martedì 20 ottobre 2015

Giornalisti che non fanno il loro mestiere

Non mi stupisco se persone comuni aprono il web o i giornali, leggono le prime cose che trovano, ci credono e le rilanciano.
Mi stupisco che lo facciano giornalisti, magari anche affermati, che dopo anni di lavoro e riconoscimenti, dimenticano le regole base del giornalismo (come ad esempio quella di avere delle fonti certe e di andarle poi a verificare) e scrivano dei pezzi contenenti tesi totalmente inventate e non si preoccupino di interpellare anche altre voci rispetto a quella della loro fonte per avere maggiori garanzie di veridicità su ciò che intendono pubblicare ma anche per tutelarsi da eventuali querele che possono arrivare quando si scrive il falso o si diffamano persone.
Questo modo di scrivere fa un danno all'informazione e ai cittadini che hanno il diritto di essere informati su quanto accade.
Non mi stupisco se ci sono politici o aspiranti tali che usano l'informazione e i mezzi di informazione per fare propaganda alle loro tesi e martellino su quegli argomenti ma mi stupisco che i giornalisti che vedono tali comunicazioni e devono scrivere un articolo attinente a quell'argomento non vadano poi a verificare se quella comunicazione è vera o falsa o se manca di altri dati, magari volutamente omessi da chi l'ha mandata.
Non mi stupisco troppo se incidenti di questo tipo capitano a giovani giornalisti, spesso neanche pagati, che lavorano in condizioni impossibili e magari hanno fretta di chiudere un pezzo con un certo numero di battute che è stato commissionato loro all'ultimo momento e cercano di arrabattarsi come possono ma mi incavolo quando lo fanno signori del giornalismo profumatamente pagati e coccolati da grandi gruppi editoriali che hanno, invece, tutte le possibilità di lavorare come si deve e mi incavolo ancora di più perché l'Ordine dei Giornalisti - che è nato per garantire ai lettori che coloro che scrivono sono persone con le competenze adatte a farlo (perché questo è ciò che ti spiegano) - poi non si preoccupi minimamente di dire qualcosa ai tanti "colleghi" che fanno tutto tranne che un'informazione corretta, verificata nelle fonti e nelle tesi.

giovedì 8 ottobre 2015

Il sindaco non pervenuto

Il caso Roma è da tempo sotto gli occhi di tutti.
Marino ha avuto, negli scorsi mesi, più occasioni per dimettersi e, soprattutto, per farlo a testa alta, facendo emergere in modo forte la differenza tra il sistema criminogeno che tiravano fuori le inchieste e i suoi tentativi di rompere quei meccanismi e di ripristinare la legalità e la trasparenza.
Invece, non lo ha fatto: Marino è stato lì perché, da persona onesta, riteneva di dover restare e mentre a lasciare avrebbero dovuto essere gli altri, quelli corrotti e compromessi.
E' stato lì anche perché un pezzo di chi ce lo ha messo (il PD) ha pensato che andare al voto equivalesse consegnare la città ad altre forze politiche e che comunque, prima o poi, si sarebbe trovato il modo di rimettere la situazione in ordine e che lasciare in ordine è sempre più conveniente che uscire di scena in mezzo agli scandali.
Il problema è che nulla si è risollevato. I pasticci a Roma hanno continuato a susseguirsi uno dopo l'altro su tutti i fronti e senza che fossero individuate responsabilità precise (il funerale del Casamonica che tutti sapevano ma non si sono parlati tra loro per impedirlo) o senza che venissero individuate delle soluzioni (i mezzi pubblici sempre fermi per scioperi o per guasti ma su Atac non si può nulla).
Nel frattempo è iniziata anche un'evidente campagna mediatica contro Marino, in parte fomentata dal Movimento Cinque Stelle con il pallino degli scontrini (la Panda in zona vietata, le vacanze lontane mentre Roma affonda, le risposte sgarbate date ai cittadini, il nuovo viaggio in America annunciato come su invito del Papa e poi smentito dal Papa stesso, le cene pagate dal Comune): un accerchiamento che aveva l'obiettivo neanche tanto velato di farlo fuori ma resta che il sindaco di Roma ci è caduto completamente dentro.
Marino solo ingenuo o distratto? Può essere ma sviste di questo genere spesso si pagano, anche perché si sta parlando del sindaco della Capitale d'Italia e, quindi, di un uomo e di una città che hanno visibilità nel Paese e nel mondo e la visibilità degli ultimi tempi non è stata certo positiva.
E' una colpa di Marino? Probabilmente no o non del tutto.
La colpa principale di Marino è quella di non aver fatto il sindaco. Da quando è emersa l'inchiesta "Mafia Capitale", tutto ha continuato a ruotare intorno ai problemi di legalità, nomine, potere, gestione e tutto il resto è sparito dall'agenda mediatica del sindaco. Magari poi nei fatti Giunta e Consiglio Comunale hanno anche lavorato per temi più concreti di interesse dei romani ma il sindaco lo si è visto solo concentrato su se stesso e il suo problema personale nel rapporto con i partiti che lo sostenevano e con gli avversari mentre la città aveva bisogno di uno che facesse il sindaco non lo sceriffo o l'equilibrista. I suoi assessori (compresi i nuovi persi tra visibilità e bestemmie) non hanno fatto altro che contribuire all'ampliamento di questa distanza dai cittadini e dalle loro domande di governo della città.
Anche la pantomima di oggi sulle dimissioni annunciate e poi smentite è un'altra ridicolaggine di cui la Capitale d'Italia non aveva bisogno.