martedì 20 settembre 2011

Diciannove sere di Festa Democratica

Diciannove sere di Festa Democratica. Diciannove sere di musica, incontri, chiacchierate dentro e fuori dagli stand, amici che ci sono venuti a trovare e persone incontrate per caso con cui abbiamo scambiato opinioni, impressioni e a cui abbiamo lasciato un po’ di materiale informativo.
Tanti gli ospiti importanti che hanno preso parte ai dibattiti, dagli esponenti del Pd come Enrico Letta, Patrizia Toia, Marina Sereni, Giuseppe Fioroni, Paolo Gentiloni, Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani, Piero Fassino (recuperato in un intervento durante l’assemblea degli amministratori), poi altri uomini della politica come Bruno Tabacci e Giuliano Pisapia e poi ancora Livia Pomodoro, Armando Spataro, Nando Dalla Chiesa, Susanna Camusso. Tante anche le serate andate a buca, come quella con Rosy Bindi (fuggita al congresso episcopale di Ancona dopo la chiusura della Festa Pd di Pesaro, disertando Milano), Walter Veltroni (ufficialmente negli Stati Uniti, ufficiosamente non si sa), Piero Fassino (recuperato il giorno seguente in tutt’altro contesto ma purtroppo la sua assenza non ha fermato la sfilata dei ragazzi dei centri sociali travestiti da No-Tav che hanno attraversato la festa e lanciato un paio di fumogeni nello spazio dibattiti) e Dario Franceschini (a cui comunque era stata riservata una collocazione davvero infelice, nel primo pomeriggio dell’ultimo giorno di festa, quando notoriamente si fanno gli scatoloni): buchi troppo importanti per passare inosservati dalle tante persone che erano arrivate appositamente alla Festa per ascoltarli e che non l’hanno presa bene perché è vero che gli impegni e gli imprevisti possono sempre capitare a persone che svolgono una funzione così importante ma è anche vero che così tante assenze di peso e tutte di seguito lasciano pensare male e spiace vedere che una città importante come Milano (che oltretutto, quest’anno, anche grazie all’impegno del Pd, ha vinto le elezioni comunali con Giuliano Pisapia) sia stata lasciata scoperta come se fosse una provincia di serie B e come se i volontari agli stand che hanno lavorato alla Festa e il pubblico presente non meritassero nemmeno una visita. Visite che, invece, il sindaco Pisapia ha fatto per due volte (trovando sempre un vastissimo pubblico ad accoglierlo e ascoltarlo), arrivando con la metropolitana e fermandosi poi, un po’ intimidito, a salutare i volontari agli stand. Pisapia è intervenuto alla Festa Democratica per parlare di Milano, ovviamente, ma è poi ritornato per partecipare anche ad un incontro dedicato al problema delle carceri, della giustizia e delle forze dell’ordine.
Alle forze dell’ordine è stata anche dedicata una serata, in cui hanno parlato Emanuele Fiano, Marco Minniti ma anche Gabriele Ghezzi (esponente del sindacato della polizia e anche consigliere comunale a Milano).
Alla Festa Democratica, infatti, hanno trovato ospitalità diversi incontri dedicati a problematiche specifiche e a settori ben definiti della città, come quello sulle case popolari con l’assessore Lucia Castellano, il consigliere regionale Franco Mirabelli, la capogruppo Pd al Comune Carmela Rozza e esponenti dei sindacati e degli inquilini; ma anche il dibattito sulla mobilità urbana e metropolitana che ha visto la partecipazione dell’assessore Pierfrancesco Maran, o ancora quello sul “land grabbing” (la “rapina delle terre”) con esponenti del mondo dell’associazionismo e delle ONG impegnate in missioni in Africa… Tutti incontri molto partecipati, anche se, per lo più da persone interessate direttamente da quelle problematiche e dai cosiddetti “addetti ai lavori”. Tantissimi anche gli incontri che hanno avuto come protagoniste e come oggetto di discussione le donne, con particolare interesse riscosso da Susanna Camusso per il suo acceso intervento in difesa dei diritti delle lavoratrici.
Di maggior richiamo per tutti, in ogni caso, sono stati ovviamente i dibattiti con protagonisti i principali personaggi della politica nazionale ma anche quelli dedicati al tema della mafia e della legalità, questi ultimi, in particolare, hanno avuto un pubblico più largo rispetto a quello degli elettori del Pd e, non era difficile, incontrare in sala molti simpatizzanti dell’Idv. Così come un pubblico ampio è stato raccolto nella serata in cui si è discusso dei costi della politica dove, tra gli ospiti, ad intervenire c’è stato anche Bruno Tabacci, sempre molto diretto e abile nello strappare applausi. E poi, nel corso delle serate, non era difficile incontrare elettori di Rifondazione o Sinistra Ecologia e Libertà, ma in questo caso più interessati agli aspetti della “festa” (quindi ristoranti e bancarelle) che non ai dibattiti in programma.
Tra gli interventi da ricordare ci sono stati quelli di Enrico Letta che ha raccontato di quando Alemanno ha varcato la soglia della sede del Pd per partecipare all’incontro aperto agli amministratori locali, chiedendo aiuto contro i tagli messi in pratica dalla manovra del governo; o di Patrizia Toia che ha denunciato lo stupore e lo sconcerto che il premier Berlusconi suscita in Europa per i suoi comportamenti; e poi Massimo D’Alema che ha affermato che “se la legge elettorale rimane quella vigente, il Pd avrà la necessità di far scegliere ai cittadini chi candidare al Parlamento con le primarie”; o ancora molto piacevole il dibattito sulla necessità del pluralismo dell’informazione (sebbene poco partecipato) con Gentiloni che, nonostante la serietà degli argomenti, ha visto una discussione molto serena e un po’ “da salotto”; così come di grande rilievo e interesse è stato l’incontro (purtroppo semideserto perché in concomitanza con D’Alema) sul tema delle intercettazioni e della proposta della cosiddetta “legge-bavaglio”.
Molto interessanti, a dire il vero, erano anche gli incontri con personalità meno conosciute ma indubbiamente molto preparate, come quello dedicato alle amministrazioni del Pd del Nord, in cui hanno preso la parola, tra gli altri, Roberto Reggi (sindaco di Piacenza) e Roberto Cornelli (nella veste di sindaco di Cormano); oppure l’incontro di commemorazione dell’11 settembre che si è poi incentrato sulle tematiche della sicurezza e della politica estera con interventi di Stefano Menichini e Furio Colombo e il “giovane” Andrea Orlando.
E proprio su questi “giovani” del Pd, che in realtà non sono giovani in senso stretto ma lo sono sicuramente molto di più della generazione di Bersani e D’Alema, c’è da riflettere perché spesso si fanno portatori di discorsi fumosi, complessi, controversi che, indipendentemente dall’essere d’accordo o meno con quanto dicono, quello che emerge è la loro paura di mostrarsi a confronto con i dirigenti di altre generazioni e l’impressione che si impegnino a fare uno sfoggio eccessivo di un linguaggio complesso per il semplice motivo che sentono la necessità di mostrarsi all’altezza della situazione e di far sapere che sono adeguatamente preparati. Il risultato, purtroppo, è spesso controproducente perché, pur facendo vedere che davvero si sono impegnati e preparati, in realtà le persone che ascoltano non riescono a comprendere il senso dei concetti che esprimono e quale sia la tesi che alla fine vogliono dimostrare ed è un peccato perché in questo modo finiscono per marginalizzarsi anziché emergere, come invece ci sarebbe bisogno.
Il pubblico della Festa, oltretutto, quest’anno è stato particolarmente critico e surriscaldato: l’atmosfera è stata indubbiamente diversa dagli anni passati, la crisi economica ha pesato e si è avvertita nei portafogli delle persone (sempre meno disposte a spendere) ma anche negli umori (più cupi e che portavano spesso a reazioni più incattivite e più critiche nei confronti di ogni cosa, anche le più banali).
Altro dato da notare di quest’anno è che le persone non sono più interessate a leggere: gli scorsi anni i giornali Europa e L’Unità, distribuiti gratuitamente in ogni spazio della Festa, andavano a ruba perché, indipendentemente dall’orientamento che esprimevano, c’era almeno la curiosità di sfogliarli; mentre ora, per lo più, restavano lì senza che nessuno mostrasse il minimo interesse a prenderli. L’impressione è che dopo gli eccessi dell’informazione falsata e addomesticata (operata per lo più dalla televisione), le persone siano diventate diffidenti e, in qualche caso anche indifferenti a ciò che scrivono i giornali e questo è un problema perché è vero che oggi esistono altre fonti per informarsi, come ad esempio la rete, ma è indice anche del fatto che viene meno il ruolo di mediazione che è proprio della professione giornalistica e che dovrebbe garantire che a diffondersi siano solo informazioni attendibili. Con le notizie che scavalcano i giornalisti e, soprattutto con una parte di giornalisti che si sottomettono ai poteri forti di turno facendo perdere credibilità all’intera categoria (in cui operano anche professionisti seri), in realtà non si ottiene la libertà dell’informazione ma solo il rischio che a trionfare siano quelle notizie (vere o false che siano) confezionate meglio da mani esperte dei mezzi di comunicazione e diffuse in modo più ampio sui media disponibili, lasciando il cittadino in balia di propagande contrapposte.
Se i giornali non venivano guardati, grandissime richieste, invece, c’erano per il firmare per il referendum per cambiare la legge elettorale: il banchetto è stato letteralmente preso d’assalto ogni sera e i moduli sono sempre finiti molto rapidamente. Segno che le persone, più che mostrare attenzione al fatto che stavano firmando in favore del sistema elettorale maggioritario ma con il ripristino della legge elettorale Mattarellum che prevede i collegi uninominali, si sono semplicemente limitate a recepire che si firmava “contro il Porcellum che prevede liste bloccate e parlamentari nominati dai capi e fedeli ad essi anziché ai cittadini” e hanno percepito anche questo nuovo referendum come un modo per dare un altro segnale al governo in carica dopo la “legnata” che avevano già voluto dare con le elezioni amministrative e con i referendum di giugno. Una sera, a raccogliere le firme, è stato presente al banchetto anche Arturo Parisi.
Complessivamente sono state diciannove serate intense, di gente, musica, piadine e patatine fritte, pioggia che rovinava i week end, giovani che la notte animavano lo Stand Up, bagni rotti, dopofesta al pianobar, ospiti attesi e mai arrivati e ospiti non voluti e invece presentissimi, illusioni di stare a dieta al ristorante tibetano, bandiere che non si attaccavano alle pareti dello stand e ganci troppo alti per riuscire a chiuderli, materiali da distribuire, programmi (completamente sfasati) da recuperare, persone da incontrare e altre da evitare accuratamente… Difficile dire come le persone che sono venute alla Festa ci abbiano percepiti ma noi ci siamo divertiti.
p.s.: Il mio ricordo più bello della festa è, senza dubbio, l’incontro con il sindaco Giuliano Pisapia. Dopo una campagna elettorale straordinaria, rivederlo da sindaco e scoprire che è sempre la stessa persona normale, un po’ timido e discreto, è come vedere un sogno che si materializza.

Video “Quanto ci costa davvero la politica” con interventi di Franco Mirabelli, Marina Sereni, Bruno Tabacci, Erminio Quartiani 
Video “30 anni dalla riforma della polizia” con interventi di Emanuele Fiano, Gabriele Ghezzi, Marco Minniti 
Video dell'incontro dedicato agli anni di piombo con interventi di Luigi Zanda e Armando Spataro 

 
Alcune foto della Festa Democratica di Milano
Festa Democratica di Milano - settembre 2011