venerdì 21 febbraio 2020

Verso uno sviluppo sostenibile


Stamattina al Pirellone, dove politica, sindacati, associazioni, mondi produttivi si sono riuniti per discutere di ambiente e di come realizzare una transizione dell'economia verso uno sviluppo sostenibile.

domenica 9 febbraio 2020

Bit 2020


Oggi alla fiera del turismo (a sognare viaggi che non farò).

giovedì 6 febbraio 2020

L'opinione pubblica deve essere maggiormente avvertita sulle mafie

Oggi il senatore Franco Mirabelli ha tenuto una lezione sulle mafie ai corsisti dell'Umanitaria (video). 
Un'ora di discussione sull'evoluzione delle mafie, che ormai non sparano quasi più ma si sono insediate sui nostri territori e entrano nell'economia legale, cercando il potere più che i soldi e, nonostante abbiamo gli strumenti migliori per contrastarle, l'opinione pubblica deve essere maggiormente avvertita della loro pericolosità, perché le mafie si possono sconfiggere se oltre alla magistratura e alla politica, c'è anche la risposta della società. 
Argomenti importanti e non semplici a cui il pubblico ha risposto con grande interesse.

domenica 2 febbraio 2020

La lezione dell'Emilia Romagna e le prospettive per la ricostruzione del centrosinistra

Al Circolo PD Rigoldi di Niguarda abbiamo organizzato un incontro dal titolo “Ripartiamo! Battere questa destra si può! La lezione dell'Emilia Romagna e le prospettive per la ricostruzione del centrosinistra” anche per far seguito alle richieste che ci sono arrivate da parte di alcuni iscritti di discutere un po’ insieme dopo le tante cose che abbiamo letto sui giornali nelle ultime settimane riguardanti il PD (l’annuncio del congresso, la confusione tra scioglimento e apertura del partito alle realtà civiche, il seminario del gruppo dirigente a Rieti da cui sarebbe dovuta uscire l’agenda del PD) e poi ora con l’esito delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria.
Abbiamo scelto di soffermarci un po’ sul risultato dell’Emilia Romagna, non solo perché abbiamo vinto – ci davano per morti e invece il PD è risultato essere il primo partito, arrivando al 34,6% in Emilia Romagna (40,7% a Bibbiano!) e al 15,1% in Calabria - ma anche perché forse quello che è successo lì può essere un modello da cui ripartire.
Nel titolo del nostro incontro non è un caso che ho scritto “La lezione dell'Emilia Romagna e le prospettive per la ricostruzione del centrosinistra”: la riconferma a Presidente di Stefano Bonaccini passa da un insieme di fattori di cui dobbiamo tenere conto, che sono il buon governo ma anche una coalizione di centrosinistra larga e trainata dalla partecipazione nelle piazze stimolata dalle Sardine.
Questi elementi sono anche quelli che ha citato spesso Zingaretti quando ha annunciato di voler cambiare il partito, immaginando un PD che andasse un po’ oltre i suoi recinti per aprirsi a una parte di sinistra che sta tornando a guardare noi, al civismo e ai movimenti come quello delle Sardine.
Non è un disegno strano: Zingaretti è un leader riconosciuto da quella parte di centrosinistra; lo hanno guardato con speranza e anche come possibile fattore di ri-aggregazione quando si è presentato alle primarie per diventare il Segretario del PD e, quindi, in questo senso, il risultato emiliano-romagnolo, costruito su quei fattori, può fare da laboratorio per cercare di ricostruire un’area politica, vedremo poi se sarà il nuovo centrosinistra o un nuovo PD più allargato.

C’è la questione del Movimento 5 Stelle, sempre più lacerato e uscito malissimo dalla tornata elettorale. Prima delle elezioni, il giornalista Fabio Massa di Affaritaliani aveva scritto su Facebook “Credere nel voto disgiunto è un po’ come credere ai miracoli”. In Emilia-Romagna allora c’è stato un miracolo perché è anche grazie al voto disgiunto dal Movimento 5 Stelle che Stefano Bonaccini ha potuto vincere.
Resta, però, da vedere se i vertici del Movimento hanno compreso ed elaborato le loro sconfitte e che tipo di percorso pensano di intraprendere a partire da lì.
Di Maio - insieme a Casaleggio - era l’elemento di congiunzione tra M5S e Lega e non voleva saperne del PD. Pensavamo che dopo il suo passo indietro si sarebbe potuto aprire qualche canale di dialogo più proficuo ma la nomina di Bonafede a capodelegazione del Governo (uomo di Di Maio e autore del pasticcio sulla Giustizia) non è certo un segnale che va in quella direzione, anzi, sembra quasi che Di Maio si stia preparando per ritornare con più forza e blindato dai suoi.
La posizione che deciderà di prendere il Movimento 5 Stelle è importante sia sul piano nazionale per la tenuta del Governo che sul piano locale in vista delle prossime tornate elettorali regionali e amministrative.

Inoltre, come abbiamo letto sui giornali dai vari collaboratori alla campagna elettorale di Bonaccini, in Emilia Romagna hanno giocato anche alcuni fattori locali: qualcuno ha detto che “Salvini si è comportato come un invasore”, presentandosi in modo arrogante sui territori senza neanche conoscerli e imponendo se stesso, il suo stile e la sua agenda tutta nazionale che nulla c’entrava con quelle realtà, a maggior ragione in un’elezione volta a eleggere chi avrebbe governato la Regione e non il Paese.
Però, guardando le mappe dei risultati elettorali in Emilia Romagna (poco rassicuranti per noi, nonostante la vittoria) si vedono anche alcune chiare tendenze nazionali se non addirittura mondiali, come la divaricazione tra il voto nelle città (Bologna in particolare) e i territori lontani, isolati, periferici. Questo scenario lo abbiamo già visto tra Milano e il resto della Lombardia ma è simile a quello americano che ha portato all’affermazione di Trump e in parte anche al rapporto tra Londra e il resto della Gran Bretagna.

Dobbiamo, quindi, prendere atto che c’è un problema: le nostre città crescono sempre di più, corrono, diventano luoghi di sviluppo e apertura ma appena un po’ più fuori dai confini inizia il mondo degli altri, che si sentono esclusi da quello sviluppo e hanno paura di non farcela e si ripiegano in loro stessi, si chiudono e lì guadagnano consensi quelli che agitano ancora di più le loro paure.
Qualche settimana fa, infatti, in un convegno, Giovanni Floris ha spiegato che spesso alle persone non interessa che i politici risolvano i problemi, forse un po’ anche perché non si crede più al fatto che la politica possa risolvere qualcosa, ma votano quelli che raccontano i loro problemi perché almeno si sentono compresi e rappresentati.
Se così fosse, le sfide che abbiamo davanti diventano complicatissime e bisogna attrezzarsi per tempo, lavorando alla costruzione di un clima culturale e civile nel Paese, oltre che di un’agenda capace di mettere in campo proposte concrete per migliorare la vita delle persone.
L’esito del voto emiliano-romagnolo ha dimostrato che battere questa destra populista è possibile, ora ci auguriamo che da questo risultato il centrosinistra possa finalmente ripartire e ri-attrezzarsi per vincere le sfide future.
Antonio Scurati, in un articolo sul Corriere della Sera di qualche giorno fa, scriveva che oggi le piazze della paura prevalgono su quelle della speranza e la sinistra attualmente è minoritaria nel Paese.
Il lavoro da fare, quindi, è ancora molto.