lunedì 22 novembre 2010

Franceschini incontra Mestre

Grande partecipazione all'incontro organizzato dal Pd di Mestre, ieri mattina, con Dario Franceschini.

La conferenza è iniziata tardi rispetto al previsto ma è andata avanti veloce e a parlare si sono susseguiti una serie di dirigenti locali che hanno posto all’attenzione di Franceschini le problematiche della Regione Veneto. Il territorio è pieno di aziende piccole, medie e grandi che stanno chiudendo, sono coinvolti oltre 14.000 lavoratori e i giovani non riescono ad accedere al mondo del lavoro, in particolare, la situazione di Marghera è molto grave e gli esponenti del Pd Veneto hanno invocato una legge speciale che dia rilevanza nazionale alla questione. Gravi anche i tagli che saranno conseguenti alla finanziaria perché ricadranno sugli enti locali e quindi sui servizi e poi la questione dei paesi lagunari per cui occorrerebbe un’altra legge speciale, mentre i soldi sono stati trovati solo per finanziare il Mose, lasciando scoperto tutto il resto e dimenticando la salvaguardia del patrimonio di Venezia.
Sul Partito Democratico, dai dirigenti locali, unanime è arrivata la richiesta di unità e di mettere fine ai personalismi lesivi della coesione interna.
Tra i tanti, a prendere la parola c’è stato anche il nuovo coordinatore dei Giovani: un ragazzo molto preparato e dalla parlantina fluida (ascoltarlo suscitava entusiasmo perché era lontano anni luce dai toni compassati e dal politichese che troppo spesso in bocca ai giovani li fanno apparire come cloni dei loro big di riferimento).

Franceschini ha ascoltato tutti, scrivendo e mandando messaggi con il telefonino. A lui è toccato prendere la parola per ultimo e in un ampio discorso di chiusura ha fatto un po’ il quadro del panorama politico italiano che si sta delineando e delle possibilità del Pd. È stato un discorso molto bello (pressoché identico a quello che ha fatto qualche tempo fa a Cortona) e in questa cornice veneta, più snella dal punto di vista di forma e tempi, è riuscito ad essere molto efficace e a conquistare la sala piena di gente, che spesso lo ha interrotto con applausi.

«C’è bisogno di un Pd presente e unito per affrontare le settimane e i mesi difficili che abbiamo davanti», è stato l’esordio di Dario Franceschini.
Franceschini ha segnalato che siamo di fronte al tramonto del berlusconismo e tutto ciò che è avvenuto ultimamente non erano altro che scosse di avvertimento rispetto al crollo politico di questo sistema.
Innanzitutto, è fallita l’azione di questo governo, secondo Franceschini: la legislatura era cominciata con una larga maggioranza, con due soli partiti in coalizione e un capo assoluto, ma non è stata fatta alcuna riforma strutturale per il Paese, solo annunci e interventi tampone, collocabili nell’ordinaria amministrazione.
L’unica cosa importante che è rimasta al Paese di questi ultimi anni, per Franceschini, è l’entrata nell’euro ad opera del governo Prodi.
Anche sul fronte della crisi, ha denunciato il capogruppo Pd alla Camera, non è stato fatto nulla, solo si è cercato di nasconderla con il controllo dei mezzi di comunicazione, ma «i dati ci dicono che il 2011 sarà un anno drammatico e in Italia la crescita è più lenta che negli altri Paesi». «Le piccole e medie imprese che - non hanno la cassa di risonanza che può avere una grande azienda sul piano mediatico - rischiano di fallire e quando saltano fanno un male terribile perché lasciano imprenditori pieni di debiti che hanno cercato di fare qualsiasi cosa pur di salvare la loro azienda e lavoratori che restano senza ammortizzatori sociali», ha detto Franceschini, rilanciando la proposta di un welfare universale che garantisca a tutti, indipendentemente dai contratti, indennizzi di disoccupazione e diritti.

Franceschini si è soffermato un po’ sul controllo della comunicazione, strappando applausi quando ha ricordato che Berlusconi è andato a L’Aquila e a Napoli ad annunciare miracoli con un seguito di telecamere compiacenti, ma poi ha spento i riflettori sulle manifestazioni di protesta dei terremotati che si sono tenute sabato nel capoluogo abruzzese e sui rifiuti ha cercato di far passare un provvedimento che metteva nel ruolo di commissari i presidenti delle Province che sono i soggetti da commissariare perché hanno causato il problema e, oltretutto, sono parlamentari.
In questo, Franceschini ha rivendicato il ruolo del Pd che, come opposizione, oltre a mettere in campo le proprie proposte deve anche dar voce a chi non ha voce.

Franceschini ha puntato il dito poi sul fallimento del progetto politico del Pdl, costruito attorno all’anomalia della destra italiana e ha ricordato che Fini e Casini sono usciti nel tentativo di condurre il centrodestra alla normalità ma Berlusconi è inconciliabile con ciò e per questo il loro campo non si può ricomporre.
«Berlusconi ha un concetto proprietario delle istituzioni, dello Stato e figuriamoci del suo partito», ha detto Franceschini, evidenziando il fatto che il Pd, in Parlamento, in questi mesi ha lavorato per far leva sulle contraddizioni del centrodestra e farle esplodere: «Se avessimo spinto per chiedere le dimissioni di Fini prima e di Berlusconi poi, li avremmo ricompattati. Abbiamo presentato la mozione di sfiducia quando abbiamo ritenuto che ci fosse la reale possibilità di far cadere il governo», ha commentato il leader Pd.

Franceschini ha ricordato anche il fatto che l’Italia sta vivendo una situazione di emergenza democratica, proprio per via dell’anomalia di Berlusconi e del fatto che difficilmente uscirebbe di scena senza problemi e, per questo, pone l’esigenza di fare fronte comune con le altre forze di opposizione, innanzitutto per cambiare la legge elettorale vigente e gestire le emergenze del Paese.
«Questa legge elettorale consegna il 55% dei seggi anche a chi vince le elezioni con il 35% dei consensi» - ha spiegato Franceschini - «Non si può governare il Paese con il 30% dei voti e se vincesse solo uno dei poli così, sarà in grado di affrontare la crisi? Serve una forza numerica e politica che comprenda che c’è un’emergenza del Paese, serve avere dentro Confindustria e i sindacati per fare riforme strutturali e chiedere sacrifici».

Sul bipolarismo, Franceschini ha detto che è cambiato il sistema politico: «il terzo polo è nato con persone provenienti in prevalenza dal centrodestra, ma adesso esiste e il sistema è tripolare». Un terzo polo che - ha sottolineato Franceschini - oggi è un po’ una novità e, come tutte le cose nuove, ha capacità attrattiva, per questo è indispensabile dialogarci, anche perché «una parte del nostro campo non è utilizzabile come forza di governo».

Il ruolo del Pd deve comunque essere quello di parlare all’Italia, per Franceschini, spiegare ai cittadini dove si vuole portare il Paese, proponendo una visione alternativa a quella del centrodestra e mettendo in campo battaglie che facciano distinguere da essi.
Franceschini non ha risparmiato accuse alla Lega: «ha usato delle paure reali e le ha enfatizzate per dividere, mettendo tutti contro tutti all’insegna del “si salvi chi può”, ma in tutto il mondo, il messaggio che la politica deve dare è che dobbiamo salvarci tutti insieme».
Franceschini poi ha segnalato che «dobbiamo riappropriarci di parole come regole, merito perché non possiamo rinunciare a fare andare avanti chi è più bravo, altrimenti i giovani vanno in altri Paesi, mentre la creatività è una nostra risorsa che può renderci competitivi nel mondo e, per questo, occorre investire in scuola, formazione, università, ricerca».
Collegandosi alle problematiche del territorio, Franceschini ha rilanciato anche la sfida della green economy: «dobbiamo investire sull’ambiente, sarà ciò che è stata l’informatica negli anni ‘80».

Franceschini ha chiuso con una considerazione sul Partito Democratico, ricordando che si deve difendere l’idea di un partito che è nato per cambiare tutto e, per questo, «non dobbiamo dilaniarci al nostro interno: le sfide che abbiamo davanti riguardano il destino del Paese e non consentono divisioni».
Video del discorso di Franceschini a Mestre di Stefano Saoncella:
prima parte, seconda parte, terza parte.

Pd Mestre

Un grazie speciale a Stefano, Mario e a tutte le persone conosciute a Mestre: siete stati gentilissimi, è stato davvero un piacere scambiare qualche parola e qualche impressione con voi e spero che non mancheranno altre belle occasioni per incontrarci. Grazie a tutti!