lunedì 14 febbraio 2011

Se non ora, quando?!


Tanta gente per "Se non ora quando?", tantissima come a Milano non la si è vista mai per una manifestazione. Persone che arrivavano da ogni parte in continuazione, nonostante la pioggia e il clima non proprio gradevole. Persone che hanno affollato piazza Castello, ma anche tutte le strade attorno fino a piazza del Duomo. Persone (anche non più giovani) arrampicate in ogni angolo: sulle pensiline delle fermate del tram, sulle cabine telefoniche, sulle statue, sulla fontana del Castello, sui cornicioni delle finestre.
Tanti i politici in mezzo alla gente: Antonio Di Pietro (che chiacchierava liberamente con tutti), Nichi Vendola (scortato da militanti e security) acclamato dalla folla e che lasciava in preda alle emozioni le ragazzine che si accalcavano per stringergli la mano, ma anche tutto il Pd, da Filippo Penati a Pierfrancesco Majorino, alle donne organizzatrici dell’evento (tra cui Piera Landoni, acclamata come una diva) fino ai militanti intenti nella raccolta delle firme per mandare a casa Berlusconi.
Dal palco si sono susseguiti tantissimi interventi, dagli immancabili Dario Fo e Franca Rame a Gad Lerner, da Ottavia Piccolo a Daria Colombo e poi tanta musica e tante sciarpe bianche che venivano fatte sventolare.
Vani erano i tentativi di spostarsi da un punto all’altro della piazza: troppo pieno e, ovunque ci si muovesse, era un andare incontro a un altro fiume di gente.
Tantissime donne, ovviamente, ma anche tanti uomini. Famiglie intere, ragazzini, signori anziani, italiani e stranieri. Ed erano proprio gli stranieri a non capire perché in Italia un Presidente del Consiglio poteva permettersi tutto quello che si è permesso Berlusconi: «Ci sono presidenti che si dimettono per molto meno», raccontava una giovane italo-brasiliana arrivata sola alla manifestazione perché amici e fidanzato sono berlusconiani. Non se lo riusciva a spiegare come fosse possibile che gli «italiani non riescano a svegliarsi e se ne freghino dei fatti accaduti come se fossero cose di scarsa importanza», anche se comprendeva alla perfezione i meccanismi della società mediatica ed era la prima a puntare il dito contro il conflitto di interessi di Berlusconi e a ricordare che in altri Paesi, chi ha le tv, non si candida in politica.
Ma lei, che non si è fermata un momento («devo fare tante foto, così le metto su facebook e le faccio vedere ai miei amici perché capiscano che qui siamo in tanti e che forse qualcosa si sta muovendo e bisogna darsi da fare per cambiare», spiegava), non era sola: c’era anche una ragazza del Senegal, un signore spagnolo, una coppia argentina e molti altri immigrati che da anni vivono in Italia e conoscono il nostro Paese e la nostra politica meglio di noi ed erano in piazza anche loro per dire basta a questo modello politico-subculturale sbagliato.
E poi tantissimi giornalisti, operatori, fotografi (anche stranieri) e tra questi colpiva la presenza numerosa delle ragazze (alcune dalle capigliature appariscenti), anche molto giovani, tutte dotate di macchine fotografiche professionali e tutte prontissime ad arrampicarsi in ogni punto pur di avere scatti che rendessero perfettamente l’idea di cosa accadeva in piazza.
In piazza era una festa, una enorme festa bellissima e man mano che passava il tempo e smetteva di piovere, le persone continuavano ad arrivare.
La veduta dall’alto di quella marea umana era davvero impressionante: nessuno si aspettava tanto successo a Milano, città normalmente fredda (non solo per il clima).
Anche quando è arrivato il buio e la manifestazione si è conclusa, le persone sono rimaste lì, ad ascoltare la musica che continuava ad arrivare degli altoparlanti, e a ballare e saltare come se in qualche modo, dopo i discorsi importanti, la festa continuasse.


È stato bellissimo, una manifestazione stupenda!
La scena più bella che ricorderò è quella dell’anziano Orsini in piedi sul cornicione di una finestra, aggrappato alle sbarre, mentre sventola la sciarpa bianca e la folla sotto che si accalca per trovare un varco verso il palco e poi la gente che continua a ballare e a restare in piazza anche quando ormai tutti gli organizzatori scendono dal palco e la manifestazione è finita.