venerdì 20 maggio 2011

Le mosse di una destra in affanno

C’è confusione nel centrodestra e si vede. Dopo il momento di shock per l’esito decretato dal primo turno delle elezioni a Milano e dopo il reciproco scambio di accuse tra i vari esponenti di Pdl e Lega (per altro ancora in corso), Letizia Moratti ha deciso di rimettersi in pista da sola (o quasi: ha recuperato parti del vecchio staff elettorale e ha arruolato Red Ronnie, con immensa delusione dei fans del Roxy Bar che lo hanno visto passare dal rock a galoppino di corte) e di buttarsi a capofitto nelle promesse miracolose che le consentano di raggranellare qualche voto in più del candidato del centrosinistra (al primo turno il sindaco uscente ha perso ben 80.000 voti rispetto al 2006).
Letizia Moratti, che la notte della sua sconfitta annunciava alla stampa che avrebbe cambiato i toni della campagna elettorale (un po’ tardi, poteva pensarci prima), tuttavia, non ha affatto cambiato modalità: anche per questa tornata sta utilizzando lo stesso metodo del capo Berlusconi. Se nella prima tornata, infatti, la Moratti aveva approfittato dell’ultimo secondo disponibile in televisione per gettare accuse false all’avversario, non concedendogli tempo di replica, questa volta l’asso nella manica sono le promesse miracolose ai suoi elettori.
Ieri sera Letizia Moratti ha così annunciato di voler togliere l'ecopass ai residenti a Milano, ticket d'ingresso che aveva introdotto lei per disincentivare l'uso dell'automobile per entrare in centro nel tentativo di ridurre l'inquinamento e il traffico.
Mossa interessante ma non scritta nel suo programma elettorale (copiato da quello del 2006).
Inoltre Letizia Moratti dimentica alcune cose fondamentali:
1) L’Ecopass l’aveva introdotto lei stessa, quindi o c'è qualcosa che non va in ciò che ha fatto in questi anni in cui è stata sindaco di Milano o c'è qualcosa che non va nella promessa attuale.
2) L’Ecopass, stando alla promessa dell’ultima ora, dovrebbe esser tolto solo ai residenti a Milano, cioè gli aventi diritto al voto del 29-30 maggio, quindi persone da cui la Moratti spera di avere il consenso ma anche persone che si presume vivano in città e quindi, tutto sommato, qualche mezzo pubblico per muoversi e raggiungere il centro dovrebbero trovarlo, mentre per i pendolari che spesso necessitano di più mezzi di trasporto per raggiungere Milano non cambia nulla e possono serenamente continuare ad arrangiarsi con i loro disagi.
3) Milano, attualmente, è piena di cantieri per la costruzione delle metropolitane, con la conseguenza di avere un traffico fortemente congestionato in molti quartieri, soprattutto nelle ore di punta e, soprattutto, in entrata. La prima domanda che viene da farsi è: a cosa serve tutta queste reti di metropolitana che si sta costruendo se il messaggio che si manda ai milanesi è quello che possono utilizzare la propria auto per arrivare fino in centro? Con una simile situazione di traffico, sarebbe molto più ragionevole cercare di disincentivare l’uso dell’automobile, potenziando i mezzi pubblici, costruendo i parcheggi di interscambio alle stazioni della metropolitana.
4) L’inquinamento. Come fa notare una nota di Giuliano Pisapia: “Letizia Moratti, cinque anni fa, scriveva a chiare lettere nel suo Piano Generale di Sviluppo che intendeva «istituire un pedaggio (pollution charge) per l’accesso e la circolazione in città» per ridurre il numero di veicoli che entrano in città ogni giorno per migliorare la qualità ambientale. Dopo cinque anni di sperimentazione orgogliosamente rivendicati anche nell’opuscolo I cento progetti realizzati gentilmente recapitato nelle case di tutti i milanesi, a soli dieci giorni dal voto, decide che quell’esperienza è finita perché «l’inquinamento, il traffico e gli incidenti sono diminuiti». Letizia Moratti è pronta a sacrificare la salute dei cittadini che nei primi mesi del 2011 hanno sperimentato, proprio nell’area dell’Ecopass, i peggiori livelli di inquinamento da quattro anni da questa. E a dirlo è l’Arpa, l’Agenzia Regionale dell’Ambiente”.
Ma non bastava la sparata di Letizia Moratti, che ai più è apparsa come una mossa disperata e poco credibile; nella giornata di ieri infatti sono arrivate anche le parole di Umberto Bossi (sempre soft e garbato nei toni che lo contraddistinguono!) in cui ha definito Giuliano Pisapia «un matto» che farà di Milano una «zingaropoli» e che la riempirà di «moschee».
A parte il fatto che nel programma di Giuliano Pisapia non sta scritto nulla del genere, forse Bossi non sa che è stata Letizia Moratti ad aver fatto di Milano una «zingaropoli» in questi 5 anni di assoluto non governo del territorio e i suoi tentativi di smantellare i campi rom che, di fatto, semplicemente si spostavano da un punto all’altro della città senza mai che fosse trovata una soluzione definitiva (per i nomadi e per i residenti dei quartieri che di volta in volta si trovavano a fare i conti con questo problema).
In merito alla questione della moschea, la Lega dovrebbe sapere bene quali problemi dà il centro islamico di viale Jenner (che esiste da parecchi anni e l’hanno costruito i musulmani, non certo la sinistra). La Lega ha spesso innescato proteste per i disagi al traffico e le preghiere sul marciapiede che ostruivano la circolazione dei passanti causati dal centro di Viale Jenner e, allora, forse, anziché dire semplicemente che lì quelle persone non ci devono stare, farebbero meglio ad indicare una soluzione per trovar loro uno spazio consono, che contemporaneamente risolva i disagi dei milanesi.
Senza contare ch la Lega non perde occasione per alzare la voce contro tutti quei Paesi nel mondo in cui manca la libertà di culto e i cristiani vengono perseguitati e allora forse dovrebbe anche rendersi conto che pure i musulmani a Milano hanno diritto ad un loro luogo di culto (esattamente come esistono le sinagoghe, le chiese metodiste ecc.), come c’è in tutte le grandi capitali europee: non è pensabile pretendere diritti per sé negli altri luoghi del mondo e negare gli stessi diritti agli altri quanto vengono nel nostro Paese.
Questo non vuol dire riempire Milano di moschee, ma vuol dire garantire che – al posto delle preghiere sul marciapiede in Viale Jenner – anche i musulmani abbiano un loro luogo di culto, in un luogo consono alle esigenze di tutti.
La realtà è che il centrodestra (tutto, anche la Lega che agita le paure, come spiega Don Rigoldi in un’intervista a Repubblica, ma non offre soluzioni) in tutti questi anni in cui ha avuto in mano Milano ha fallito su tutti i fronti: il sindaco non ha fatto il suo mestiere (non è nemmeno stata presente durante le sedute del Consiglio Comunale), non ha governato la città, non ha saputo far fronte alle problematiche dell’immigrazione, ha detto tante parole sulla sicurezza ma non è stata in grado di garantirla, offrendo come unica soluzione il coprifuoco dei quartieri.
Il risultato è che i problemi sono ancora tutti presenti e sono sotto gli occhi di tutti i milanesi che, forse, questa volta, hanno scelto davvero di voltare pagina.