sabato 16 ottobre 2010

AreaDem di nuovo a Cortona

Dal 22 al 24 ottobre prossimi, a Cortona, si tiene un nuovo appuntamento nazionale di AreaDem, l'area del Pd guidata da Dario Franceschini.
I lavori inizieranno alle ore 15.00 di venerdì 22 con la relazione di Franceschini e si chiuderanno alle ore 13.00 di domenica 24 con l'intervento di Piero Fassino.
Sono previsti, tra gli altri, gli interventi del prof. Aldo Schiavone sulla crisi del berlusconismo (venerdì), dell'economista Franco Barucci che affronterà il tema della ripresa e lo sviluppo (sabato), di Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) su nuovi esclusi e nuovi diritti (sabato) e del sociologo Mauro Magatti, preside di sociologia alla Cattolica di Milano, su diseguaglianze e modelli di sviluppo (domenica).
L'incontro si terrà presso il Centro Convegni S. Agostino, via Guelfa 40 a Cortona (Ar).

Un programma così composto si preannuncia interessante anche perché indubbiamente lascia intendere che – al di là del presumibile dibattito assembleare – verranno messi sul tavolo anche contenuti importanti su cui probabilmente si dovranno snodare le proposte politiche di AreaDem (e anche dello stesso Pd).
A voler fare uno sforzo interpretativo di queste poche righe, infatti, si denotano già alcuni contenuti-chiave:
- crisi del berlusconismo: apre le porte alla discussione che si è innescata negli ultimi mesi in merito alla democrazia e alle regole e permette di rendere un po’ più chiaro lo scenario di «emergenza democratica» che spesso ha presentato Franceschini.
- ripresa e sviluppo: può essere l’occasione per offrire possibili proposte per uscire dalla crisi (creando così anche un’importante occasione per AreaDem e per lo stesso Pd di emergere con un contenuto di stretta attualità che coinvolge la vita dei cittadini e le difficoltà che si trovano ad affrontare tutti i giorni).
- immigrazione: l’approccio che si sceglie di dare, attraverso la scelta di Laura Boldrini come relatrice, è in linea con quanto detto da Dario Franceschini durante l’Assemblea Nazionale di Varese (in cui ha sottolineato che sarà sempre contro chi spara ai barconi e, in merito ai rom, ha detto di pensarla come il Cardinale di Milano Tettamanzi) in evidente contrapposizione alla visione veltroniana dell’ingresso a punti presentato in un controverso documento alla stessa Assemblea. Il tema non è da sottovalutare perché la Lega ci ha giocato intere campagne elettorali sulla paura dell’invasione straniera, ma il tipo di approccio scelto è altrettanto importante. Se il documento presentato dal Movimento Democratico e uscito dall’Assemblea Nazionale sull’immigrazione sembra andare verso modelli scelti anche dal centrodestra, Franceschini ha sempre dichiarato la volontà di sfidare la destra sui valori, proponendo propri modelli culturali, diventando dunque l’alternativa al centrodestra e non una fotocopia uscita male. Proposta giusta su molti fronti ma che, andando a scegliere proprio la materia dell’immigrazione per distinguersi, rischia molto.
- diseguaglianze e modelli di sviluppo: altro tema su cui il centrosinistra può giocare le proprie carte e presentare una visione della società ben diversa da quella che si è imposta in 15 anni di berlusconismo.
A leggere le poche righe del comunicato stampa, però, c’è anche un’altra cosa che salta all’occhio e non è da poco: «I lavori inizieranno alle ore 15.00 di venerdì 22 con la relazione di Franceschini e si chiuderanno alle ore 13.00 di domenica 24 con l'intervento di Piero Fassino».
Apre Franceschini e chiude Fassino… Eccola qui la nuova AreaDem: Franceschini – Fassino (esattamente come è stata la campagna congressuale).
Una coppia che, tutto sommato, funziona; anche perché i due gruppi del loro seguito sono riusciti per davvero a “mescolarsi” e lavorare insieme senza troppo guardare alle provenienze.
Quelli che hanno avuto meno difficoltà sono stati i fassiniani perché Franceschini, politicamente, si è comportato spesso come un diessino… Molti problemi in più li hanno avuti i popolari, tanto che in parecchi sono fuggiti al seguito di Fioroni e degli altri –Oni.
Franceschini – Fassino dunque.
Franceschini che, a Roma, all’incontro nazionale di AreaDem indetto in fretta il 30 settembre, in seguito alla rottura con i 75 del documento di Veltroni-Fioroni-Gentiloni, aveva detto di volersi far carico della sua componente, in nome del fatto che era stato lui il candidato alle primarie e i voti erano stati espressi per lui e non per altri.
Franceschini che, però, nello stesso incontro, aveva anche parlato della necessità di «mescolarsi», perché troppo spesso la vecchia Area Democratica era sembrata una sorta di «federazione con gli amici di Tizio e gli amici di Caio».
E Franceschini che, sempre a Roma, aveva espresso la necessità di mettere da parte personalismi inutili e si era appellato alla «generosità personale», ma sembrava una frase rivolta all’uscita di Veltroni che cercava una nuova affermazione per la sua leadership.
Poi Fassino che, a maggio, a Cortona, in un lunghissimo discorso (quasi di chiusura), parlando del tanto inneggiato ricambio generazionale e di eventuali papa stranieri, aveva detto che «i cardinali non possono essere sempre gli stessi».
Lo stesso Fassino che, però, a Roma il 30 settembre, doveva averci ripensato perché il suo discorso (in cui lasciava intendere delle chiare direttive in merito alla necessità di strutturare AreaDem) sembrava tutto tranne che quello di uno che ha voglia di farsi da parte.

E allora cos’è questa coppia Franceschini-Fassino? È un nuovo equilibrismo a due punte?
Fassino è un politico di valore, un “uomo di partito”, uno che lavora e non si è mai fatto prendere da egocentrismo personalistico (insomma, non è un Veltroni) ma dopo quanto è appena accaduto con i 75 del documento, questa nuova “federazione” un po’ preoccupa.
Siamo sicuri che la nuova visibilità guadagnata da Fassino sia solo un modo per aiutare le componenti a «mescolarsi» meglio e che non si riprodurrà nuovamente la «federazione degli amici di Tizio e gli amici di Caio»?
Lo scopriremo a Cortona.
Viene da chiedersi, tuttavia, se questa «generosità personale» di Franceschini non sia un po’ eccessiva…
Insomma, Dario Franceschini politicamente è emerso grazie al ruolo di segretario a tempo determinato del Pd, in seguito alle dimissioni di Veltroni. Non è stato semplice per lui imporsi sulla scena: è un abile comunicatore, conosce perfettamente i meccanismi dei media, ma non gli è bastato per ottenere il consenso che gli serviva.
Oggi, però, è passato molto tempo da allora e Franceschini è a tutti gli effetti uno dei leader del Pd, un uomo politico che conta e sa mettersi in risalto con il suo lavoro in Parlamento.
E dopo tutta la fatica che ha fatto per emergere e per far sapere che forse vale qualcosa, ora che fa? Si nasconde dietro a Fassino?
Piacerebbe dire che c’è una squadra e si è tutti insieme a giocare per portare a casa il risultato, ma la verità che nel Pd in particolare ma anche nella politica in genere, più che in una squadra si è in un branco di squali e vige la regola che “mors tua vita mea” e, allora, anche questi equilibrismi non sono cose di poco conto.
E poi tutti quei bei discorsi che si fanno sempre sulla necessità del ricambio generazionale? Lo si mette in pratica riesumando uno che – per dirla brutalmente come Matteo Renzi – è «da rottamare»?
A parte la brutalità di Renzi e il valore indiscutibile di Piero Fassino, la questione non è da poco, soprattutto alla luce della società di oggi che – fomentata dall’antipolitica – vorrebbe far molto peggio che «rottamare».
Dario Franceschini è più giovane rispetto a Fassino, non solo come fatto anagrafico: anche politicamente è emerso dopo (pur avendo una lunghissima esperienza che, in politica, è cosa utile e non da buttar via) e può rappresentare una buona prospettiva per il futuro del Pd e dell’Italia.
E allora perché “lancia il sasso e nasconde la mano”? Perché rivendica l’Area come sua e poi nasconde la gestione dietro altri?
Oltretutto, oramai, AreaDem ha dichiarato di non voler essere una corrente di opposizione interna ma di voler portare il proprio contributo in collaborazione con Bersani, per cui Franceschini non rischia nemmeno troppo per il suo ruolo di Capogruppo alla Camera…
È davvero solo una questione di «generosità personale» e della necessità di fare squadra o è anche opportunismo di non scoprirsi troppo onde evitare di bruciarsi prima del tempo?
Probabilmente entrambe le cose.
Tuttavia non è una casualità ma una scelta precisa, strategica o meno che sia.
Certo è che tutte queste formalità di convenienza, non aiutano a fare chiarezza e, dopo quello che è appena accaduto con i 75 firmatari del neonato Movimento Democratico, qualche inquietudine la lascia questa scelta.
Lavorare insieme per ottenere lo stesso risultato è una cosa che si impara giorno per giorno e la politica è una pessima palestra per praticare il gioco di squadra.
A Cortona, comunque, ci si proverà e si spera di raggiungere buoni risultati.

A Dario Franceschini
Sono una rompiscatole, una che non si accontenta mai, che pretende sempre moltissimo, a volte anche troppo.
Sono una che si fa un mare di problemi, che “si fascia la testa prima di cadere” - come si usa dire – e, forse questa volta, dovrei aspettare di vedere cosa accade prima di parlare ma, in fondo, sono convinta che le cose sia meglio metterle in chiaro prima, quando non è tutto già definito e c’è ancora spazio per cambiamenti. Prima, insomma, che sia troppo tardi e che il parlarne diventi un’inutile lamentela.
E allora, Dario, te lo dico prima.
Te lo dico da una posizione di sostanziale ignoranza perché gli elementi che ho per valutare la situazione sono pochissimi.
E te lo dico sulla base delle sensazioni che ho percepito man mano che le cose si manifestavano e i posizionamenti che si delineavano.
Insomma, a me questa situazione continua a non piacere. Non sono contenta per niente perché vedo equilibrismi che non mi convincono affatto.
Personalmente sono una che fa tanti distinguo: non metto la faccia su tutto e per tutto, ma quando la metto è perché ci credo e mi impegno fino in fondo e pretendo il massimo anche dagli altri, a maggior ragione lo pretendo dalle persone per cui mi sono impegnata.
Il “per chi” mi impegno non è secondario al “per cosa” mi impegno: le idee corrono insieme alle persone che le portano avanti.
E allora scusa ma, ancora una volta, devo chiederti di più.
Io voglio di più, Dario, voglio che ti prenda le tue responsabilità e che tu ci metta la faccia.
Devi farlo tu perché è per te che ce l’hanno messa in tanti e devi farlo tu se l’Area è la tua.
Questo non implica una compromissione del lavoro di squadra, ma implica che quando si fa una scelta ci si assume anche le responsabilità di questa scelta e ci si espone.
Adesso non ci sono motivi per restarne ai margini, dato che è stato ampiamente dichiarato che non si sta lavorando contro Bersani.
Non è lavoro di squadra mandare avanti un altro. È un risultato incompiuto, è un fermarsi davanti alla porta vuota e, anziché tirare per fare goal, farsi soffiare la palla da sotto i piedi; è come ritirarsi a un passo dal traguardo, proprio quando invece c'è da spingere sull'acceleratore.
Questo lo dico senza voler attaccare Fassino, di cui ho una grandissima stima e, per il quale, probabilmente, mi sarei comunque impegnata, magari anche mettendoci la faccia. Il problema non è Fassino che chiude ma il messaggio che si dà facendo chiudere a Fassino.
Te lo dico perché credo che, a volte, sia necessario fare un po’ di chiarezza: è per te che ci siamo impegnati al congresso, è per te che abbiamo chiesto i voti, è per te e per le idee (erano le tue o di qualcun altro?) che tu hai portato avanti dentro al Pd quando lo gestivi e in AreaDem dopo le primarie che abbiamo continuato ad impegnarci ed è per te e per la linea politica che tu hai espresso che abbiamo scelto di continuare a stare qui invece di schierarci con i 75; e, oltretutto, stiamo anche rispolverando molto della tua piattaforma congressuale, con l’idea di sfidare la destra sui valori e allora ce la vuoi mettere la faccia o devi aspettare che ti arrivi sulla testa un altro documento di delegittimazione per farlo?
Questo cedere improvvisamente è un limite che ho visto spesso per tutto il congresso: forse è un’impressione mia ma molti passaggi li ho percepiti come errori, invece le tue erano scelte strategiche. Stesse scene per la prima Area Democratica, ma allora forse ti era più difficile esporti perché gli equilibri interni erano più fragili e il tuo ruolo di Capogruppo alla Camera ti imponeva di non eccedere con le critiche a Bersani, ma oggi tutto questo non esiste più dato che la linea politica scelta è di collaborazione con il segretario.
E allora dov’è il problema? Non lo capisco.
Per te è una questione di convenienze e pure formalità, per me no: a me non viene in tasca niente e lo voglio sapere per chi sto mettendo la faccia (oltre che per cosa la sto mettendo).
Io voglio di più, Dario. Scusa se non mi accontento.
Sono sicura che a Cortona andrà tutto benissimo, che sarà bellissimo come sempre, ma non vorrei che finisse per diventare di nuovo uno stupido gioco di equilibri.
Forse pretendo troppo, forse ho solo poca pazienza, ma ti ho scelto e continuo a sceglierti per la politica, Dario, non per fare l’equilibrista.