giovedì 19 marzo 2020

Le persone chiedono di essere salvate

Le drammatiche immagini arrivate da Bergamo sono agghiaccianti e stridono con le polemiche insensate delle scorse ore.
I numeri di malati e deceduti che crescono senza sosta, prendono forma in quelle foto con i camion dell'esercito e non ha senso che si sia discusso piccatamente davanti alle telecamere se era meglio fare un ospedale in una città o in un'altra.
La fatica di medici e infermieri ci sembra pervenire da un mondo lontano nello strano silenzio delle nostre città che si colorano di primavera, dove per alcuni è difficile anche capire perché non si può uscire.
Le persone chiedono di essere aiutate e salvate e vogliono che le istituzioni si attivino per farlo, facendo arrivare le attrezzature e il personale che serve a curarle quando ancora si può fare, prima che la situazione degeneri, per non dover assistere ad altri tristi cortei funebri di camion militari per morti che non si possono neanche salutare.

martedì 10 marzo 2020

Smart Working?

Fatela finita di frignare come se foste reclusi chissà dove. Trovo insopportabile e irrispettoso leggere racconti (in rete ma anche sui giornali) di persone in casa (che momentaneamente lavorano lì o che si annoiano perché le nuove disposizioni governative non consentono altro) come se fossero cronache dal carcere o dalla guerra.
Siete a casa vostra, magari la casa che vi siete scelti e arredati, e il più delle volte state bene.
Capisco le difficoltà di chi, oltre al lavoro, si trova a gestire dei bambini o di chi ha in casa situazioni particolarmente gravose ma tutti gli altri no.
Non siete né in galera, né in ospedale moribondi, né in guerra e oltretutto si tratta di stare così per un po' di giorni non per l'eternità.
Io anche oggi ero a casa. Non è una novità. Lavoro da casa da diversi anni: quella roba che adesso chiamate in modo figo "smart working" e che alcuni di voi in questi giorni si sono accorti che è tutto tranne che un modo figo di lavorare.
Ce ne sono tanti che lavorano così tutto l'anno, in prevalenza "liberi professionisti", cioè partite iva, collaboratori precari e saltuari operanti in vari settori, freelance ma anche tanto altro.
In prevalenza sono le donne a lavorare da casa perché conciliano meglio l'impegno in famiglia con la possibilità di non abbandonare il mondo del lavoro (e quindi uno stipendio e un'eventuale futura pensione) ma lo smart working non è sempre una scelta loro: spesso è ciò che resta loro piuttosto che niente.
Negli ultimi mesi, alcune riviste hanno cominciato a pubblicare articoli su quanto sia alienante lavorare così perché di fatto non hai relazioni con i "colleghi", non ti puoi confrontare con nessuno quando devi scegliere come gestire un compito, e soprattutto sei tagliata fuori da ogni coinvolgimento rispetto alle attività collettive e non hai alcuna possibilità di crescere e fare carriera perché gli avanzamenti spettano solo a chi sta in un ufficio tutti i giorni, si muove dentro gli ambienti, si fa conoscere dai superiori.
Tralascio tutti i diritti che di fatto non esistono per chi lavora così (ferie, malattia, orari, programmazione) e alcuni ipotetici vantaggi (se piove e se fa freddo non devi uscire). Per chi lavora fuori casa, il tuo lavoro non esiste: il "sei a casa" viene tradotto con un "sei libera". 
Io oggi ho iniziato presto: il primo impegno era alle 7.00 di mattina, mentre in altri giorni finisco molto tardi, a seconda di quello che capita e il "sei libera" è una frase che mi provoca un'irritazione profonda ogni volta che la sento dire. Si lavora anche da casa per chi lavora: i primi tempi non ci si è abituati, è psicologicamente disastroso, poi ci si organizza anche in base alle attività che si devono svolgere (e alcune nel mio caso sarebbero complicate in ufficio per via della strumentazione da usare, degli orari che non sono quelli d'ufficio e del disturbo che potrebbe arrecare ad altri l'audio di qualcosa sempre acceso).
Mi fa piacere che dopo aver decantato per anni lo smart working vi rendiate conto sulla vostra pelle che non è quella gran cosa che millantavate ma le cronache della vita da reclusi proprio no, non le fate, piuttosto datevi da fare, organizzatevi e lavorate che altrimenti vi ritroverete tutto il lavoro arretrato quando potrete uscire!