domenica 26 giugno 2011

Il Pci, Milano e l'Europa

Tanta gente ieri pomeriggio a visitare la mostra “Avanti popolo. Il PCI nella storia d’Italia”, dedicata al Partito Comunista, nella nuovissima Triennale Bovisa di Milano. Un allestimento moderno e particolare, tutto giocato sui monitor da cui è possibile vedere scorrere le fotografie o i filmati della storia del partito di Berlinguer, ma anche tessere, volantini, vignette…
“Il PCI, Milano e l’Europa” era il tema affrontato dal convegno che si è tenuto all’interno della mostra nel corso del pomeriggio e che ha visto la partecipazione di Bruno Marasà, Gianni Cervetti, Patrizia Toia ed Antonio Panzeri.
Marasà ha aperto la discussione facendo una sorta di excursus storico sul Partito Comunista in Italia, concentrandosi, in particolare, sulla sua fase di apertura verso l’Europa e verso il mondo, a partire dalla metà dagli anni 1975/1976 con Berlinguer ma anche con l’arrivo (da indipendente) di Altiero Spinelli.
La storia del Partito Comunista Italiano è stata oggetto anche dell’intervento di Gianni Cervetti, il quale, però, ha precisato che l’europeismo e l’interesse all’internazionalismo sono state scoperte tardive perché il PCI inizialmente era interessato alla nazione e la svolta – a suo avviso – avvenne tra il 1964-1968. Cervetti ha cercato di ripercorrere la storia del PCI in relazione all’Europa, arricchendo la discussione con aneddoti, racconti di incontri con uomini politici dell’epoca e del suo lavoro all’interno del partito.
Antonio Panzeri è partito da tre concetti: 1) Per arrivare alla fase dell’Europa in cui ci troviamo è perché ci si è creduto e si è compiuto un percorso che ha portato a questo e che, sostanzialmente, implica da parte degli Stati la cessione di un po’ della loro sovranità nazionale in favore di una visione comunitaria; 2) Gli effetti della globalizzazione hanno reso evidente la necessità di avere organismi di discussione più grandi che non i singoli Stati e su questo è venuta utile l’Europa; 3) Occorre costruire l’identità dell’Europa anche dal punto di vista politico e del saper formare cittadini europei.
Secondo Panzeri, il processo di avvicinamento all’Europa da parte del PCI è avvenuto in diverse fasi ma, con la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e il passaggio da PCI a PDS, alla sinistra italiana è mancato il confronto vero con la sinistra europea e i partiti socialdemocratici. Oggi, ha detto Panzeri, «siamo in una posizione molto più felice rispetto a loro ma c’è l’esigenza di fare un salto di qualità da parte delle forze progressiste europee per far fronte comune ai grandi cambiamenti che la realtà attuale ci impone di affrontare».
Panzeri ha ricordato la lentezza del Partito Comunista ad aprirsi alle questioni europee, precisando però che in gran parte era dovuta anche al fatto che l’Europa, allora, era divisa in due blocchi e c’era la “guerra fredda”, mentre oggi si può dire che «la scelta europeista è irreversibile».
Panzeri, in chiusura, ha anche segnalato che «è vero che i comunisti sono stati molto critici verso l’Europa ma quando si sono trovati a ricoprire cariche all’interno delle istituzioni europee sono stati quelli che hanno lavorato con maggior spirito europeistico».
Patrizia Toia, invece, ha sottolineato che nell’Europa c’è tutto il nostro passato e oggi può diventare un nuovo scenario, per questo occorrono nuove risposte e il Partito Democratico si colloca in questa esigenza.
Patrizia Toia ha concentrato il suo intervento per ricordare la scelta europeista di De Gasperi (il quale ha creduto personalmente e con convinzione a questa ide, non soltanto perché in quell’ottica era orientata la cultura politica della DC). «De Gasperi aveva una visione di adesione internazionalista e regionalista all’Europa; per lui non si trattativa soltanto di aderire alla Nato per ragioni di difesa ma perché lì si è creato il primo nucleo per realizzare poi anche un’entità politica», ha affermato Patrizia Toia.
«L’Europa è anche una comunità di valori e chi vi aderisce deve aderire anche ai suoi valori di fondo», ha evidenziato la deputata europea, ricordando anche il ruolo avuto dal nostro Paese proprio nella costruzione dell’Unione Europea e rammaricandosi per il comportamento attuale così poco europeista da parte di alcuni esponenti italiani.
Patrizia Toia ha poi raccontato del ruolo del Pd in Europa e della collocazione del partito all’interno dell’alleanza progressista dei Socialisti e Democratici: «Noi come Pd abbiamo fatto un grosso passaggio con l’intento di essere utili al Paese ma siamo anche aperti alle nuove sfide europee e mondiali», ha detto l’europarlamentare, affermando che anche il segretario Bersani è intenzionato a rimettere l’Europa al centro delle tematiche politiche nazionali.
In merito alla collocazione del Pd, Patrizia Toia ha affermato che sicuramente è possibile fare di più dentro le istituzioni europee, si lavora bene nelle commissioni ma occorre che il Partito Democratico faccia più politica all’interno del proprio gruppo. La discussione in merito al partito unico europeo, secondo Patrizia Toia, è difficile e prematura, in quanto i partiti europei sono sempre un po’ la somma di quelli nazionali dentro ad organismi internazionali e il Partito Democratico ha saputo far aprire una fase nuova anche a quello che una volta era il PSE e, di conseguenza, a tutto il Parlamento Europeo.
La discussione portata dal Pd ai partiti socialdemocratici, ha ricordato Toia, che non è sempre stata compresa da subito, mentre «adesso che cominciano ad arrivare le vittorie elettorali nostre e continuano a ricevere sconfitte i partiti socialdemocratici, cominciano a capirci un po’ di più».
«Oggi – ha concluso Patrizia Toia - si può fare un partito europeo discutendo dei temi che ci accomunano e che sono quelli che rappresentano la nostra idea di Europa, basata cioè su pace e prosperità, difesa dello sviluppo “egualitario” o “inclusivo”, i diritti, la sostenibilità, education, crescita…».