mercoledì 13 giugno 2012

Expo 2015: la partita si complica

Mio articolo pubblicato su Il Nord.com
La sfida di mettere in piedi Expo 2015 a Milano non è mai stata semplice, ma negli ultimi mesi la situazione è sembrata davvero precipitare. Dopo una fase, legata alla giunta Moratti, di liti, immobilismo, discussioni sui terreni, ricerca di finanziamenti mai arrivati, le cose sembravano essersi rimesse in carreggiata almeno in parte e molti lavori erano partiti, seppur con grande ritardo.
L’annuncio di lunedì di dimissioni da Commissario all’Expo da parte di Giuliano Pisapia all’Assemblea di Assolombarda, però, hanno creato non poco scompiglio.
Decisione inattesa quella del sindaco di Milano, presa a sua detta in polemica con il governo Monti che non aveva mostrato la dovuta considerazione all’evento e non era venuto incontro alle richieste del Comune di una deroga al patto di stabilità oltre che di aiuti per le risorse necessarie a finanziare la manifestazione.
Decisione che aveva scatenato diverse reazioni nelle parti politiche, prima fra tutti quella del Presidente della Regione Lombardia, altro Commissario all’Expo, che inizialmente si era mostrato solidale verso il sindaco di Milano ma subito dopo ne aveva preso le distanze e aveva criticato la sua decisione di lasciare l’incarico.
Anche la risposta di Mario Monti non si è fatta attendere, il quale ha invitato Pisapia a ripensarci, con il suo consueto stile asettico.
Tuttavia, in questa vicenda, oltre ad esserci in gioco Expo e la credibilità internazionale dell’Italia, si sta giocando anche una partita politica tutta interna.
Non a caso, infatti, gli esponenti del Partito Democratico, appena arrivata la notizia delle dimissioni di Pisapia da Commissario all’Expo, non hanno perso occasione per invitare Formigoni a fare altrettanto. Il tema, oltretutto, era già stato sollevato qualche giorno prima con la richiesta da parte di Matteo Salvini, della Lega, a Formigoni di lasciare l’incarico in Expo per occuparsi della Lombardia.
La Lega, come si evince, è sempre più insofferente all’alleanza con il Presidente della Regione Lombardia, ma che non ha altre possibili alternative da giocarsi dati gli esiti delle ultime amministrative e, quindi, non potendo liberarsi di Formigoni al Pirellone prova almeno a smarcarsene su Expo.
In questo dissidio, il Partito Democratico ha pensato di infilarsi per vedere di capitalizzare un risultato politico: “Salvini non si preoccupi: presenteremo noi una mozione per impegnare il Presidente ad abbandonare il suo ruolo in Expo visto che non è in grado di svolgerlo. Sappiamo, così, di poter contare sul voto dei leghisti”, aveva dichiarato il consigliere regionale del Pd Franco Mirabelli.
Detto fatto, la mozione per sollecitare un’uscita di scena di Formigoni da Expo è stata presentata, a prima firma proprio del consigliere Mirabelli.
“EXPO 2015 può essere uno strumento per una strategia di crescita che il Governo, la Regione, l’Amministrazione di Milano hanno il dovere di condurre a termine con successo per contrastare un declino altrimenti inevitabile che ci porterebbe a soccombere rispetto ad aree ed economie ben più dinamiche delle nostre. L’esposizione universale insieme alla possibilità di lanciare i temi di nuova cultura ossia la sicurezza alimentare, il diritto al cibo, l’agricoltura di prossimità e lo sviluppo sostenibile e rappresenta inoltre per la Lombardia l’opportunità dare un impulso per completamento di un sistema di infrastrutture per l’accessibilità ai siti dell’esposizione ma anche per una mobilità sostenibile nell’intera area regionale. Cogliere le opportunità di EXPO 2015 deve significare concorrere a costruire una Regione Smart che ambisce a coniugare crescita e sostenibilità come opportunità per tornare autorevolmente a giocare un ruolo di player internazionale”, si legge nel testo della mozione, in cui, tuttavia, si sottolinea anche che “il 4 di agosto mancheranno 1.000 giorni all’inaugurazione dell’evento e in quadro infrastrutturale presenta ancora numerose incognite; il grado di preparazione delle comunità regionali nella programmazione di eventi da collegare alle attività espositive risulta frammentata”.
E, poi ancora, “Preso atto che da ripetute dichiarazioni rilasciate alla stampa il Presidente della Regione ha perso la fiducia dei suoi alleati come Commissario generale di Expo, che auspicandone le dimissioni indeboliscono l’autorevolezza della sua funzione rispetto agli interlocutori esterni”, con un chiaro riferimento alla Lega e alle parole di Salvini. Fino a “In questi mesi il Commissario generale dell’EXPO è stato sempre più impegnato nell’attività di autodifesa dai rilievi mossi dalla stampa circa il suo operato e sempre più distratto dalle sue funzioni di Commissario generale” e per questo si “Invita il Presidente Formigoni a rassegnare le dimissioni da Commissario generale dell’EXPO Milano 2015 e che il Governo, come sua espressione diretta, individui una figura autorevole capace di dedicare il suo tempo e le competenze per la risuscita dell’Esposizione”.
Ma questa del Pd non è l’unica mozione che invita Formigoni a lasciare l’incarico in Expo, anche la Lega, infatti, ne ha annunciata una sua (per evitare di convogliare i suoi voti sulla mozione dell’opposizione).
Tuttavia, l’iniziativa non deve essere caduta nel vuoto se, nel pomeriggio di martedì, dopo vari rivolgimenti, lo stesso Formigoni ad un certo punto ha paventato l’idea, poi subito archiviata, di seguire l’esempio di sindaco di Milano e lasciare la poltrona di Commissario all’Expo. "Il compito di Commissario all’Expo mi è stato assegnato dal governo nazionale e non dal consiglio regionale: con il consiglio intendo confrontarmi e ascoltarne le ragioni, ma questa è la situazione", ha chiuso, infine, Formigoni.
Di fatto, al momento la vicenda resta aperta perché anche Giuliano Pisapia, che prima si era detto irremovibile sulla sua decisione, poi ha ammorbidito i toni e ha dichiarato di voler attendere un incontro con Monti prima di prendere una decisione definitiva.
In tutto questo pasticcio politico nazionale e lombardo, l’unico dato certo è che con Expo si è drammaticamente in ritardo, i fondi scarseggiano e quindi le opere necessarie rallentano e la data dell’evento si avvicina.