domenica 19 febbraio 2017

L'Assemblea del PD verso il Congresso

È stata una bella Assemblea Nazionale quella che ha svolto il Partito Democratico oggi a Roma. Bella perché belli erano gli interventi che si sono susseguiti.
In questa Assemblea Nazionale, infatti, si è notata anche la differenza di spessore politico e culturale in alcuni interventi. Non è cosa da poco; era da tempo che questo non avveniva. Nei mesi scorsi più che ad assistere a delle discussioni politiche sembrava di assistere a show televisivi che avevano per partecipanti buzzurri della tastiera. Il momento delicato, senza dubbio, richiedeva diplomazia e dialettica un po’ più elevate ma non era affatto scontato che ci sarebbero state, vista la brutalità e la rapidità con cui ultimamente vengono liquidate tutte le questioni.

L’intervento che ho apprezzato maggiormente è stato quello di Piero Fassino. È stato lui, con il suo discorso, a fare ciò che avrebbe dovuto fare un Segretario. [video]
Un discorso da Segretario vero, con cui Fassino ha saputo mettere a fuoco tutti i punti chiave di questo passaggio difficile e ha fatto anche alcune aperture che sarebbero state necessarie in questa fase.
La fatica del lavoro di mediazione di Piero Fassino di questi giorni e di queste ore era tutta nelle espressioni del suo viso e nel contenuto del discorso pronunciato.
Un’analisi, quella fatta da Fassino, che ha saputo tenere insieme le tante problematiche che ci sono da dipanare ma che ha posto anche soluzioni perché non possiamo dimenticare che, oltre ai problemi interni al PD, ci sono anche delle scadenze elettorali da affrontare e c’è un mondo che assume dei risvolti sempre più inquietanti su cui occorre riflettere.

Un intervento bello e appassionato anche quello di Walter Veltroni, tanto che i giornalisti lo hanno già ribattezzato “la mozione emozionale”. Eppure il discorso di Veltroni è stato anche molto concreto quando ha ricordato tutte le sconfitte inanellate dalla sinistra ogni volta che ha scelto di dividersi e le ragioni per cui è nato il Partito Democratico, perché “Se la prospettiva è il ritorno ad un partito che sembra Margherita e uno i DS, chiamatelo passato non futuro”. [video]
Veltroni, infine, commuove quando si scusa per essere intervenuto. Il fondatore del PD che si scusa per intervenire all’Assemblea Nazionale del PD… Sono altri dovrebbero scusarsi per cosa hanno fatto con il PD in tutti questi anni.

Sulla stessa lunghezza d’onda di Veltroni si pone anche Dario Franceschini. La sofferenza e le tensioni per lo spettacolo che è consumato in questi giorni erano tutte nel volto di Franceschini mentre nel suo intervento si appellava all’unità del PD e ricordava di come il popolo del centrosinistra sia molto più unito dei suoi dirigenti e non avrebbe capito un’altra divisione che condannerebbe il centrosinistra all’irrilevanza politica, soprattutto in questa fase così pericolosa dove nel mondo prendono piede forze populiste e antisistema che mirano a cavalcare le paure dei cittadini e a dividere. [video]

Trionfo di applausi, invece, per Teresa Bellanova, che nel suo accalorato intervento ha ripercorso tutte le trattative portate a termine con i grandi gruppi industriali per salvare occupazione e imprese e ha polemizzato con la minoranza del PD per utilizzare spesso l’appellativo di “tifosi” per i sostenitori di Renzi e ha domandato retoricamente “come si fa ad andare nelle piazze senza sapere se ti devi difendere da Grillo o da chi sta nel tuo partito?”. [video]

Tentativi di mediazione espliciti tra maggioranza e minoranza, invece, sono arrivati da Maurizio Martina che, nel suo intervento, ha colto una questione importante: c’è bisogno di allargare la partecipazione. [video] Non è chiaro se lo dicesse perché ambisce ad allargare la “maggioranza renziana” e a trovarvi posto o se lo ha detto in senso più generale ma il vero limite del PD di questi anni è stato proprio qui. C’è una necessità vera di allargare la partecipazione, che vuol dire allargare gli spazi di partecipazione e decisione politica, vuol dire coinvolgere le persone (a partire da quelle della maggioranza, che è un po’ più composita del solo “giglio magico” o dei presunti “fedelissimi” che si sono autonominati tali) e il coinvolgimento deve essere vero e non solo quando fa comodo o quando serve manovalanza per mettere in piedi scelte decise da altri chissà dove. Si avverte sempre di più un senso di esclusione nel PD che probabilmente nasce anche dalla diffidenza di Renzi verso tutti gli altri ma così facendo è difficile sentirsi parte di qualcosa e portare avanti dei progetti. 

Differente è la posizione di Andrea Orlando che insiste nel chiedere una conferenza programmatica per allungare i tempi della discussione congressuale e ripartire da una piattaforma comune, stemperando prima le troppe tensioni accumulate in questi mesi. [video]
Orlando poi ricorda che c'è bisogno di intellettuali per costruire un pensiero politico perché non basta la competizione e chiede il coinvolgimento di essi all’interno di un percorso programmatico. La questione non è da poco e non va banalizzata. Non è solo il problema di giocato le ultime campagne elettorali avendo contro tutto il mondo intellettuale che è sempre stato di riferimento per il centrosinistra ma è anche un problema del come fare politica, del come gestire le discussioni e di quale livello tenere nei dibattiti perché indubbiamente la brutalità anche di linguaggio degli ultimi tempi non è certo stata di aiuto dentro al PD. 

Il finale per ora resta aperto, nei prossimi giorni si capirà cosa ne sarà della scissione ma intanto si avvia l’iter per il congresso e da qui si apre un’altra fase, completamente nuova.

Sul treno del ritorno

Ieri pomeriggio sul treno del ritorno ho trovato una bella sorpresa.
Sono stata la prima a salire sul vagone e nel portabagagli in alto, dove ero intenta a mettere il piumino, c'era un sacchetto infiocchettato con una scatola di cioccolatini.
Mi sono guardata in giro un po' per capire se qualcuno l'aveva appoggiata lì e magari era semplicemente sceso a fumare o se qualcuno che si era accorto di averla lasciata stesse tornando a recuperarla ma nessuno arrivava.
Sono stata un po' indecisa sul cosa fare. I brutti episodi di cronaca e gli annunci che si susseguono dagli altoparlanti sui bagagli dimenticati hanno fatto il loro effetto. Il sacchetto infiocchettato sembrava di cioccolatini ma se non li fossero stati? Ho pensato che avrei dovuto avvisare il capotreno ma ho pensato anche che in quel modo il treno non sarebbe partito più e poi se avessi chiamato il capotreno per una scatola di cioccolatini abbandonata sarei stata ridicola. Alla fine mi sono decisa a sfiocchettare il sacchetto e a sollevare il coperchio ed erano proprio cioccolatini veri.
Pian piano hanno cominciato a salire gli altri viaggiatori ma ormai i cioccolatini erano miei.