lunedì 15 giugno 2015

Guerini e Mirabelli a discutere di immigrazione, governo e PD sui territori

Domenica mattina è arrivato a Milano il Vicesegretario Nazionale del Partito Democratico Lorenzo Guerini a discutere – insieme al senatore Franco Mirabelli - dei temi più rilevanti dell’attualità e delle problematiche interne al PD, nell’ambito di un’iniziativa messa in campo da alcuni circoli.
Tanti i temi affrontati, dal problema dell’immigrazione, esploso in tutta evidenza in queste ultime settimane, alle riforme per cambiare il Paese e superare le difficoltà create dalla crisi economica, fino alle dinamiche strettamente di partito, comprese le diatribe interne, emerse con molta forza proprio durante la campagna elettorale e che certamente hanno contribuito a far uscire dalle urne dei risultati un po’ diversi da quelli auspicati.

Ad aprire l’incontro è stato il senatore Franco Mirabelli che, da milanese, non ha potuto evitare di soffermarsi sulla drammatica situazione dei migranti momentaneamente bloccati alla Stazione Centrale di Milano.
«La vicenda dell’ingente flusso dei migranti che sta interessando l’Italia in queste settimane è difficile da governare. - ha affermato il senatore democratico nel suo intervento - È evidente che un problema di questo tipo non lo può risolvere da sola l’Italia. Fa bene, quindi, il Presidente del Consiglio Renzi ad insistere affinché l’Europa si faccia carico fino in fondo del problema perché, ormai, è chiaro a tutti che i problemi che stiamo riscontrando nelle nostre città in queste settimane sono legati a scelte sbagliate dell’Unione Europea e, in particolare, di alcuni Paesi europei: se la Francia non avesse sospeso Schengen e non avesse chiuso la frontiera, non ci sarebbe stato quell’impatto che abbiamo visto sulla Stazione Centrale di Milano oltre che su quella di Ventimiglia. L’Europa, dunque, deve farsi carico insieme del problema, dimostrando di essere capace di affrontare la situazione dei profughi distribuendo gli sforzi e anche distribuendo le presenze».
«Per anni, - ha insistito Mirabelli - hanno spiegato che i migranti arrivavano in Italia perché guardavano la televisione e vedevano che qui si stava bene e c’era una “sinistra buonista” che avrebbe accolto tutti e, quindi, valeva la pena di salire sui barconi e partire. Oggi, dovremmo renderci conto che i migranti, se guardano la televisione, vedono che gran parte delle persone che prendono i barconi rischia la vita; molti muoiono in mare e, nonostante tutto ciò, la situazione da cui scappano è talmente grave a causa di guerra o povertà che preferiscono comunque rischiare la vita piuttosto che restare nei loro Paesi».
Mirabelli si è poi soffermato sulla polemica politica innescata prevalentemente dalla Lega Nord in queste settimane, segnalando che «La riproduzione continua dello scontro politico giocato sulla pelle degli immigrati è assurda. Qui non c’è una “sinistra buonista” che vuole accogliere tutti contrapposta ad una destra che, invece, difende la comunità nazionale. Qui c’è una destra che ha firmato tutte le leggi e tutti i trattati internazionali sull’immigrazione che hanno portato a questa situazione: dalla legge Bossi-Fini al Trattato di Dublino fino al sostegno all’intervento militare in Libia e alle regole – scritte da Maroni quando era Ministro dell’Interno – sulla gestione dei profughi sui territori».
«La situazione in cui si trovano i migranti è drammatica per loro ma anche per le nostre comunità che ne subiscono l’impatto e questa stessa destra che ha firmato tutti gli accordi che hanno contribuito a produrre questa situazione, e in particolare la Lega, non si assume quella responsabilità perché preferisce parlare di “invasione” e speculare su un dramma come quello che stiamo vedendo per portarsi a casa qualche voto in più», ha poi evidenziato il senatore Mirabelli, denunciando che «Nei giorni della campagna elettorale, girando per i territori, i cittadini raccontavano che ogni volta che passava Salvini a fare un comizio, immediatamente dopo nel Comune si diffondeva l’idea che, se in quel luogo avesse vinto il centrosinistra, si sarebbe aperto un campo profughi. Questo è un modo aberrante di affrontare i problemi».
Per l’esponente del PD è importante parlare con i cittadini che di fronte a quanto sta avvenendo, con l’arrivo massiccio dei migranti e le situazioni di degrado e disagio che si creano come quelle viste nella Stazione Centrale di Milano, si trovano dubbiosi e spaventati: «Occorre spiegare che c’è una grande tragedia internazionale di cui non si vede la fine. Nel Nord Africa, gli Stati nazionali che abbiamo conosciuto fino ad oggi stanno scomparendo tutti e, quindi, è anche difficile trovare degli interlocutori ma a maggior ragione occorre che il problema lo si affronti come Europa e in modo serio. Altrimenti, il rischio è che un problema epocale come quello che si sta verificando diventi uno strumento per farsi un po’ di propaganda elettorale e che porta a minare la convivenza civile e i principi fondanti della cultura europea, che è fatta anche di solidarietà. Il Governo sta cercando di lavorare per questo ma si tratta di problematiche difficili che si vanno ad intrecciare a dinamiche nazionali (in alcuni Paesi, ad esempio, ci sono scadenze elettorali vicine che spaventano e forze xenofobe che gettano benzina sul fuoco). Tuttavia, su queste vicende, l’Europa sta misurando davvero la propria capacità di esserci come soggetto politico e di mostrare la propria forza e la propria importanza, al di là dei singoli interessi nazionali».

Sulla questione dei migranti si è soffermato anche Lorenzo Guerini, il quale ha affermato che «L'idea di Europa non può partire da Ventotene per finire a Ventimiglia. Bisogna ragionare sul superamento del Trattato di Dublino. Il blocco dei migranti al confine italo-francese a Ventimiglia rappresenta la negazione dell'idea stessa di Europa». Sul ruolo di Roberto Maroni che, nei giorni scorsi, da Presidente della Regione Lombardia aveva minacciato di tagliare risorse ai Comuni che avessero dato disponibilità di accogliere i migranti sul loro territorio e aveva scritto ai Prefetti per invitarli a non inviare altri migranti sul suolo lombardo, anche Guerini – come il collega Mirabelli – ha segnato che «Il governatore lombardo Maroni non può farci lezione. Fu lui da Ministro dell'Interno a proporre e a far realizzare un piano di ripartizione dei migranti nelle Regioni italiane. Non vedo come, a ruoli invertiti, si rifiuti di applicare le direttive che sono state date da lui qualche anno fa. Così come il Trattato di Dublino II non l'abbiamo firmata noi ma un governo di centrodestra guidato dall’allora Premier Silvio Berlusconi e di cui la Lega era azionista di maggioranza».

Un altro tema che ha tenuto banco nel corso del dibattito è stato quello della legalità e le polemiche attorno alle inchieste romane di “Mafia Capitale”.

«Ciò che è emerso dalla vicenda di Mafia Capitale non è lo specchio del nostro partito, ma una patologia che si può debellare. – ha affermato Lorenzo Guerini - Quello che è avvenuto a Roma è un insulto ai militanti pieni di generosità dei tanti circoli del Partito Democratico. Chi ha sbagliato nel nostro partito non ha più cittadinanza. Inoltre, il governo Renzi sta facendo molto, a partire dall'impulso all'attività anti corruzione dato, per esempio, dalla nomina di Cantone. Ma c'è bisogno di avere le antenne alte su quello che avviene sul territorio e in caso intervenire e salutare chi sbaglia».

Franco Mirabelli ha ribadito che «Le inchieste di questi mesi hanno scoperchiato di nuovo uno scenario indecente fatto di corruzione che spesso ha finito per vanificare il grande lavoro fatto per ricostruire la credibilità della politica. Uno degli obiettivi che c’eravamo dati con le riforme, infatti, era quello di ricostruire un rapporto fecondo e positivo tra i cittadini e le istituzioni e tra i cittadini e la politica, con l’obiettivo di ridare credibilità alle istituzioni e ridare credibilità alla politica. Anche sul fronte della legalità, però, in realtà in questi mesi si è fatto molto in Parlamento. Abbiamo approvato una legge contro la corruzione con cui si reintroduce anche il falso in bilancio (e, quindi, rende più difficile la possibilità di costruirsi i tesoretti in nero per poi corrompere), con cui si aumentano le pene e si mette fine ad un fenomeno italiano per cui siamo il Paese con il più alto grado di corruzione d’Europa ma i corrotti non andavano mai in carcere. Abbiamo approvato una legge per punire i reati ambientali che, se ci fosse stata in precedenza, avrebbe prodotto la condanna dei dirigenti della Eternit o sulle vicende della Terra dei Fuochi. Inoltre, abbiamo fatto una legge contro l’autoriciclaggio. Gli effetti di tutte queste norme, probabilmente, si vedranno nei prossimi anni ma intanto dimostrano l’impegno di questo Governo, sostenuto dal Partito Democratico, anche su questo fronte».

L’altro fronte aperto nel corso del dibattito è stato poi quello riguardante le dinamiche interne al PD e come queste si ripercuotono sul Governo e hanno condizionato anche gli esiti elettorali.

«Le elezioni per il ballottaggio nei Comuni così come le Regionali non sono un test per il Governo e non hanno alcun significato a livello nazionale», si era affrettato a chiarire il Vicesegretario del PD durante la discussione ma anche a margine, parlando con i giornalisti, mentre le urne erano ancora aperte, sottolineando che «Il Partito Democratico non può tirarsi indietro da una riflessione sull'astensione. Il tema del rapporto tra cittadini e politica è fortissimo, ma più in generale bisogna rilanciare la fiducia dei cittadini nella politica».

E proprio sul tema del complicato rapporto tra i cittadini e la politica e la necessità di ridare credibilità alle istituzioni, si è soffermato Franco Mirabelli, il quale ha ricordato come questo fosse il principale obiettivo del Governo e che all’interno di questo ragionamento va collocata la necessità espressa da Renzi di fare subito la riforma costituzionale, la riforma del Senato, così come la legge per abolire il finanziamento pubblico ai partiti era anche un modo per dimostrare che la politica è la prima a rimettersi in discussione.

«Quest’anno abbiamo fatto tantissimo lavoro da questo punto di vista e abbiamo cominciato a cambiare davvero questo Paese su tante questioni importanti. Ma questo lavoro occorre farlo e riportarlo anche sui territori. C’è bisogno di un Governo forte, di un leader capace di comunicare ma abbiamo bisogno anche di un partito che, oltre a discutere, deve essere capace di sostenere e valorizzare l’azione di riforme messe in campo dal PD e dal Governo, grazie a cui il Paese sta cambiando e può continuare a cambiare», ha precisato Mirabelli.

E sulla rappresentanza territoriale ha particolarmente insistito anche Lorenzo Guerini, il quale ha affermato che la comunicazione politica non deve esaurirsi nella televisione, ma deve svilupparsi proprio sul territorio, dove, parallelamente, deve essere incoraggiata la militanza.
Entrambi gli esponenti PD hanno poi messo in luce l'importanza di un dialogo civile all'interno del partito, anche quando si hanno opinioni diverse perché – come ha precisato Guerini – «La politica è anche linguaggio e, dato che ogni sede ha i suoi stili, non è utile applicare il linguaggio da “Curva Sud” alla politica se si vuole instaurare un dialogo». Inoltre, ha sottolineato Mirabelli, «Dovremmo discutere un po’ meno su noi stessi e un po’ di più su quello che serve al Paese ma dobbiamo anche sapere e avere la capacità di sostenere un Governo che sta dando risultati importanti. Le elezioni appena svolte dimostrano che il centrodestra è tornato e, per il centrosinistra, questioni come il fisco o l’immigrazione sono ancora dei problemi: il PD e il centrosinistra vengono ancora vissuti come il “partito delle tasse” (nonostante la manovra per dare gli 80 euro) e, quindi, su questo fronte c’è molto da lavorare non solo sui giornali ma anche sul territorio; traducendo e riportando sul territorio il senso di un lavoro e di un’iniziativa politica che è quella di trasformare l’Italia per migliorare il Paese perché gli italiani se lo meritano».

Un dibattito ampio, dunque, quello svolto a Milano, voluto perché, come ha spiegato il senatore Franco Mirabelli «È importante, ogni tanto, uscire dalle logiche contingenti per fare il punto sulla situazione politica e provare a comprendere quale percorso si è intrapreso e quale strada resta da fare. Il rischio, altrimenti, è quello di restare schiacciati dalle emergenze e di perdere di vista il grande lavoro che sta facendo il Governo, prevalentemente grazie al sostegno del Partito Democratico».

Video del dibattito»