martedì 31 luglio 2012

Bersani presenta la Carta degli Intenti Pd

A dispetto dei titoli fuorvianti dei giornali e delle critiche immancabili di alcuni maicontenti di professione, il discorso che ha fatto questa mattina Pier Luigi Bersani per la presentazione della Carta degli Intenti per il patto tra Democratici e Progressisti, è stato molto buono.
Per la prima volta Bersani non è apparso in affanno, in cerca di affermazione, in ansia da risultato e non è nemmeno sembrato la caricatura di Crozza: niente battute, neanche una, ma un discorso politico e programmatico.
Un discorso ampio, in cui Bersani ha fatto un ragionamento di prospettiva, dando un senso al percorso che il Pd sta compiendo e collocando il partito in un punto preciso all’interno dello scenario confuso che stiamo attraversando. Un discorso in cui Bersani ha fatto moltissime aperture chiare su tanti fronti: dal dialogo con la società civile (da cui ci si auspica di avere reciprocità, scambio e non un tentativo di assalto come invece è stato in questi mesi) al rinnovamento interno, dalle scelte liberali (senza che ci si dimentichi che, però, i disastri attuali sono stati causati da distorsioni liberiste) ai diritti.
Insomma, finalmente abbiamo visto un Bersani chiaro negli intenti e nel modo in cui intende collocare il Partito Democratico.

“Il Pd è pronto a ogni evenienza. Sosteniamo con le nostre idee questa fase di transizione, con quel che ci piace e quel che non ci piace, caricandoci di responsabilità che non sono nostre”, ha detto il segretario in apertura del suo discorso, precisando che “Siamo alternativi non a Monti ma alla destra. Vogliamo avviare un percorso di alternativa alle destre che in questi dieci anni hanno sfibrato il Paese e portato al disastro”.

La questione democratica si lega alla questione economica e sociale: il Pd è contro il liberismo economico e finanziario che ha portato a tutto quello che stiamo vedendo: ormai siamo arrivati alla distorsione del mercato, siamo al dominio di soggetti incontrollati” – ha avvertito Bersani – “Per uscire dalla crisi bisogna rimettere l’economia sulle sue basi reali (cioè il lavoro), prestare attenzione alla democrazia rappresentativa e rilanciare l’idea dell’Europa e queste sono tutte cose che si tengono insieme”.

Semplicità, sobrietà, legalità, civismo” sono le parole chiave citate dal segretario Pd e di cui tener conto per le riforme da fare. Riforme che devono riguardare anche i costi della politica, un meccanismo per dare più protagonismo alla società civile, delle leggi severe contro la corruzione: “Politica e istituzioni sono nel cuore della riforma”, ha ricordato Bersani.

Bersani che non ha dimenticato di guardare all’orizzonte europeo: “Non sottovalutiamo il rigore e i patti europei: i nostri governi ne hanno tenuto conto sempre e anche in condizioni difficilissime. I democratici e progressisti sono la solidità della scelta europea ma la politica europea così non va: la destra ha disperso la materia prima dell’Unione Europea che era la solidarietà, l’idea di un destino comune. L’austerità da sola non risolve i problemi ma aggrava la situazione”. A proposito del ruolo dell’Italia nel mondo, il segretario Pd ha ricordato che è necessario riprendere questa discussione e che il nostro Paese deve fare la propria parte, esaltando le sue specificità all’interno di un mondo che è completamente nuovo rispetto a prima.

Bersani ha poi citato i temi principali espressi anche dalla Carta degli Intenti elaborata dal Pd, a partire dal lavoro: “Per alleggerire il carico fiscale su lavoro e imprese bisogna spostarlo su grandi patrimoni e rendite”, ha affermato il segretario Pd, ricordando poi che occorre fare di più per l’occupazione femminile, per risolvere precariato, ma anche per combattere la dispersione scolastica. Di qui l’importanza della formazione e della ricerca e “se si taglia qui bisogna tagliare ciò che non funziona ma poi occorre reinvestire sempre in questo settore ciò che si ricava”.

“L’idealità ci dà concretezza”, ha enfatizzato Bersani, citando al primo posto, tra i temi da cui partire, quello dell’uguaglianza (tra Paesi e dentro i Paesi perché “le disuguaglianze hanno fatto danni”).
Duro, poi contro gli evasori fiscali che esportano capitali all’estero, Bersani ha segnalato che “Serve riprendere la ricchezza che scappa via in nome della solidarietà”, senza dimenticare che, però, “Serve ancora più trasparenza in materia fiscale perché com’è oggi non è sufficiente” così come, per il segretario Pd, è necessario “Mettere limiti agli accessi retributivi che fanno scandalo anche al ceto medio non solo ai poveri”. Necessaria per Bersani anche una riforma della Giustizia ma per i cittadini e non legata alle problematiche di qualcuno.
Bersani ha puntualizzato anche la questione della democrazia paritaria, ricordando che nelle liste del Partito Democratico il 50% dei candidati sono donne e il partito ha chiesto che il finanziamento pubblico venga fatto anche in proporzione alle donne elette.
Polemico con la Lega, sul tema dei divari territoriali, Bersani ha affermato che non si può pensare di deprimere il Sud sperando così di salvare il Nord perché tutti i dati dimostrano il contrario e il federalismo è da rifare.
Tema spinoso, poi, quello dei diritti: “Non bastano ricette economiche, l’involuzione economica ha portato anche ad un’involuzione culturale”, ha sottolineato il segretario Pd, affermando che “La prima norma che faremo riguarda i figli degli immigrati nati e vissuti in Italia perché l’Italia deve stare nel mondo di domani”. I diritti, per Bersani, devono essere sociali e civili: “Le unioni gay non fanno dimenticare i diritti degli operai”, ha affermato il segretario del Partito Democratico, quasi a rispondere alle polemiche nate in seguito alle discussioni degenerate dopo l’ultima Assemblea Nazionale su questo tema.
Venendo alla politica, Bersani ha segnalato la necessità di dare più efficienza e prestigio alle istituzioni e per questo “Faremo un governo che unisca rinnovamento a credibilità internazionale, non applicheremo il manuale Cencelli ma manderemo avanti gente nuova e per bene e siamo pronti anche a rivedere tutti gli accordi internazionali”. “Serve darsi una base morale e civica. Promesse a vuoto non possiamo farne ma trasmettere fiducia sì”, ha detto Bersani.

Sempre in tema di aperture, Bersani, più volte ha ribadito che si andrà ad aprire un confronto nell’area progressista che coinvolga politici, civismo, intellettuali. “Lo faremo con i dibattiti nelle nostre feste, con incontri sia a livello nazionale che regionale e locale. I democratici non devono chiudersi ma aprirsi alle altre forze per far fronte comune contro le derive delle destre populiste (a livello europeo, non solo in Italia)”, ha segnalato il segretario, annunciando per i prossimi giorni incontri con Vendola, Forum Terzo Settore, forze intellettuali (storici, studiosi del diritto, economisti), definiti “una risorsa enorme del nostro Paese”.
Bersani ha anche precisato che la Carta di Intenti sarà la base su cui andare ad interloquire con le altre forze, ricordando che comunque il Pd ha elaborato un vasto patrimonio programmatico nel corso degli anni, ma questa volta si intende partire da un percorso diverso, da un’impostazione culturale.

Da chiarire ancora il come mettere in pratica gli intenti annunciati ma, probabilmente, questo lo si definirà dopo le trattative con i potenziali alleati, intanto è chiara la base da cui parte il Pd e non è poco.
 
[ricordo che in questo post ho parlato del discorso di Bersani, non di quello che c’è scritto nella Carta degli Intenti o di come è stata scritta]

mercoledì 25 luglio 2012

L'economia e il vuoto della politica

Leggendo i giornali in queste settimane si fa un gran parlare di Europa ma solo per via delle drammatiche vicende economico-finanziarie che stanno interessando alcuni degli Stati membri dell'Unione. L'impressione generale, comunque, è che ci sia un Nord Europa (ricco e benestante) che non ha intenzione di accollarsi la situazione del Sud Europa (tutt'altro che rosea) e su questo campo si gioca la crisi, la speculazione e anche le soluzioni.
Altro argomento gettonatissimo è l'andamento della borsa e dello spread, di cui improvvisamente tutti sembrano essere diventati massimi esperti.
Delle altre vicende interne agli Stati colpiscono le dure misure di risamento che stanno cercando di attuare alcuni Paesi in difficoltà e le proteste sempre più forti dei cittadini che si sentono minacciati da questi provvedimenti. Nessuna parte politica pensa di rimettersi a giocare in un simile scenario ma ciò non toglie che le diversità di visioni restano. In generale, però, l'impressione è che vi sia una distanza abissale tra ciò che avviene nelle sfere della finanza e dei governi e il sentire dei cittadini, i quali, il più delle volte, si trovano a subire le conseguenze dei tagli e delle misure (anche necessarie) attuate e non ne comprendono minimamente né eventuali benefici né tanto meno la prospettiva che possa essere contenuta in simili provvedimenti.
Quello che manca in questa fase così delicata e drammatica è la politica: è la politica che deve indicare una prospettiva, un progetto, una visione per il futuro del Paese. Oggi non si vede nulla di tutto questo. Si vedono solo i tagli (necessari) e vengono percepiti come imposti dalla crisi, indicati solo come una soluzione (inefficace) per ripianare un debito e per i mercati. Questa non è una prospettiva di futuro (e cambia poco che vi si abbini la parola Italia o Europa). I tagli devono essere fatti per trovare risorse per costruire un Paese migliore, più efficiente, più moderno, più competitivo e per aiutare chi - anche a causa della crisi - non ce la fa da solo con i propri mezzi. Questo discorso manca completamente oppure rimane implicito ed è sbagliato perché non può rimanere un discorso implicito ma deve essere espresso con chiarezza perché altrimenti non si capisce più per chi e per cosa si stanno facendo dei sacrifici tanto pesanti. Non si può neanche far finta di non vedere che alcuni tagli (per quanto giusti o necessari) comportano dei costi sociali: si tagliano dei servizi (e, molte volte, chi ne usufruisce è chi ne ha bisogno e non ha alternative) e, spesso, quelli che si vanno a tagliare sono anche posti di lavoro e quindi sono persone, famiglie, gente che non sempre ha la possibilità di reinventarsi qualcosa (anche per via della crisi). Di questo occorre che se ne tenga conto, perché, come è chiaro, la crisi pesa di più sui più deboli, perché gli altri (quelli con molti soldi, con grandi patrimoni, con altre possibilità lecite o meno che siano) il modo di stare a galla lo trovano comunque.
Insomma, sembra che la politica stia affannosamente cercando di inseguire un'economia sfuggente e non riesca in alcun modo metterle le briglie. In tutto questo gran parlare di banche, di economia, di mercati, di spread, mancano i cittadini. Le persone in tutto questo dove sono? E soprattutto in che modo vengono considerate? L'emergenza che stiamo attraversando, probabilmente, durerà ancora a lungo, allora - oltre alle misure necessarie per cercare di farvi fronte - è bene che si cominci anche parlare di prospettive (anche non rosee) per l'avvenire, che si cominci a tracciare una rotta, che si faccia capire dove ci si vuole dirigere, quale Paese si vuole costruire e su quali pilastri. Senza chiarirsi su questo punto, restano solo delle manovre economiche incomprese e non sempre efficaci e resta aperto un varco in cui è più facile infilarsi per chi urla di più pur non avendo nulla di dire.

domenica 22 luglio 2012

L'uomo della pianura

Dario Franceschini a "La Milanesiana" legge "L'uomo della pianura" - Milano, teatro Dal Verme, 19 luglio 2012


domenica 15 luglio 2012

Incontro a Lacchiarella sulla città metropolitana

Questa mattina, alla Cascina Coriasco di Lacchiarella, nell’ambito della Festa Democratica del Sud Milano, si è svolto un incontro sul tema della città metropolitana che ha visto la partecipazione del parlamentare Vinicio Peluffo, del consigliere regionale Franco Mirabelli, del segretario Pd dell’area metropolitana di Milano Roberto Cornelli, moderato dalla consigliera comunale di Binasco Daniela Re.



L’incontro, a cui erano presenti molti sindaci e amministratori dei paesi limitrofi, aveva l’intento di spiegare meglio il concetto di area metropolitana, anche alla luce delle nuove disposizioni in materia di abolizione delle provincie previste dal decreto sulla Spending Review.
Ad aprire la discussione è stato Roberto Cornelli (video), il quale ha ricordato come il momento economicamente difficile generi la necessità di sostenere anche scelte non facili come quelle previste dalla Spending Review che, tuttavia, devono essere viste nell’ottica di un alleggerimento della pubblica amministrazione ma non di un taglio di servizi per i cittadini. In quest’ottica, secondo il segretario metropolitano del Pd, va vista anche la questione dell’abolizione delle provincie che, comunque, implica una riorganizzazione delle deleghe (ricevute prevalentemente dalle Regioni) e delle funzioni che svolgono (per lo più di coordinamento dei Comuni). Cornelli ha ricordato il grande impegno messo in campo già da tempo da parte del Partito Democratico di Milano, che ha discusso della questione dell’area metropolitana in molti appuntamenti che si sono susseguiti dallo scorso novembre ad oggi.
Cornelli ha segnalato anche come oggi la vita di una città come Milano sia già integrata con i territori limitrofi e, per questo, è necessario che anche i servizi vengano riorganizzati secondo questa ottica e, quindi, il governo metropolitano non deve essere un governo di secondo livello ma una vera e propria riarticolazione del primo livello. Un governo metropolitano che, contrariamente a quanto previsto dal decreto legge, secondo Roberto Cornelli, necessita di una forma democratica di rappresentanza (anche per le sue forme provvisorie, in quanto troppo spesso la provvisorietà nel nostro Paese si protrae per anni); e questo significa che il sindaco di tutta l’area deve essere eletto con i voti dei cittadini e non può automaticamente diventarlo il sindaco del capoluogo.

Franco Mirabelli, nel corso del suo intervento (video), si è soffermato a lungo a chiarire alcuni passaggi relativi alla creazione delle città metropolitane previste dal decreto della Spending Review e ha ricordato che, se Milano vuole competere con le altre città metropolitane del mondo, deve mettere in campo politiche adeguate che riguardano un po’ tutti i settori. Ad esempio, in materia di politiche ambientali, il consigliere regionale ha ricordato che non si può pensare di risolvere il problema delle esondazioni del Seveso o dello smog e dell’inquinamento agendo sui singoli Comuni ma è necessario un ragionamento complessivo dell’intera area.
Per ottenere questo, Mirabelli ha segnalato che occorre una cessione dei poteri da parte della Regione e dei singoli Comuni all’area metropolitana e, in Lombardia, dove si è instaurata una gestione fortemente centralista ad opera di Formigoni è diventato difficile, in quanto il presidente stesso della Regione non sembra affatto intenzionato a ridimensionare le sue competenze. Mirabelli ha ricordato come il percorso per arrivare alla formazione delle città metropolitane sia nato con la modifica del Titolo V della Costituzione, che prevedeva proprio la nascita di esse ma poi non fu mai attuata e, oggi, con il decreto della Spending Review si interviene negli aspetti amministrativi ma in un’ottica del taglio dei costi. Addentrandosi nella spiegazione del decreto, il consigliere regionale ha segnalato come esso preveda che il sindaco dell’area metropolitana sia provvisoriamente il sindaco della città capoluogo e il Consiglio sia formato da membri scelti dall’assemblea dei consiglieri e dei sindaci di tutti i Comuni aderenti. In pratica, ha spiegato Mirabelli, si tratterebbe di un’istituzione di secondo livello e non eletta direttamente dai cittadini; scelta questa che piace poco al Partito Democratico (che in Parlamento ha presentato una serie di emendamenti per correggere questo e altri aspetti del decreto). Il Pd, infatti, predilige che vi sia un’elezione diretta anche di questa istituzione, in quanto vincolerebbe meglio gli eletti a rispettare la volontà dei cittadini e, quindi, anche le scelte che verrebbero intraprese sarebbero maggiormente condivise dalla popolazione.

Più genericamente della Spending Review si è occupato, invece, Vinicio Peluffo (video), il quale ha ricordato come il termine significa in italiano “revisione della spesa”, concetto caro al centrosinistra perché contrapposto alla logica dei tagli lineari applicati dal precedente governo.
Peluffo ha denunciato come le spese italiane siano altissime eppure anche le disuguaglianze siano rimaste troppo alte e questo, secondo il parlamentare del Partito Democratico, significa che per avere risorse da dedicare alla riduzione delle disuguaglianze è necessario combattere le inefficienze della spesa pubblica, senza dimenticare che molti interventi sono stati necessari per evitare un innalzamento dell’IVA e un taglio delle detrazioni ma anche per reperire risorse necessarie per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto e per gli esodati.
Molto partecipato è stato poi anche il dibattito che è seguito con numerosi interventi ad opera dei sindaci presenti, che hanno puntualizzato alcuni aspetti pratici della formazione dell’area metropolitana e del coordinamento tra i Comuni per la gestione dei servizi.


Incontro Pd a Lacchiarella - 15 luglio 2012

venerdì 13 luglio 2012

Toia, Panzeri e Joffrain spiegano la nuova Europa

Grande partecipazione all’incontro di giovedì pomeriggio a Milano sul tema “Dopo il Consiglio Europeo. Continuiamo a costruire l’Europa”, che ha avuto come protagonisti gli europarlamentari del Partito Democratico Patrizia Toia e Antonio Panzeri e l’economista Walter Joffrain. Si è trattato di un incontro volto a far conoscere un po’ meglio ai cittadini le decisioni assunte all’ultimo Consiglio Europeo del 28-29 giugno, di cui tanto hanno dibattuto i giornali, e per approfondire la valenza che le scelte intraprese in sede europea hanno anche sulle nostra politica nazionale e le implicazioni che possono avere nella progettazione del nostro futuro.
Ad aprire l’incontro è stata Patrizia Toia, la quale ha rivendicato il ruolo dei progressisti europei nei passi avanti che sono stati compiuti e che hanno portato ad un complessivo cambiamento di clima del nostro continente. Toia ha sottolineato la responsabilità e il protagonismo del gruppo S&D al Parlamento Europeo, di cui fa parte anche il Partito Democratico, nel mettersi alla testa di processi nuovi che stanno portando dei cambiamenti positivi e auspicati da tempo nella direzione da percorrere e anche nei metodi da utilizzare.
Fortemente critica la parlamentare democratica nei confronti dei vertici conservatori dell’Europa che hanno permesso che si lasciassero soli alcuni Paesi in difficoltà e che, con risposte tardive, hanno consentito l’aggravarsi della crisi che ha colpito l’eurozona.
Un quadro della crisi economica lo ha tracciato Walter Joffrain (*tbc Ph.D. MIT Senior Manager Corporate Finance), il quale ha ripercorso le tappe delle ultime vicende dell’eurozona, spiegando le ragioni che stavano dietro al continuo aggravarsi della situazione. Joffrain ha illustrato anche le risposte portate dall’Europa a questa situazione, attraverso le decisioni assunte nei Consigli europei da marzo a oggi, e ha segnalato come soltanto adesso vi siano chiari indicazioni per procedere verso una prospettiva di crescita, ma tutto questo va ad inserirsi in uno scenario comunque negativo e di totale sfiducia da parte dei cittadini.
Infine Joffrain si è soffermato a commentare la situazione italiana, peggiorata sia dal punto di vista economico che di prospettive, dal 2010 ad oggi.
A chiudere i lavori è stato Antonio Panzeri, il quale ha ricordato che occorre più politica a livello comunitario, occorre dare più forza alle istituzioni democratiche europee affinché le decisioni assunte possano essere realmente condivise dai cittadini e ha ricordato come il contesto europeo sia divenuto oramai imprescindibile per ogni decisione da intraprendere.
Il pomeriggio si è concluso con uno scambio di opinioni tra i relatori e il pubblico, che si è rivelato molto attento e partecipativo.