venerdì 11 febbraio 2011

La misoginia di Giuliano Ferrara

Non sono mai stata un’estimatrice di Giuliano Ferrara, ma ultimamente ammetto di provare proprio un certo fastidio verso il modo in cui si impossessa della scena (mediatica o di carta) per intestarsi della battaglie misogine e fuori luogo (nei modi e nel merito).
Tempo fa, ha fatto discutere per il suo mettersi a capo delle battaglie contro il referendum per modificare la Legge 40 (quella relativa alla fecondazione assistita), con numerose sceneggiate e fiumi di inchiostro scritti dalle colonne dei quotidiani, fino a concretizzare un movimento politico antiabortista (operazione sciocca e al quanto inutile dal punto di vista politico ma che sicuramente avrà permesso al noto giornalista di vendere qualche copia in più del suo giornale e di attirare un po’ di attenzione – sbagliata – su se stesso più che sui temi di cui voleva farsi portavoce).
Poi c’è stata un’altra battaglia “in difesa della vita” portata avanti con forza da Giuliano Ferrara, nei momenti drammatici in cui si decideva del destino di Eluana Englaro. Una questione di dolore privato trasformata in battaglia parlamentare e di piazza (con Ferrara che invitata a portare bottigliette d’acqua davanti al Duomo di Milano per dire di non lasciar “morire di sete” la giovane in stato vegetativo).
Al di là delle opinioni, tutte legittime, quello che suscita un certo sconcerto è il modo in Giuliano Ferrara le esprime, volutamente sopra le righe, infiammando polemiche dove in realtà non c’è affatto bisogno che ce ne siano e finendo per brutalizzare e banalizzare con questi suoi toni tra l’arringa e il grottesco, questioni che invece sono molto serie e andrebbero trattate con rispetto e con linguaggi appropriati.
Sembra quasi che il direttore del Foglio si diverta a spararla grossa con l’unico scopo di sollevare polemiche pretestuose e non per mettere davvero argomenti dentro al dibattito in corso che possano in qualche modo a contribuire ad arricchirlo. Insomma, sembra quasi che l’unico scopo di Ferrara, con queste uscite sgraziate e fuori luogo, sia solo quello di creare caos e magari spostare l’attenzione da un dibattito anche serio e importante su tutt’altri piani che finiscono per sminuire il valore delle discussioni in corso.
Tutte le battaglie che si è intestato Ferrara negli scorsi mesi, oltretutto, sono profondamente oscurantiste, legate a visioni del mondo e della vita di secoli fa e che poco si addicono ai cambiamenti della società attuale, ai progressi della scienza e anche alle nuove esigenze delle persone.
È un po’ curioso che Giuliano Ferrara, dopo essersi intestato una campagna pro-life, altamente moralizzatrice, in merito alla Legge 40 (che oltretutto finiva per fare del male al corpo delle donne), e contro le aperture del mondo femminile ottenute in secoli di battaglia, adesso invece si schieri dall’altra parte, a sostegno del libertinaggio più spinto (di signorine dalle scelte di vita discutibili, non solo sul piano morale ma anche legale, visto che ci sono alcune indagate per favoreggiamento della prostituzione).
Unico tratto comune a tutte le battaglie superflue di Giuliano Ferrara è la misoginia, frutto di una visione maschilista e retrograda: il suo voler relegare la donna a oggetto, prima come macchina per fare figli, poi come oggetto sessuale (del premier o di chi ha i soldi per comprarsele), come se le donne fossero per destino questo e nulla altro.
Personalmente, da donna, preferirei che Giuliano Ferrara non parlasse più di questioni che riguardano il mondo femminile perché non ne è in grado: non conosce minimamente la realtà delle donne (giovani e meno giovani) normali, che studiano, lavorano, inseguono le loro aspirazioni (che non sono certo quelle di fare il Bunga Bunga ad Arcore, anche se 7 mila euro in una sera aiuterebbero a risolvere non pochi problemi, ma non è quello il modo di risolvere le cose). Ci sono donne che faticano quotidianamente, la cui strada è tutta in salita e si scontra con molti muri nella vita affettiva come nel lavoro eppure a loro nessuno pensa, nessuno offre aiuto concreto, che non sono 7 mila euro per ballare attaccata al palo di una discoteca in una festa privata, ma sono leggi che favoriscano l’occupazione femminile attraverso politiche dell’infanzia (più asili nido, congedo di paternità e di maternità, garanzia di non essere licenziata se in gravidanza - che esiste sulla carta ma non nei fatti - orari lavorativi flessibili) e di assistenza agli anziani adeguate e soprattutto è necessaria la collaborazione degli uomini con cui quotidianamente si raffrontano.
Le donne hanno fatto un lungo cammino nel corso degli anni per ribadire la loro libertà, anche in ambito sessuale, ma questa libertà non è garantita se il ruolo della donna viene ridotto ad oggetto del piacere maschile di cui disporre a pagamento.