lunedì 16 gennaio 2012

Incontri Riformisti a Rocca Brivio

Nonostante la nebbia fitta e il freddo gelido, domenica mattina eravamo in tanti – ormai affezionati degli incontri politici – ad aver preso parte al seminario organizzato da Libertà Eguale a Rocca Brivio. E tanti sono stati anche gli spunti di riflessione offerti nel corso della giornata dai vari relatori che sono intervenuti per offrire il loro punto di vista in materia di rapporti Italia-Europa, governo Monti, crisi economica, lavoro, liberalizzazioni.
Ad aprire i lavori, dopo una breve introduzione di Roberto Vitali, è stato Erminio Quartiani (parlamentare Pd), il quale ha iniziato il ad esporre il suo pensiero citando la frase di Mundell: “i mercati sono miopi e che la decisione di adottare l’euro come divisa comune fu politica e le ragioni della politica finiscono di prevalere”. Secondo Mundell l’euro potrebbe diventare un polo monetario globale con il dollaro e lo yuan. Tuttavia, in Europa vi è una maggioranza di governi di centrodestra che hanno alimentato l’euroscetticismo (in Italia lo abbiamo visto con Berlusconi e Bossi) e questo ha generato un allontanamento dei cittadini dall’Europa: oggi, il gradimento dell’Unione Europea nei cittadini italiani è sceso del 21% in un anno, secondo i sondaggi. Questo, secondo Quartiani, non è imputabile esclusivamente al centrodestra, che pure ha fatto molto in questa direzione, ma anche a come il centrosinistra ha guardato ai problemi europei.
«Oggi - ha ricordato Quartiani – l’Europa è già oltre il “modello Atlantico”; c’è un mondo multipolare».
La moneta unica, secondo Quartiani, rappresenta una contraddizione da sciogliere che è quella della cessione della sovranità da parte degli Stati che compongono l’Unione in nome do una visione comune ma è difficile incontrarsi tra politiche nazionali di bilancio e politiche monetarie e, questo, non è solo l’esito delle idee liberiste.
Per Quartiani, occorre partire dall’idea che l’interesse nazionale e gli interessi dell’Unione Europea coincidono: «l’Unione Europea non deve essere vista come un’entità esterna».
Così come occorre spostare l’attenzione dal deficit al debito e, in questo contesto, secondo Quartiani, le liberalizzazioni ipotizzate dal governo Monti non bastano ma serve di più: «servono investimenti per la crescita; una parte importante della partita andrà giocata sul patrimonio pubblico, ma anche sulla lotta all’evasione, sull’acquisto dei titoli italiani per arginare il debito e contrastare la speculazione».
Con uno scenario di questo tipo, secondo Quartiani, potrebbe non essere sufficiente la logica della normale alternanza politica dei governi: «vi sarà la necessità di ricostruire l’impianto istituzionale del Paese, essere in grado di ricostruire il rapporto con i cittadini e quindi serviranno riforme che potranno essere realizzate solo insieme da progressisti e moderati e qui il Pd dovrà giocarsi un ruolo centrale».
Di stampo prettamente economico, invece, l’intervento di Roberto Tamborini (Professore di Economica all’Università di Trento), che ha esordito segnalando che Mundell è uno dei fondatori degli studi dell’unione monetaria e l’euro è nato per una scelta politica, in quanto, allora mancavano le basi monetarie per realizzarlo.
Addentrandosi nelle specificità dell’argomento, Tamborini ha tenuto a precisare che è scorretto termino logicamente parlare di “crisi dell’euro”, in quanto le crisi si hanno quando la moneta perde di valore e, questo, oggi non avviene; mentre c’è una recessione e la sostituzione di attività finanziarie in euro.
C’è, invece, secondo Tamborini, una «crisi fiscale disagregata e disagregante». La crisi finanziaria del 2008-2009 ha rappresentato per l’Europa uno shock fiscale di sistema che non era previsto dai patti di stabilità (in quanto questi guardano ai singoli Paesi) e questo ha generato delle risposte scoordinate che hanno fatto esplodere le differenze.
La crisi del 2011 è stata generata dal contagio greco: secondo Tamborini, infatti, l’area finanziaria europea è ormai fortemente integrata (il debito greco era pagato dalle banche francesi) e l’Unione Europea ha prima cercato di punire i colpevoli di questa situazione, non accorgendosi che nel frattempo la crisi si allargava.
L’Italia è un Paese ad alto debito e bassa crescita: sono fattori che – ha ricordato Tamborini – ci accompagnano da dieci anni e non lo spread non è mai stato così alto (anche se comunque la media dello spread non arriva al 2%, al di là dei picchi che mostrano giornali e tv).
Uno dei problemi è dato dagli errori nella gestione dei mercati: per Tamborini vi è, infatti, una schizofrenia tra la necessità del consolidamento fiscale e i mercati, in cui i tecnocrati esigono che tutto avvenga in fretta.
Secondo Tamborini, molto dipende dal fatto di non avere una classe dirigente europea all’altezza di fronteggiare la situazione.
Dall’economia si è poi tornati alla politica, con un intervento di Savino Pezzotta (esponente del Terzo Polo), che ha esordito dicendo di non sottovalutare il peso politico che ha avuto il voto su Cosentino perché, di fatto, ha riproposto lo schema Pdl-Lega e questo potrebbe essere un segnale nuovo per indicare che non è più così scontato il sostegno del Pdl al governo Monti.
Oggi, secondo Pezzotta, non è c’è molta distinzione tra “progressisti”e “moderati” mentre conta far emergere la distinzione tra «chi vuol salvare l’Italia e chi vuol salvare se stesso. Ancora non sappiamo come si comporrà il nuovo quadro politico ma dobbiamo cogliere l’occasione per scombinare quello che c’era per evitare che poi si riproponga “il vecchio”».
Pezzotta ha poi posto il problema di a cosa serva l’Italia, segnalando che «Qualcuno pensa che l’Italia non serva».
In merito alle tematiche europee, Pezzotta ha sottolineato che «l’Europa vince se vince l’Italia; siamo noi che dobbiamo aiutare l’Europa e non viceversa». La questione europea, per Pezzotta, non può essere soltanto economica ma anche politica e culturale: «Non sappiamo più quale sia il ruolo del nostro continente nel mondo. È finita l’egemonia culturale dell’Occidente sul mondo. Occorre riscoprire qual è la mission dell’Europa in un mondo così frastagliato come è quello attuale. L’unione europea ha assistito alle rivoluzioni arabe senza dire nulla. I valori del welfare, della pace, della democrazia che erano tipici della cultura europea non vengono più diffusi».
Secondo Pezzotta, vi è dunque una «crisi ontologica dell’Europa che non sa più chi è» e «occorre ritornare a Roma, all’idea di nazione universale che sia in grado di richiamare poi anche l’Europa ai suoi progetti».
Pezzotta ha segnalato come stia cambiando il mondo in cui le persone stanno progettando le loro vite e non solo per ragioni economiche.
Per Pezzotta, quindi, serve una fase costituente che vada oltre le prossime elezioni: non è sufficiente il governo Monti a risolvere tutto, qui si deve avviare un processo che deve essere portato avanti anche dopo perché il dovere di dare credibilità all’Italia non si esaurisce lì. I cittadini, secondo Pezzotta, sono consapevoli di questo.
In merito alle proposte da portare avanti, Pezzotta ha segnalato innanzitutto la necessità di evitare che si aggravi la recessione; poi occorrerebbe una riforma del mercato del lavoro («senza toccare l’articolo 18 ma facendo delle operazioni che lo rendano, di fatto, inutile», anche perché nel futuro servirà maggiore flessibilità, soprattutto nei campi inerenti le nuove tecnologie); inoltre non stiamo ragionando sul dove va il nostro sistema produttivo ma le industrie stanno precipitando e qui non è una questione di liberalizzazioni (che vanno comunque bene per sbloccare ciò che tiene ingrippato il Paese) e, ovviamente, il lavoro è agganciato al sistema industriale (non solo delle piccole imprese).
In conclusione del suo intervento, Pezzotta ha ribadito che le politiche che si faranno nel 2014 saranno la continuazione di quelle che vengono avviate adesso con il governo Monti e non bisogna farsi condizionare da chi pensa di tornare indietro a schemi vecchi.
A prendere la parola è stato poi Franco Mirabelli (Consigliere Regionale Pd della Lombardia), che ha sottolineato la necessità di riflettere sul ruolo del governo Monti perché si è diffusa l’idea che rappresenti il fallimento della politica e, invece, occorre utilizzare questa situazione per recuperare il rapporto con i cittadini e ridare credibilità alle istituzioni. Mirabelli ha ricordato che, per anni, si è avuta l’idea che i partiti guardassero esclusivamente ad interessi di parte, mentre oggi serve far comprendere che si devono dare risposte ai cittadini e che al centro delle azioni politiche c’è l’interesse del Paese.
Secondo Mirabelli, inoltre, non bisogna dimenticare di osservare l’opinione pubblica: «il governo Monti ha varato una manovra che prende soldi veri da dove ci sono ed è molto pesante per tante famiglie; l’equità non è ancora percepibile dall’opinione pubblica».
Venendo al tema dell’Europa, Mirabelli ha ricordato che si è diffusa l’idea che fosse l’Unione Europea a chiedere sacrifici e che avesse provocato la crisi e questo ha avuto ripercussioni negative sui cittadini italiani che sono quelli che all’Europa ci avevano creduto maggiormente e, ora, si sono allontanati. Il governo Monti - ha segnalato Mirabelli – sta cambiando questa prospettiva.
Anche il blitz di Cortina, secondo Mirabelli, ha contribuito a fare comprendere che il clima stia cambiando e che qualcosa si stia facendo davvero per contrastare l’evasione fiscale. In questa direzione va anche la norma, contenuta nella manovra, sull’abolizione del segreto bancario e, questa, per Mirabelli, va valorizzata maggiormente.
Mirabelli ha anche evidenziato che nel Paese si sta tornando a discutere di contenuti (liberalizzazioni, pensioni, lavoro).
Nei prossimi mesi, il tema da approfondire, secondo Mirabelli, è di come il governo Monti intenderà affrontare la questione sociale perché, inevitabilmente, tenderà a farsi pesante e potrebbe crescere la tensione.
Si deve partire da qui – secondo Mirabelli – per aprire una stagione di riforme, avviare una fase costituente che dovrà andare avanti anche nella prossima legislatura e questo, inevitabilmente, si rifletterà sulla questione delle alleanze: «il discrimine nella scelta degli alleati è che quella che si andrà a costruire dovrà essere un’alleanza per fare l’interesse del Paese».
È poi proseguito il dibattito, con vari interventi, più legato al tema degli enti locali e al problema di dove reperire risorse in un clima di continui tagli e restrizioni è stato quello di Pippo Superti (Direttore Anci Lombardia), il quale ha esordito citando anche un’indagine di Ilvo Diamanti, secondo cui più del 50% degli italiani ritiene che si possa fare a meno dei partiti e che i sindaci sono anch’essi un’espressione della “casta”.
Somaini ha esposto la tesi secondo cui, al momento, l’unica riforma possibile è di taglio liberale e ha espresso la necessità che il pubblico impiego non abbia più carattere permanente.
Secondo Stefano Tosi (Consigliere Regionale Pd della Lombardia), il 2012 sarà un anno terribile, dominato da una recessione internazionale, cresceranno le spese in alcuni settori per cui già oggi sono molto alte (la cura, la sanità – anche in vista dell’invecchiamento della popolazione – ma anche l’entertainment e il turismo) e occorrerà avere una classe dirigente all’altezza di queste sfide. Le ricette esposte da Tosi sono quelle di liberalizzare i trasporti, di consentire l’accesso agli investitori stranieri nel campo dell’energia e delle utilities e, nel lavoro, occorrerà scegliere in quali settori concentrare gli investimenti pubblici per non disperdere inutilmente le risorse dandone poche a troppi perché poi sarebbero inutili.
Sarfatti ha chiesto, invece, che si cominci a porre il problema dello sviluppo e di quali siano i fattori di crescita per l’Italia, perché, a suo avviso, occorre una politica in grado di dare risposte a situazioni concorrenziali. Da questa crisi, secondo Sarfatti, si uscirà con un’economia “di guerra”, mentre è necessario difendere la nostra economia che ha bisogno di essere riportata ad una condizione europea.
Per Longhi (Professore dell’Università di Venezia) la questione da affrontare è «con quali valori ci mettiamo alla testa dell’Unione Europea?», in quanto, ad oggi, vi è anche una crisi di rapporti tra gli Stati membri: quelli dell’area mediterranea vengono considerati tutti negativi, mentre quelli del Nord Europa (a parte l’Irlanda) si sentono i virtuosi. Fino ad ora, ha evidenziato Longhi, l’Unione Europea è stata gestita come se fosse un club esclusivo per pochi che stanno bene e gli altri si sono ritrovati a rincorrere.
Per Longhi questa crisi è prevalentemente di risorse umane: la nostra popolazione invecchia; il futuro si sposterà dall’Europa all’Eurasia.
I lavori si sono poi fermati per una pausa di pranzo e chiacchiere, dove ci si è scambiati qualche opinione sugli argomenti affrontati e si approfittato per fare conoscenza con persone che magari si erano già incontrate altrove ma non si aveva avuto occasione di discutere, per poi ricominciare il seminario nel pomeriggio, questa, più incentrato sui temi del lavoro.
Ad aprire la sessione pomeridiana è stato uno scambio di vedute tra Marco Leonardi (professore dell’Università degli Studi di Milano) e Onorio Rosati (Segretario della Camera del Lavoro di Milano).
Marco Leonardi ha segnalato come, oramai, la Germania sia diventata la Cina dell’Europa, anche per via del forte flusso di esportazioni che riesce ad avere. Leonardi, in aperta polemica con Rosati, ha poi tenuto a sottolineare come la Germania sia riuscita a superare la crisi interna grazie alla Riforma del mercato del lavoro operata da Schroeder «mentre noi facevamo la marcia di Cofferati per l’Articolo18».
In conclusione del suo intervento, Leonardi ha segnalato che i giovani tedeschi di oggi non si sentono colpevoli per il Terzo Reich e quindi non si sentono in debito verso l’Europa, per cui è probabile che, per le scelte europee da intraprendere per il futuro, faranno valutazioni sulla base di ciò che conviene loro.
Onorio Rosati, che nel suo intervento ha replicato gli argomenti discussi la mattina precedente nell’ambito dell’Assemblea Regionale del Pd Lombardia che si era tenuta a Milano, ha risposto alle frecciate di Leonardi con varie argomentazioni.
Addentrandosi nello specifico delle tematiche sindacali, invece, Rosati ha evidenziato come il sindacato europeo, ad oggi, abbia uno scarso ruolo perché composto dalle varie componenti sindacali nazionali mentre sarebbe auspicabile una sua riforma per renderlo maggiormente funzionante.
Rosati ha poi contestato lo spot anti-evasione promosso dal governo, dove l’evasore è raffigurato come un soggetto un po’ brutto, con la barba lunga: «gli evasori veri sono quelli di Cortina, quelli vestiti bene, con il suv», ha ribadito Rosati.
In questa discussione si è poi inserito anche un intervento finale di Lorenzo Gaiani (vicepresidente Acli Milano), il quale ha espressamente manifestato la sua contrarietà ad «un’Europa a trazione tedesca, anche perché su questo punto si sono già giocate due guerre mondiali».
Marilena Adamo (senatrice Pd) ha riportato la discussione sul piano della politica e ha segnalato come sarebbe opportuno che il Partito Democratico facesse qualche sforzo di comunicazione in più per spiegare la manovra del governo Monti ai suoi elettori e come si è arrivati a questo, qual è stato lo scenario politico precedente che ha costretto il Paese a tali sacrifici. In merito alle contestazioni alla manovra, la Adamo ha chiarito che tutte le discussioni sono giuste ma vanno fatte prima dell’approvazione dei provvedimenti perché dopo valgono per tutti.
La senatrice ha anche criticato i “progressisti europei” per non avere fatto abbastanza in questi anni e ha ricordato che ormai, anche se l’Europa com’è ora non ci piace, non è possibile tornare indietro e riprendersi ciascuno il proprio pezzo di sovranità o rinegoziare tutto da capo, ma è indispensabile andare avanti e cercare di correggere la rotta.
Claudio Garbelli (Direttore Generale Azienda Ospedaliera Melegnano) ha incentrato il suo intervento sulle questioni della Sanità e ha segnalato che spesso c’è un approccio ideologico che porta a considerare la sanità come un costo e ha poi ricordato che non è scontato che, in futuro, manterremo ciò che abbiamo conquistato fin qui.
A chiudere la giornata è stato un lungo e appassionato intervento di Enrico Morando (senatore Pd) che ha ripreso un po’ tutti gli argomenti accennati nei vari interventi.
Morando ha aperto il suo discorso ricordando ai presenti che si avviata una fase di novità e potenzialità enormi. Commentando alcuni articoli apparsi sui quotidiani, Morando ha precisato che «si può dire che su alcuni temi abbiamo opinioni diverse dal governo ma non si può dire che il Pd non abbia un’opinione».
Morando ha poi ripercorso lo scenario politico degli ultimi mesi e ha contestato il fatto che molti dicano che non è chiaro cosa voglia fare il governo Monti, in quanto, lo stesso nuovo Presidente del Consiglio ha chiarito quali sono gli obiettivi del suo governo e in quali termini intende muoversi già nel suo discorso di insediamento.
Morando ha poi ricordato positivamente il fatto che ora alle strategie europee concorra anche l’Italia, mentre fino a poco tempo fa il nostro Paese non è più stato all’altezza delle sue responsabilità nei contesti internazionali.
Addentrandosi nello specifico delle spiegazioni della manovra del governo, Morando ha chiarito subito che vi sono presenti tutte le voci necessarie a partire dalle misure per la spese (che comprendono quelle inerenti la spesa previdenziale e che non fanno altro che accelerare la riforma Dini) a quelle sul sistema fiscale (spostando la pressione da lavoro e impresa – che blocca la crescita – ai patrimoni), fino all’imposta sui capitali scudati e alla lotta all’evasione fiscale («ci sono misure da “Stato di polizia”, ma la situazione italiana è talmente grave che servono»).
Morando ha poi chiarito che urge una riforma del mercato del lavoro che elimini il divario che c’è tra le generazioni perché, oggi, quelli maggiormente penalizzati sono i giovani, mentre servono ammortizzatori sociali e protezioni universali e non più solamente per alcune categorie.
Nel complesso si è trattato di una giornata ricca di spunti di riflessione interessanti ma anche di approfondimento su alcuni temi che spesso vediamo accennati dalle pagine dei quotidiani, oltre che un momento piacevole per ritrovarsi insieme a discutere delle questioni politiche dirimenti per il nostro Paese.