lunedì 16 gennaio 2017

Arte Contro la Corruzione: incontro con Don Ciotti e il Procuratore Roberti

Un interessante dibattito dal tema “Arte Contro la Corruzione” questa sera al Teatro Parenti di Milano organizzato da Casa Testori con Don Luigi Ciotti e il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti
A colpire è stato soprattutto l’intervento di Roberti, dai toni seri e pacati e dal linguaggio preciso nel cercare di esprimere i concetti che voleva portare all’attenzione del pubblico. Uno di questi era il concetto di “legalità costituzionale”, intesa come il fare leggi rispettose dei principi che sono contenuti nella Prima Parte della Costituzione (Articoli 1-54), che sono il fondamento della nostra Repubblica.
Roberti ha spiegato che girare per le scuole a parlare della “legalità costituzionale” è un lavoro utile alla lotta alle mafie esattamente quanto lo è l’attività della magistratura, tanto che con alcuni colleghi ha deciso di organizzare una “scuola” per “formare i formatori” perché, girando per le scuole, ha notato che spesso ci sono insegnanti volonterosi di infondere la cultura della legalità ma che purtroppo non hanno le competenze adeguate in materia.
Anche Don Ciotti, nei suoi appassionati interventi, ha parlato dell’importanza e della responsabilità di educare, in quanto la “prima corruzione è quella delle coscienze” e per questo serve una rivoluzione culturale e una “rivoluzione delle coscienze”. Le mafie, infatti, secondo Don Ciotti, non sono figlie della povertà ma si avvalgono di povertà ed arretratezza per avanzare mentre la cultura può risvegliare le coscienze.
Don Ciotti, nel corso della serata, infatti, si è soffermato più volte sull’importanza dell’educazione, della cultura e della necessità di una maggiore assunzione di responsabilità in ogni ambito.
“Arte è cultura e queste sono antitetiche della corruzione”, ha spiegato Don Ciotti, ricordando che servono parole di vita, capaci di suscitare passione, desiderio, conoscenza e per questo con Libera svolgono anche la formazione per gli insegnanti perché per insegnare la legalità occorre formarsi, non si può improvvisare e non sono sufficienti neanche sporadici incontri di testimonianza.
E il Procuratore Roberti ha ricordato che “la rivoluzione delle coscienze va accompagnata da buone leggi. Il primo passo per combattere le mafie è fare delle buone leggi, scritte bene, in modo chiaro e comprensibile, che non si possano manomettere e che valgano per tutti”.
Roberti, infatti, ha spiegato che se non si attuano pari dignità sociale e uguaglianza di fronte alla legge non si può fare cultura della legalità ma il problema è che se i cittadini non hanno par dignità sociale, non saranno neanche mai considerati uguali di fronte alla legge. E, infine, per Roberti, è necessario che ci sia il “diritto” affinché ci sia la “giustizia”.
Per Don Ciotti, “La legalità è il mezzo per arrivare alla giustizia”.
Sia Roberti che Don Ciotti si sono poi soffermati a lungo sul problema di impostazione culturale dell’Italia.
Don Ciotti ha detto di fare attenzione a non considerare la legalità come un idolo e che questa parola ormai è stata rubata e la usa spesso chi ne calpesta il valore.
Oggi si è affermata una retorica della legalità che ha trasformato questo termine in una “parola-sedativo” – ha detto Don Ciotti – perché molti hanno scelto un concetto di legalità che sia più malleabile.
Roberti, ha segnalato che occorre spiegare ai giovani che rispettare le leggi conviene perché la corruzione frena lo sviluppo perché frena gli investimenti.
In Italia, secondo Roberti, ci sono però anche troppe imprese che preferiscono stare nel mercato corrompendo piuttosto che investendo in innovazione e questo è un problema culturale del nostro Paese perché pensiamo che la corruzione, tutto sommato, sia qualcosa di accettabile: non viene percepita come un disvalore.
Per Roberti, ci si è anche accorti tardi che la corruzione è un modo di operare utilizzato dai mafiosi molto più delle intimidazioni.
Mafia e corruzione sono due cose diverse – ha segnalato Roberti - ma alla base c’è per entrambe l’idea predatoria della cosa pubblica, il rubare. Dove c’è una corruzione sistemica – ha spiegato il Procuratore - prima o poi arriva anche la mafia.
Sia Roberti che Don Ciotti hanno contestato la mancanza di una legge adeguata contro la corruzione nel nostro Paese.
“Contro le mafie abbiamo ottime leggi, anche in materia di prevenzione le nostre normative sono migliori di quelle degli altri Paesi europei ma non è sufficiente perché non c’è ancora una legislazione efficace contro la corruzione e per regolare il processo penale in modo efficiente. – ha spiegato Roberti - Inoltre, le mafie sono ancora molto sottovalutate in tanti Paesi, mentre in Italia si è usciti da questa fase, però, bisogna comprendere che la mafia non è un fenomeno emergenziale ma strutturale e si alimenta grazie ad una zona grigia di professionisti, imprese, soggetti che si fanno finanziare o aiutare da criminali”.
Roberti ha chiuso i suoi interventi raccontando la sua attività e la lotta al terrorismo, spiegando che in Italia ci sono 26 Procure Distrettuali Antimafia (tra cui quella di Milano, che funziona molto bene) e la Procura Nazionale ha il ruolo di coordinarle. Recentemente alle Procure Antimafia, grazie alle competenze che hanno sviluppato in tanti anni di esperienza, è stata affidata anche la missione dell’antiterrorismo. I meccanismi dei due mondi non sono tanto diversi: Roberti ha, infatti, spiegato che “le mafie sfruttano le diseguaglianze sociali: fanno affari con i ricchi e sfruttano i poveri. La stessa cosa la mettono in pratica i terroristi”. Inoltre, sia terroristi che mafiosi si autofinanziano attraverso traffici illeciti.
Roberti ha poi spiegato che oggi il maggior strumento di reclutamento del terrorismo è la rete internet: lì avviene uno “spaventoso percorso di radicalizzazione” e questo funziona perché spesso ai giovani non vengono fornite alternative.
Rispondendo alla domanda sul perché non ci sono ancora stati attentati terroristici in Italia, Roberti ha avanzato tre supposizioni: 1) l’Islam radicale è meno presente in Italia ed è anche meno violento e più “addolcito” rispetto a quello presente in altri Paesi dove fino ad ora ci sono stati attacchi; 2) l’Italia è la base logistica per organizzare traffici illeciti verso altri Paesi (al Sud si producono documenti falsi con cui le persone si spostano in tutta Europa) e chi gestisce tutto ciò ha più interesse a non attirare l’attenzione per lavorare in modo indisturbato; 3) abbiamo servizi di intelligence molto preparati, grazie ad una lunga esperienza e lavorano bene.
Complessivamente un bellissimo dibattito, con temi importantissimi, bravi relatori e un pubblico (anche giovane) molto attento.