topi. Solo che l'acqua è ricoperta da uno strato verde chiaro - dicono naturale e non inquinante - che rende il tutto inquietante. Ci sono insetti ovunque e di ogni tipo, che vengono addosso e persistono anche dopo esser stati scacciati via (tante mosche, cimici, zanzare, persino farfalle colorate).
E poi, soprattutto, ci sono i luoghi della droga: spazi più o meno grandi che si aprono tra gli alberi in cui è impossibile fare un passo senza appoggiare i piedi su una o due siringhe. Sono terreni interamente ricoperti di rifiuti di ogni genere, avanzi di chi è stato lì per qualche dose e che lì poi torna, incurante dello schifo che c'è. A tornare sono in tanti, tutti ridotti a rifiuti umani dalle facce perse, tutti diretti negli stessi posti, sempre scrutati dagli occhi attenti di spacciatori e vedette che saltano fuori a controllare chi transita e cosa è venuto a fare.
Difficile mettere ordine in una situazione del genere e poi riuscire a mantenerlo, per tanti motivi.
Quello che mi colpisce, però, il non limite dell'abisso della disperazione umana.
Come si può finire lì, addentrarvisi passo dopo passo, siringa dopo siringa e continuare senza curarsi di quel contesto così degradato e degradante in cui ci si lascia sprofondare?
Cosa spinge una persona ad annullarsi in quel modo, a diventare un rifiuto umano messo lì insieme agli altri rifiuti buttati a terra, nella sporcizia, con gli insetti che si avventano?
Come si può sopportare di lasciarsi finire in quell'orrore?
Non c'è riqualificazione dei luoghi che possa salvare gli uomini che si lasciano sprofondare così in basso.
Nel "bosco della droga" si riaprono le stesse domande che mi facevo quando leggevo "Noi ragazzi dello zoo di Berlino".

venerdì 5 ottobre 2018

Expo Human Legacy

Nella Torre Breda in Bicocca si è discusso dell'eredità umana di Expo 2015 e più in generale dell'effetto che ha tutt'ora sulla città di Milano, ma anche del lavoro svolto dall'Università per Expo.
Tutti concordi i relatori nel dire che Expo ha contribuito a cambiare in meglio l'immagine di Milano e a dare una spinta forte alla sua crescita, che si prolunga ancora oggi per molti aspetti ma, se si vuole proseguire su questa strada, per il futuro è necessario che la città non resti un'isola: anche il resto del Paese deve crescere e tornare ad aprirsi.