mercoledì 17 luglio 2013

La debolezza del PD

A vedere quello che è successo in queste ore, mi pare che il PD faccia una serie di errori tattici e politici, oltre che essere sintonizzato altrove rispetto al pensiero dell'opinione pubblica. Poi è complicato recuperare consenso elettorale...
Le divisioni interne del partito (per cui per ogni cosa che accade vi sono almeno due posizioni distinte e tre aree di pensiero) facilitano il gioco degli avversari che puntualmente riescono a mettere al centro delle discussioni gli elementi che fanno deflagrare il PD. Questo provoca un partito debole con scarsissimo potere contrattuale anche sull'azione di governo e poi non ci si stupisca se ci troviamo a ingoiare rospi.

martedì 16 luglio 2013

E' tutta colpa del PD?

A girare sui social network ma anche a leggere i quotidiani, ultimamente, qualsiasi cosa accada sembra essere colpa del PD. E' il PD che non fa o che fa male o che non fa abbastanza o che si sveglia tardi ecc.

Se Calderoli paragona un Ministro di origine congolese ad un orango e non si vuol dimettere da vicepresidente del Senato non è colpa di Calderoli che ha perso un'altra buona occasione per tacere e mostrare un po' di buon senso istituzionale se non personale ma è colpa del PD che gli avrebbe consentito di diventare vicepresidente del Senato in quota all'opposizione invece di eleggere qualcun altro. Nessuno ricorda che, nei giorni dell'elezione dell'ufficio di Presidenza del Senato, ci furono polemiche roventi con il Movimento Cinque Stelle che rifiutava di votare qualsiasi esponente eccetto i loro e chiudeva ad ogni tentativo di mediazione ma da soli, con i loro voti e senza mediare con le altre forze politiche, non potevano eleggere nessuno.

Se il PD non chiede le dimissioni di Calderoli da vicepresidente del Senato (che comunque non serve perché si può solamente dimettere da solo) è inetto, se invece le chiede monta la polemica perché le chiede per un episodio di razzismo e non le chiede per chi offende gli omosessuali (dimenticando le polemiche sulla nomina di Michela Biancofiore come sottosegretario alle Pari Opportunità e poi spostata proprio a causa delle pressioni del PD per le sue affermazioni sui gay) o non le chiede per Alfano per la brutta vicenda con il Kazakistan. Come se tutto fosse uguale, come se gli episodi fossero paragonabili e sostituibili l’uno con l’altro e non fossero, invece, ciascuno una vicenda a sé e tutte gravi ma ciascuna nel suo contesto.

Se il PD non chiede le dimissioni di Alfano per l’affare del Kazakistan - vicenda gravissima sul piano della diplomazia interna, internazionale e dei diritti umani (per cui sarebbe davvero opportuno che il Ministro dell’Interno si dimettesse, unitamente a quello degli Esteri che fino ad ora non ha aperto bocca sul caso) - è complice di un atto gravissimo che getta ombre sul nostro Paese ma se ne chiede le dimissioni è colpevole di far cadere il governo.
Il risultato sarà che, come sta avvenendo, verranno dimissionati un po’ di funzionari dei Ministeri coinvolti.
Basta? No, non basta ma non si può fare diversamente.
Nel caso vi fossero governi con dentro partiti e persone serie e responsabili, chi ha commesso simili pasticci ne trarrebbe le dovute conseguenze e lascerebbe l’incarico (come ha fatto Josefa Idem del PD che ha lasciato il Ministero delle Pari Opportunità per presunte irregolarità con il pagamento dell’ICI che stava cercando di sanare), mentre invece gli esponenti del PDL si mostrano ben incollati alle loro poltrone e assolutamente non disponibili a cederle neanche di fronte all’evidenza di situazioni palesemente fuori luogo.
E’ giusto? No, non lo è ma non è che è colpa del PD se quelli del PDL si comportano in questo modo sconsiderato.

Se il PDL minaccia di far cadere il governo a causa della sentenza della Corte di Cassazione per i processi di Berlusconi fissata per il 30 luglio e chiede la chiusura del Parlamento per tre giorni in segno di protesta e gli viene concesso solo mezza giornata (in cui per altro i lavori non erano esattamente fermi) per fare un’assemblea la colpa è del PD che ha votato per fare un regalo a Berlusconi. Pazienza se per prassi è già capitato tante volte che un gruppo chiedesse di fermare i lavori per fare un’assemblea, pazienza se la vicenda era delicata per le sorti del governo: il PD non doveva cedere. Cosa doveva fare? Doveva far cadere il governo perché i falchi del PDL avevano deciso che le sorti di Berlusconi erano prioritarie rispetto ai problemi del Paese?
Il PDL propone una stupidata colossale minacciando che se non sarà accontentato farà crollare tutto, il PD cerca di mediare e portare a casa una soluzione il più possibile ragionevole (difficile dire se si sarebbe potuto ottenere di più) e la colpa è del PD e non del PDL che ha chiesto una cosa assurda e con toni fuori luogo?

Sulla vicenda del finanziamento pubblico e dei rimborsi elettorali è colpa del PD che non vuole abrogarli. E pazienza se nel luglio scorso il PD rinunciò alla sua tranche di rimborsi e destinò le risorse alle popolazioni colpite dal terremoto, perché conta solo la pagliacciata inscenata da M5S con il mega-assegno gigante con scritto la cifra che si impegnavano a restituire ma non si sa dove perché tecnicamente non è possibile restituire nulla.
Con questo si vuol dire che il dibattito è chiuso? No, tutt’altro ma un conto è fare un ragionamento sereno per cercare di contenere la spesa pubblica e correggere le distorsioni che ci sono, anche con iniziative simboliche e un altro conto è inscenare pagliacciate diffondendo informazioni false realizzate ad arte per fare propaganda.

Se il PD, dopo anni di accuse di inezia e discussioni a sinistra, finalmente presenta un disegno di legge sul conflitto di interessi viene accusato di voler salvare Berlusconi dall’ineleggibilità, il tutto senza che alcuno di coloro che muovono tali accuse abbia mai letto una riga di tale disegno di legge e conosca il pensiero dei suoi firmatari. Oltretutto viene mischiata la questione di un disegno di legge che vale per tutti e non è costruito esclusivamente su Berlusconi e le sue vicende (ma che se fosse approvato gli imporrebbe di scegliere se restare in Parlamento e vendere le sue quote di giornali e tv a persone che non siano membri della sua famiglia, responsabili delle sue aziende o suoi dipendenti o membri del CDA oppure tenersi il tutto ma lasciare il Parlamento nel giro di un mese) – che una volta presentato ha un iter da seguire: prima deve essere assegnato ad una Commissione, poi calendarizzato, poi discusso ed emendato e infine portato alle Camere dove deve essere nuovamente discusso insieme agli emendamenti apportati e votato - con la questione dell’ineleggibilità di Berlusconi che dovrà essere votata a breve in una Commissione e che è stata posta da alcuni parlamentari.
Nessuno si chiede perché mai Berlusconi dovrebbe essere dichiarato ineleggibile oggi dopo vent’anni che viene votato ed eletto dai cittadini italiani.
Ovviamente tutte le critiche arrivano da persone (di destra o di sinistra) che quando ci sono state le battaglie contro Berlusconi, per chiedere di vigilare sulla normativa del conflitto di interessi, in difesa del pluralismo e della libertà di informazione e contro la Legge Gasparri non si sono mai viste nelle piazze e non hanno mai speso una parola in favore della libertà di informazione o contro Berlusconi (anzi, alcuni lo hanno pure votato o sostenevano che lui non era un problema e adesso, improvvisamente, lo è ed è colpa del PD che non se ne occupa).

Se si acquistano gli F35 è colpa del PD, che è filo-militarista e butta risorse pubbliche in aerei da guerra tecnologicamente superati invece che di spenderle per ripianare il debito pubblico, rifinanziare gli ammortizzatori sociali ecc.
Sugli F35 si è detto veramente di tutto tranne che non è così semplice smontare accordi già presi in precedenza (il programma è concepito insieme agli Stati Uniti) e spostare risorse da un contesto ad un altro e che la mozione approvata oggi in Senato con i voti del PD è una sorta di “compromesso” in cui si chiede sostanzialmente di ripensare il programma della Difesa italiana in un’ottica europea e di meditare meglio sull’eventuale necessità dell’acquisto dei velivoli, già comunque ridimensionati nel numero (il che, implicitamente, vuol dire di inserirsi in altri programmi militari, con altri aerei dalla tecnologia più avanzata verso la costruzione di un sistema di difesa europeo).
Non basta? No. Non basta, si voleva lo stop totale e definitivo. Per farlo, però, ci sarebbe voluto un governo con una maggioranza diversa: vale a dire che o i cittadini alle elezioni votavano il PD e gli conferivano una quantità tale di voti da potersela giocare meglio in Parlamento, oppure al momento delle consultazioni il Movimento Cinque Stelle avrebbe dovuto dire di sì alle proposte del PD, perché con una maggioranza di governo formata da PD-PDL-Scelta Civica la linea politica non può essere la stessa che se ci fosse stata una maggioranza formata da PD-SEL-M5S.

Quello che fa impressione, comunque, restano le accuse mosse al PD dall’interno e dall’esterno per ogni scelta: alcuni pretenderebbero che il PD (che è al governo insieme a PDL e Scelta Civica) votasse insieme ai partiti che stanno all’opposizione seguendo una linea politica che è quella dell’opposizione. E’ un ragionamento che realisticamente non sta in piedi: quando un partito di governo vota insieme alle opposizioni cade il governo.
Poi c’è anche chi davvero pensa che il PD sia all’opposizione: un signore me lo ha scritto oggi in un’email: “Non siete neanche capaci di fare opposizione! Non fate niente per i compagni”… Già, peccato che dovremmo fare una politica di governo non di opposizione e non per i “compagni” ma per tutti i cittadini.
“La vita è sempre un compromesso tra ciò che si vorrebbe fare e ciò che è possibile fare” e la politica è più che mai luogo di mediazione tra le forze e gli interessi di cui sono portatrici e questo bisognerebbe ricordarselo più spesso.
A qualcuno (sia a destra che a sinistra) è chiaro che non dispiacerebbe se cadesse il governo attuale ma non si capisce poi quale prospettiva penserebbe di avere date le pesanti condizioni di crisi economica in cui versa l’Italia.
Qualcuno dice anche che far cadere questo governo non implicherebbe il tornare alle urne ma “semplicemente” sostituire la maggioranza attuale di PD-PDL-Scelta Civica con una formata da PD-SEL e fuoriusciti da M5S. A parte la totale inaffidabilità dei soggetti eletti in M5S, ma per arrivare ad un simile governo sarebbe stato sufficiente che al momento delle consultazioni i grillini avessero accettato la proposta di Bersani. Adesso, dopo tutto il casino che è successo, dopo che è stato rimesso in ballo Napolitano, dopo la difficoltà di formare questo governo, qualcuno vorrebbe dire “Scusate, ci siamo sbagliati, rifacciamo da capo”? E’ da matti!

In tutto questo, però, si dimentica che il PD non è da solo: non è il PD che fa e disfa tutto, il governo è formato da PD-PDL-Scelta Civica ed è con i voti di queste tre forze che si fanno la maggior parte delle cose.
Gli elettori del PDL non hanno nulla da dire sull’acquisto degli aerei da guerra? Non hanno nulla da dire sugli esponenti del loro partito che minacciano di bloccare il Paese per i problemi del loro capo? Non hanno nulla da dire su Alfano che si presenta al Parlamento per relazionare sul caso Kazakistan dicendo “Né io né gli altri sapevamo nulla, non siamo stati informati di ciò che è accaduto” o di Gasparri che, per sostenerlo, ha affermato in Senato che lui “le persone del Kazakistan coinvolte non le conosce e non è in grado di distinguere se stanno tra i buoni o i cattivi perché non sa chi siano”? Sono risposte queste che possono dare esponenti istituzionali su una vicenda grave che ha coinvolto il nostro Paese?
Il PD potrà anche fare la voce grossa ma non è che urlando cambino le cose, caso mai avrebbe il vantaggio di farsi sentire un po’ di più (e sarebbe utile) ma se il PDL fa stupidaggini dovrebbe essere quel partito a risponderne davanti ai cittadini e agli elettori e non gli altri.

L’unica colpa del PD è quella di dilaniarsi in continuazione al suo interno: più per posizionamenti personali (anche in vista del Congresso) che per questioni serie ma con il risultato deleterio di alimentare in modo enorme la confusione che già aleggia in merito a ciò che fa o decide il partito.

La conseguenza di ciò è che il vero problema del PD è quello di riuscire a caratterizzare poco le scelte del governo e di non fare per niente la propaganda (cosa, quest’ultima, invece, che al PDL riesce fin troppo bene, facendo sembrare di riuscire a “mettere il cappello su ogni cosa”).

Oltretutto le tematiche su cui in queste settimane si è scatenata l’offensiva contro il PD sono tutti argomenti di interessante filosofia politica ma che all’atto pratico cambiano poco o nulla nella vita quotidiana delle persone. Mentre nessuno è venuto a ringraziare il PD, con la stessa enfasi con cui fa volare le accuse, per aver permesso – grazie al Governo Letta – di rifinanziare la Cassa integrazione in deroga, di aver approvato le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie finalizzate al risparmio e all’efficienza energetica, all’acquisto di mobili ed elettrodomestici sempre più efficienti energeticamente, di aver sospeso la rata di giugno dell’IMU (che per tante famiglie in difficoltà è una boccata d’ossigeno) con l’impegno a rimodulare quell’imposta o la riforma per rendere reato lo scambio elettorale politico-mafioso.

In tutto questo scenario, fa impressione vedere come acquistino simpatia soggetti strampalati che ogni volta che prendono la parola nelle aule parlamentari fanno restare allibiti (e per questo invito a seguire le dirette web di Camera e Senato) per come sappiano solo urlare di scontrini, spionaggi, denunce mal fatte ma molto teatralizzate, invece che chi passa le giornate a lavorare sui testi che arrivano nelle Commissioni per fare in modo che una volta approvati diventino realmente utili per la vita dei cittadini.

Forse il PD urlerà poco ma molti dei suoi eletti nelle istituzioni lavorano e si occupano di cose concrete e magari sarebbe utile rilevarlo un po’ di più.

mercoledì 10 luglio 2013

Il PD non si è spiegato

Da quando è nato il Governo Letta tutti si sono concentrati sulle dinamiche del PDL. Tutti non hanno fatto altro che domandarsi come e quando Berlusconi avrebbe staccato la spina al Governo, a seconda di ciò che gli conviene.
La verità, però, è che a Berlusconi (a maggior ragione se si avvicinano le condanne giudiziarie) non conviene affatto staccare la spina al Governo perché difficilmente potrebbe poi tornare in Parlamento.
Quello che invece potrebbe preoccupare il Governo Letta, anche in relazione alle problematiche giudiziarie di Berlusconi, sono le dinamiche interne al PD: “Lo stato maggiore democratico riuscirebbe a reggere le pressioni della base che chiedesse di rompere con il partito di Berlusconi? Quanto a lungo il Pd potrebbe resistere all'offensiva dei social network, ai girotondi su internet e nelle piazze?”, si domanda Francesco Verderami sul Corriere della Sera. Ed è questa la domanda azzeccata perché è il PD che al suo interno non ha mai voluto questo Governo di “larghe intese” e che continua a non riuscire a farlo digerire ai propri militanti e ogni volta che qualche esponente deve parlarne si trova in imbarazzo, ci mette davanti mille giustificazioni e zero entusiasmo, nonostante il Presidente del Consiglio sia del partito e i buoni propositi che egli mette nelle azioni del governo.
Ed è il PD che, anziché, cercare di uscire dallo stagno e mettere il cappello su un Governo di cui ha il premier e diversi ministri o quanto meno di caratterizzarne l’azione focalizzando i propri obiettivi da portare a casa (o, detto brutalmente, di “piantare qualche bandierina”), continua a disperdersi in una litigiosità interna frutto del posizionamento precongressuale e a lasciare il pallino dell’azione dell’esecutivo totalmente in mano al PDL.
Basterebbe poco per invertire la rotta, basterebbe guardare ai provvedimenti approvati, segnalare cosa si è cercato di fare per i cittadini italiani, per rifinanziare la cassa integrazione o sugli ecobonus ad esempio e, invece, nulla: anziché guardare a ciò che si porta a casa si guarda altrove (agli F35 ad esempio, altra grana che sta per esplodere nel PD).
Il tutto sotto gli occhi di iscritti e militanti sempre più spazientiti e confusi che non si riconoscono più nelle scelte del partito e dei suoi rappresentanti nelle istituzioni e sotto il martellamento pesante dei media che hanno trovato nel PD un facile bersaglio per ogni cosa che avviene o non avviene.
Di fatto, però, se Berlusconi venisse definitivamente condannato, per il PD diventerebbe molto più che imbarazzante essere al governo con i suoi uomini e ciò che si è visto oggi - con il PDL che evoca l’Aventino e vuol bloccare il Parlamento e il Partito Democratico così terribilmente lacerato in mille posizioni - potrebbe essere solo un triste preludio di ciò che ci aspetta.

Nel PDL sono più attenti alla comunicazione: mandano messaggi chiari, forti, assolutamente riconoscibili. Poco importa se si tratta di cose giuste o no: ad esempio fin da subito la posizione del PDL sull’IMU è stata netta e certa (il PD che pure poteva giocare di mediazione perché ha delle proposte di riforma, ci ha messo un paio di mesi per riuscire a dire qualcosa sul tema e ancora non si sa se è la “sua risposta definitiva”). Oggi il tutto si è ripetuto sul problema dei processi di Berlusconi: il PDL ha detto forte e chiaro “blocchiamo tutto o facciamo cadere il Governo”, il PD ha detto “no” ma poi dovendo necessariamente mediare (perché il Governo sta in piedi con il sostegno di entrambe le forze politiche) avrà cercato di avviare una trattativa e si è arrivati ad uno stop di mezza giornata circa (con alcune attività parlamentari che comunque procedevano) ma che la stampa ha rivenduto all’esterno come un “sì”. Il tutto contornato di comunicati stampa dei capigruppo che confermavano il “no”, deputati di area renziana e civatiana che si smarcavano e confermavamo che si era trattato di un “sì” ma che loro si erano dissociati in un papocchio comunicativo che ha innescato il solito cortocircuito per cui a fare una pessima figura è di nuovo il PD nel suo complesso, scatenando le ire di iscritti e militanti e anche ex alleati e grillini (che non vedevano l’ora di vedere il Partito Democratico cadere nel trappolone del PDL).

Premesso che non si poteva fare altrimenti dal momento che il Governo Letta per stare in piedi necessita del sostegno sia del PD che del PDL, che la politica è sempre luogo di mediazione e i risultati raggiunti sono sempre frutto di un compromesso tra le parti e gli obiettivi che queste si pongono, che una sospensione dei lavori per concedere ad un gruppo parlamentare di riunirsi in assemblea in alcuni momenti è la prassi e non un fatto clamoroso, l’immagine che è uscita del PD dalla giornata di oggi è disastrosa.

Personalmente, rimango stupita della noncuranza con cui il Pd agisce nei confronti del sistema della comunicazione.
La linea politica può piacere o meno, ma quando si è al Governo con il PDL non si può agire fingendo che una delle due forze sia all’opposizione, bisogna adeguarsi alla realtà, però poi bisogna cercare di saper comunicare bene le scelte che si intraprendono.
Sembra che gli esponenti del Partito Democratico non abbiano la minima idea di cosa arriva ai cittadini di ciò che avviene nelle istituzioni e di, conseguenza, di ciò pensano poi della politica e del loro partito.
Controllare la comunicazione ai tempi della rete è molto complicato perché vengono meno una serie di filtri e mediazioni a livello spaziale e temporale (oggi basta un tweet sbagliato per “scatenare l’inferno” e i comunicati stampa sono qualcosa di superato e spesso rischiano di risultare anche ridicoli in alcuni frangenti perché arrivano quando i fatti hanno già smentito il testo scritto), inoltre, c'è un sistema giornalistico malato che il più delle volte non fa informazione ma altro, tuttavia non si capisce in che mondo vivano gli esponenti del PD.
Pochi minuti fa mi è arrivata una newsletter del Gruppo del Partito Democratico al Senato in cui il capogruppo afferma nel titolo “Il PD non si è piegato”. Purtroppo, la verità, invece, è che come sempre il PD non si “spiegato”: ha comunicato malissimo una scelta necessaria ma ostica e, come sempre, ci ha fatto una pessima figura a livello di immagine. Davvero non avevano previsto che si sarebbe detto che stavano facendo un favore al PDL? La verità è che il PD ha un gruppo dirigente che è convinto di fare politica oggi con le stesse modalità di vent'anni fa e non si rende conto di come, invece, nel frattempo, sia cambiato tutto: la politica, la comunicazione, il giornalismo, gli atteggiamenti dei politici. Se prosegue a comunicare in questo modo, il PD e i suoi esponenti si affosseranno da soli e a salvarli non basterà il fatto che la maggioranza degli italiani non ha accesso al web.
Il prossimo pasticcio comunicativo lo si prevede sugli F35.