domenica 28 ottobre 2012

Expo 2015: dai Navigli una nuova idea di città

Venerdì 26 ottobre, nella Sala Alessi di Palazzo Marino a Milano, si è svolto l’incontro a cura del Partito Democratico della Zona 6 sul tema “Expo 2015: dai Navigli una nuova idea di città. Il distretto dell’economia sostenibile”, a cui sono intervenuti gli assessori del Comune di Milano, esperti e consulenti del settore e esponenti del Pd.
Tra gli interventi rilevanti che si sono susseguiti nel corso della serata, da segnalare quello di Giovanni Ucciero del coordinamento del Tavolo Pd “Navigli, Darsena, Via d’Acqua”, che ha presentato – con tanto di slide in cui si mostravano i vari progetti e percorsi – le proposte che il Partito Democratico ha per quelle aree, in termini di riqualificazione ambientale, imprenditoriale e culturale.
Ucciero, nel suo intervento, ha esordito affermando che oggi non ha più senso la contrapposizione tra “bellezza” e “sviluppo” ma, anzi, che la “bellezza” è da considerarsi un valore da incorporare nei servizi.
«Il naviglio è un’area vasta che collega il centro della città con la periferia», ha ricordato Ucciero, segnalando che «in quei territori, oggi, vi sono dei luoghi molto diversi tra loro, alcuni degradati da riqualificare, altri molto innovativi, altri ancora “in cerca d’autore” e poi vi operano molte realtà come, ad esempio, le associazioni sportive o le imprese culturali». Si tratta, insomma, di luoghi attraversati da grandi flussi e grandi problematiche ma che hanno delle enormi potenzialità e, in questo contesto, cade Expo 2015 e avrà un forte impatto su quelle aree.
Expo, secondo Ucciero, è un “acceleratore” dei processi in corso e “sostenibilità” deve essere la parola chiave attorno a cui realizzare investimenti e progetti. Il ruolo della politica, in questo contesto, secondo Ucciero, è quello di dare un indirizzo, di far dialogare i diversi soggetti e orientare i processi in corso. Punto di partenza, per Ucciero, deve essere il riconoscimento del valore della bellezza e fare in modo che sia essa a produrre servizi. In questo senso va orientato il programma di sviluppo urbano, facendo in modo che sia capace di attrarre le imprese (in quei territori già operano il settore della moda, del design, del benessere e del food). Altra cosa fondamentale, per Ucciero, è il fato che occorre cercare di rendere un po’ più omogenei i territori, quindi, andare a realizzare infrastrutture dove servono e riqualificare le aree degradate.
Considerata anche la natura delle aree in oggetto, Ucciero ha segnalato la necessità di «favorire la relazione tra tessuto agricolo e metropolitano», in quanto questo territorio «potrebbe diventare il prototipo della smart cities milanese».
Ucciero ha ricordato la grande domanda di spazi che si verifica oggi da parte di associazioni culturali, sociali o imprese giovanili e di come in questi luoghi vi siano spazi disponibili e ancora non utilizzati, per cui sarebbe opportuno fare incontrare domande e offerte.
Tema da cui, però, dipendono molte cose è quello delle risorse ed è chiaro, secondo Ucciero, che oggi occorre incentivare i meccanismi di partenariato tra pubblico (che può mettere a disposizione luoghi e spazi) e privato (che può mettere a disposizione capitale e creatività) e anche il sociale e il tutto deve avvenire in un contesto di area metropolitana (in queste aree sono presenti molte cascine e parchi). Per cui, il tema non può essere che quello dello sviluppo imprenditoriale sostenibile.

Altro importante intervento è stato quello di Ada De Cesaris, Assessore all’Urbanistica del Comune di Milano che ha illustrato le novità del piano di governo del territorio riguardanti l’area dei navigli e di come si potrebbero andare ad integrare anche con il progetto del Pd.
«Oggi, è già stato avviato il piano di riqualificazione della Darsena, è partito un percorso per quanti riguarda il territorio dei navigli che, però, può ancora essere implementato», ha sottolineato l’assessore, segnalando però che la difficoltà vera è quella di conciliare le esigenze della riqualificazione delle aree con quelle economiche, data la scarsità di fondi pubblici a disposizione.

Pierfrancesco Maran, Assessore alla Mobilità, Ambiente, Arredo Urbano del Comune di Milano, ha ricordato che «quello sui navigli non è un intervento idraulico accompagnato dall’aggiunta di qualche pista ciclabile ma è in corso una grande trasformazione e gli investimenti che si stanno facendo vanno ad inserirsi in un tessuto sociale esistente». L’obiettivo, secondo l’assessore è quello di «far diventare queste aree essenziali e caratterizzanti della città di Milano al pari del centro storico», al fine di una più equa distribuzione della città e della costruzione, quindi, di una città policentrica. Il naviglio, in particolare, ha ricordato Maran, ha molti punti in comune con altre città europee e da queste si possono trarre esperienze utili anche per la riqualificazione di Milano.
Sul tema delle risorse, Maran ha affermato che i 40 milioni di euro stanziati dal Comune di Milano devono essere un investimento partecipato e vissuto sul territorio, non un qualcosa di calato dall’alto.

Gabriele Rabaiotti, Presidente del Consiglio di Zona 6 del Comune di Milano, ha esordito ricordando le cose fatte: «l’isola pedonale dei navigli è la più grande di Milano, si sta chiudendo un accordo con le ferrovie che non riguarderà solo Porta Genova e ci sono molti altri progetti già avviati». Poi Rabaiotti si è concentrato sul tema delle risorse: «serve costruire un rapporto tra il pubblico e il privato ma per farlo è necessario che il pubblico sia in grado di riconquistare la fiducia del privato, a tutti i livelli e deve comunque essere un rapporto di sollecitazione, di spinta in avanti». Per il Presidente del Consiglio di Zona 6 è fondamentale riuscire ad intercettare il contesto in cui si deve operare e su questo progetto «si gioca la capacità di mettere in campo un’immagine in grado di attrarre la città con qualcosa di originale: quella dei navigli può essere l’immagine di una “città leggera” che si dilata e ritrova degli spazi, con infrastrutture dolci e una mobilità alternativa». Su questo territorio, inoltre, secondo Rabaiotti, occorre ragionare in un rapporto con la città metropolitana ma anche con una dimensione internazionale, in quanto, sono luoghi in cui coesistono molte culture e si parlano molte lingue.
Per Rabaiotti i 40 milioni di euro stanziati dal Comune, tuttavia, devono riuscire a mobilitare almeno altrettante risorse da parte dei privati perché non possono essere regalati.
«Il Partito Democratico – ha affermato Rabaiotti, in conclusione del suo discorso – si è dimostrato l’unico valido interlocutore sul tema dei navigli e del destino di queste aree».

Un altro interessante intervento è stato quello di Franco Mirabelli, Consigliere Regionale della Lombardia, (video del suo intervento), il quale, in apertura del suo discorso ha ricordato che «la politica recupera credibilità se riesce a fare il suo dovere. Il compito della politica in una realtà come questa, ad esempio, è quello di governare il territorio costruendo un’idea di città. Questo vuol dire pensare al futuro, vuol dire pensare a quale vocazione vogliamo dare ai territori da tutti i punti di vista e, quindi, come riusciamo a definire una vocazione anche economica dei diversi territori valorizzandone le risorse e le qualità».
Sulla vicenda di Expo, Mirabelli ha denunciato il fatto che troppo spesso «il Partito Democratico si è incartato sulla questione del cosa resterà dopo, considerando come il lascito di Expo la discussione sul che cosa ci sarà sul sito dopo l’esposizione internazionale, mentre, il tema vero è quello che viene posto qui oggi e cioè che cosa lascerà Expo in termini di investimenti sulle infrastrutture, sulle metropolitane, sulla Darsena. Il tema è come si rilanciano, come si costruisce e come si promuove lo sviluppo sostenibile e si pensa al futuro della città a partire da tutto questo».
Pensare ad Expo soltanto come ad un’occasione che ci mobilita per tanti anni, mobilita milioni di risorse e poi, il giorno dopo, lascia il sito da stimare e su cui realizzare qualcosa per evitare di perdere i soldi, secondo l’esponente del Pd, non va bene: «Il lascito di Expo è costruire un distretto sui navigli con le caratteristiche che sono state illustrate prima o costruire al Parco Sud un punto di eccellenza rispetto alle produzioni alimentari e, magari, rispetto alla ricerca sulle questioni ambientali. Questo è il lascito di Expo perché così si lasciano anche i punti su cui si può ricostruire l’economia, su cui si possono creare posti di lavoro, anche dopo Expo». Il punto è che, quindi, per Mirabelli, occorre non guardare indietro ma guardare avanti: «parliamo, dunque, di innovazione, parliamo di settori su cui possiamo competere, su cui possiamo rilanciare l’economia di questa città», ha rilanciato il consigliere, affermando che «questa è la dimensione su cui bisogna lavorare e questo progetto ragiona in questo senso: ragiona su uno sviluppo sostenibile vero, traduce lo sviluppo sostenibile concretamente, che vuol dire valorizzare le idee e le bellezze, raccontare l’inizio di quell’area ma pensiamo al futuro e non solo in termini di agricoltura e di commercio ma pensiamo anche in termini di possibilità di industrie (una parte si ha già intorno a via Tortona - e non sono le grandi fabbriche - quindi si può costruire anche questo dentro ad un sistema bello)».
Mirabelli ha chiarito che si tratta di un progetto complicato, difficile da costruire e richiede tanti interventi molto complessi e ha invitato, così, a ragionare su tre aspetti. Il primo è «la dimensione: non penso che un progetto come questo, che guarda al distretto, si possa pensare stando dentro ai confini della città di Milano», ha affermato Mirabelli, segnalando che si tratta di uno dei primi progetti su cui si sostanzia l’idea di città metropolitana, perché «ha la capacità di coinvolgere anche tutto ciò che c’è sul corso del naviglio. E ci sono, in alcune realtà, esperienze già avviate (ad esempio nel campo della cultura) che possono essere messe bene in rilievo. La dimensione su cui ragionare, dunque, quando discutiamo sulla governance, credo che debba essere quella di città metropolitana e, oggi, quindi, ci debba essere il coinvolgimento dei comuni attorno a Milano».
La seconda questione - secondo Mirabelli - è «quali strumenti abbiamo che possono essere messi in campo». «In Regione Lombardia – ha segnalato il consigliere – c’è un piano d’area sui navigli che, però, riguarda solo l’aspetto urbanistico e credo che il centrosinistra, anche in previsione della prossima campagna elettorale delle regionali, dovrà mettere in campo una proposta di piano d’area che non coinvolga soltanto l’aspetto urbanistico ma che metta attorno a un tavolo tutti i soggetti che possono contribuire a dar vita a questo progetto».
L’ultima questione evidenziata da Mirabelli riguarda le risorse. «Il tema - ha affermato Mirabelli - è come investiamo i 40 milioni di euro e come facciamo in modo che ci siano dei privati che ne mettano altri. Dobbiamo comprendere che probabilmente il pubblico dovrà metterci altro, almeno in termini di incentivi perché, se dobbiamo costruire un distretto economico, dobbiamo incentivare anche le aziende e i privati a insediarsi in quel distretto».
In chiusura del suo intervento, Mirabelli ha ribadito la necessità di guardare alle esperienze che ci sono fuori dai confini di Milano e che vanno messe in rete da subito, «coinvolgendo nella costruzione di questo progetto i sindaci di quest’area dei navigli, che oltretutto sono di centrosinistra».