domenica 27 febbraio 2011

Valori e democrazia per ricostruire la società italiana

Sala gremita venerdì sera al Palazzo delle Stelline per il convegno “I valori e la democrazia in politica”, organizzato dall’Associazione Democratici per Milano, a cui sono intervenuti Dario Franceschini (Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati), Padre Bartolomeo Sorge (esperto di dottrina sociale della Chiesa), Luigi De Paoli (Professore di Economia dell’Energia all’Università Bocconi), introdotti da Patrizia Toia (Eurodeputato Pd) e Franco Mirabelli (Consigliere regionale Pd).
Tra il pubblico tanta gente comune ma anche tutto lo stato maggiore del Partito Democratico lombardo, da Maurizio Martina (segretario regionale Pd) a Francesco Laforgia (coordinatore dei circoli di Milano), ai parlamentari Erminio Quartiani, Emilia De Biasi, Enrico Farinone, la senatrice Fiorenza Bassoli e il candidato al consiglio comunale Stefano Boeri, ma anche importanti rappresentanti del mondo dell’associazionismo e della cultura. Video integrale dell'incontro>>>
Padre Bartolomeo Sorge ha aperto il suo intervento ricordando che viviamo in un momento di depressione collettiva: «Nel secolo scorso c’erano le ideologie ma erano accompagnate dai grandi ideali; oggi siamo passati alla “politica del fare”».
Il vuoto di ideali, secondo Padre Sorge, è stato riempito dall’ideologia tecnocratica che si è accompagnata al neoliberismo e questo si è trasformato in pensiero unico dominante grazie alla diffusione fatta dai mezzi di comunicazione di massa, primo fra tutti la televisione.
Quello che oggi chiamiamo “Berlusconismo”, ha affermato Padre Sorge, altro non è che «un neoliberismo consumistico e individualistico». Pensiero questo che a parere di Padre Sorge, oggi è andato in crisi in quanto le promesse che lo avevano portato al trionfo, si sono rivelate impossibili da realizzare. L’esplosione della bolla finanziaria che ha determinato la crisi economica globale ne è l’esempio e indica, per Padre Sorge, che «anche il capitalismo è arrivato al capolinea, esattamente come è stato per il socialismo reale con la caduta del Muro di Berlino».
Restano, tuttavia, i problemi legati al neoliberismo: «è aumentata la conflittualità sociale: la politica del fare ha portato ad un prevalere di interessi personali o di “casta”, finendo per generare una crisi della democrazia e anche della rappresentanza e ha alimentato forme di autoritarismo populista», ha sottolineato Padre Sorge.
Padre Sorge non ha mancato di evidenziare come nella società, attualmente, stiamo assistendo ad un fermento nuovo ma che non viene affatto messo in luce dai mezzi di comunicazione.
In politica, come nella società, per Padre Sorge, è necessario fare un «salto di qualità» che, probabilmente al Pd è mancato, in quanto il «partito non è mai nato perché si sono solo giustapposte posizioni provenienti dall’antico ma è mancata una fase costituente».
Padre Sorge si è poi soffermato sulla questione cattolica e sull’apporto dei cattolici dentro al Partito Democratico e dentro la politica.
«I valori - ha detto Padre Sorge – sono principi irrinunciabili e vanno enunciati: occorre passare attraverso il convincimento e la pazienza» e, soprattutto «i valori etici vengono prima del consenso; sono iscritti nella coscienza delle persone: non è una maggioranza a legittimarli».
Se il tempo delle barriere ideologiche è terminato, per Padre Sorge, oggi occorre trovare una sintesi nuova: i padri costituenti per scrivere la carta costituzionale trovarono una sintesi tra personalismo, solidarietà, laicità… Oggi, secondo Padre Sorge, occorre «lavorare insieme per un nuovo umanesimo, che dev’essere l’anima per una nuova convivenza civile». Un umanesimo che deve essere laico – ha sostenuto Padre Sorge – ma deve avere un’anima etica, mettere al centro la persona, la solidarietà, la legalità. «occorre trovare una strada nuova che abbia valore non solo per noi e il Partito Democratico può essere un esempio di sintesi culturale nuova», ha concluso Padre Sorge.

Il professor Luigi De Paoli ha utilizzato l’economia – sua materia – come base per allargare il discorso alla politica e ai valori: «il mercato è l’istituzione più consona alla democrazia», ha detto in apertura del suo intervento, senza per questo dimenticare che «il mondo per sua natura è imperfetto e le regole non camminano da sole, ma necessitano di persone che le portino avanti e le facciano rispettare».
La globalizzazione, secondo De Paoli, ha molti aspetti ma occorre cercare di utilizzare quelli positivi, ad esempio cercando di favorire la diffusione della conoscenza e dell’informazione che, sono modi di garantire diritti e democrazia.
Oggi, ha ricordato De Paoli, si parla molto di sviluppo sostenibile, che è un concetto ampio e non sempre chiarissimo ma che sostanzialmente significa cercare di conciliare la crescita economica (legata al reddito e alla produzione) con il rispetto dell’ambiente e dei diritti delle persone. Questo concetto, secondo il prof. De Paoli, è un importante valore che riscuote anche un notevole consenso ma deve esserlo per tutti, non solo per una parte politica, mentre sembra che i governi di centrodestra tendano a frenare questa idea.
Lo stesso discorso De Paoli lo ha applicato al federalismo: «un buon federalismo deve essere condiviso, non può essere imposto secondo le esigenze di una parte a tutti gli altri», ha sostenuto il professore. Il governo di centrodestra, invece, secondo De Paoli, «tende a frenare l’Italia e a generare conflitti a tutti i livelli: tra chi è protetto e chi no, tra giovani e anziani»: lo si vede anche nel mondo del lavoro e nei problemi che comporta il precariato con alcuni che hanno molti diritti e altri che non ne hanno neanche uno.
Oggi i partiti tendono a preoccuparsi solo del breve periodo, per De Paoli, ovvero di come vincere le elezioni, anche perché tra politiche e amministrative ci sono tornate elettorali abbastanza frequenti e questa continua campagna elettorale consente poco di occuparsi di governare e mettere mano ai problemi del Paese. «I politici – ha concluso De Paoli – devono gestire il bene comune ispirandosi a valori ideali che spesso configgono con le cose concrete», un esempio è la vicenda libica, dove l’Italia ha numerosi interessi commerciali ma dove sono in gioco anche la democrazia e i diritti delle persone.
Dario Franceschini ha aperto il suo intervento ricordando che la politica deve offrire una soluzione ai problemi del giorno dopo ma all’interno di un progetto.
«Oggi – ha detto Franceschini – il Paese vive una fortissima crisi di identità: il ventennio berlusconiano ha smontato valori, ideali e principi su cui si era basata tutta la ricostruzione italiana del dopoguerra, basta pensare al messaggio che arriva nelle case con i comportamenti personali di Berlusconi: un uomo pubblico con le sue parole e i suoi atteggiamenti crea inevitabilmente dei comportamenti emulativi».
Berlusconi e la Lega, che per Franceschini sono due facce della stessa medaglia, hanno trasmesso «un messaggio di egoismo sociale e territoriale» che è stato amplificato dalle televisioni in questi anni.
«Fino a qualche tempo fa era la ricchezza l’apice da raggiungere, adesso non basta più neanche quello», ha segnalato Dario Franceschini: «Adesso conta la popolarità, diventare famosi, andare in tv. Una volta, in televisione ci andava chi sapeva fare qualcosa, ora ci si va anche se non si sa far niente». «E’ stata completamente rovesciata la gerarchia dei valori», ha denunciato Franceschini, raccontando che una volta gli insegnanti erano rispettati in quanto educatori dei figli, mentre adesso non vengono rispettati né dagli allievi né dai genitori perché magari guadagnano pochi soldi al mese e arrivano a scuola in motorino.
I valori di uguaglianza, solidarietà, sussidiarietà, famiglia su cui era stata improntata la società italiana, secondo Dario Franceschini, sono stati rovesciati e la società è rimasta come «intorpidita».
«Oggi – ha evidenziato Franceschini – è cominciato un risveglio della società: lo abbiamo visto con la manifestazione delle donne del 13 febbraio, nata in rete ma che ha richiamato moltissime persone, e soprattutto lo abbiamo visto con il festival di Sanremo, tempio della cultura nazional-popolare dove c’è stato Roberto Benigni che ha raccontato la storia dell’Unità d’Italia e Roberto Vecchioni, votato dal televoto, che ha vinto con una canzone impegnata che mandava un messaggio chiarissimo». Il Pd, per Franceschini, deve lavorare su questo terreno e non disperdere il risveglio della società civile.
Franceschini ha evidenziato poi che, probabilmente, il giorno dopo la caduta di Berlusconi, si troveranno le macerie e, per ricostruire il tessuto delle regole e dei valori condivisi, c’è l’esigenza di avere un’alleanza larga e solo dopo aver ricostruito la base comune si potrà ristabilire il confronto normale tra le parti.
Il capogruppo Pd ha insistito anche sulla necessità di sfidare la destra sul terreno dei valori, facendo proposte alternative e non dei correttivi a quanto propongono altri: «Dopo la caduta del Muro di Berlino, in Europa, i partiti socialisti si sono limitati a proporre delle correzioni alle proposte politiche della destra, invece la globalizzazione ha mostrato come ci sia una linea distintiva enorme tra i due schieramenti».
In Europa non sono riuscite ad emergere le forze progressiste perché la destra ha sfruttato le paure della gente, enfatizzandole per ottenere consenso, offrendo idee di chiusura e protezione, ha ricordato Franceschini, mentre Obama, in America, non ha proposto dei correttivi delle politiche di Bush ma ha presentato un progetto alternativo e ha creato aspettative così alte che adesso è normale che si presenti la delusione da parte degli elettori.
«Il Partito Democratico – ha detto ancora Dario Franceschini – è nato per questo: per creare un ambizioso progetto di cambiamento per il Paese. La sintesi è rimasta incompiuta perché ci si trova ad agire sempre dentro a scenari di emergenza, con elezioni o minacce di elezioni continue».
«Fare un partito nuovo in un tempo nuovo è una sfida enorme», ha affermato Franceschini, segnalando che la globalizzazione è un tempo emozionante che offre sfide per cui si può ridiscutere tutto. Alcuni esempi fatti da Franceschini hanno riguardato l’estensione globale dei diritti attraverso internet (dalla manifestazione delle donne italiane ai movimenti del Nord Africa), la necessità di un welfare universale (in quanto siamo in un mondo in cui sono aumentate le disuguaglianze), ma anche la necessità di uscire dalla chiusura dei nazionalismi per considerare l’Europa come nuova area (in questo «i governi – soprattutto quelli di destra che hanno seminato euroscetticismo - sono indietro rispetto all’opinione pubblica, ai cittadini che viaggiano, che usano la rete», ha sottolineato il capogruppo Pd).
Per Franceschini, inoltre, il Pd deve riappropriarsi di alcune battaglie, come quella dell’uguaglianza unita al merito e per questo è indispensabile investire nella ricerca e nella cultura.
In merito al ruolo dei cattolici in politica, Franceschini ha affermato che non può essere solo quello di presidiare alcuni temi, ma occorre che i cattolici si occupino di cercare la sintesi tra le posizioni.
In chiusura del suo intervento, Dario Franceschini ha citato il libro di Edmondo Berselli “L’economia giusta”, in cui nel finale c’è scritto che per il futuro bisognerà imparare ad essere più poveri. «Abbiamo pensato prima ad espandere il mercato che le regole», ha ricordato Franceschini, affermando che «essere più poveri significa anche sprecare meno e quindi garantire uno sviluppo sostenibile. Oggi si hanno molti beni materiali e poco tempo per usarli».
I valori e la democrazia in politica