domenica 6 novembre 2011

La contestazione a Renzi

A leggere i giornali, sulla manifestazione del Pd di ieri ci sono quasi sempre due tematiche di discussione: 1) l’evento in sé, la tanta gente che ha affollato piazza San Giovanni, i big del partito presenti, il discorso politico di Bersani; 2) la contestazione a Renzi.
La contestazione a Renzi ha tenuto banco anche in rete, in particolare su Twitter più o meno per tutta la durata della diretta della manifestazione e due erano sostanzialmente i messaggi diffusi che poi venivano rilanciati ripetutamente: il primo in cui si diceva, appunto, che il sindaco di Firenze era stato contestato e gli era stato detto “Vai ad Arcore, sei come Berlusconi” e un altro in cui si replicava che si può anche pensarla diversamente da Renzi ma era sbagliato contestarlo.
Curioso il secondo messaggio, anche perché la contestazione a Renzi in questione era stata fatta da militanti del Pd (oltretutto di Firenze) e non dai vertici. Non c’è stata la stessa reazione quando Bersani, dal palco, ha pronunciato l’assurda frase sulla comunicazione, con chiari riferimenti a Renzi (senza mai nominarlo).
Come sarebbe che Renzi non può essere contestato?
Non mi pare si sia detto lo stesso quando a ricevere le contestazioni, a settembre, è stato D’Alema a Genova.
Renzi è un esponente del partito come gli altri e, spesso, si è distinto proprio per i suoi modi forti e per le sue contestazioni al gruppo dirigente nazionale e allora, adesso che ha ottenuto visibilità, si abitui anche lui a ricevere applausi e contestazioni. Non si vive di soli applausi.
Siamo in democrazia ed esiste ancora la libertà di opinione e di espressione, quindi c’è tutto il diritto di contestare qualcuno se non si è d’accordo (oltretutto era una contestazione civilissima e di parole, non è che sia successo chissà che cosa).
Spiace vedere lo scontro di tifoserie pro e contro Renzi ma la base ha tutto il diritto di esprimere la propria opinione e anche di contestare, anche perché è un modo per far sapere come la si pensa. Discorso diverso per i vertici: a loro spetta il compito di smorzare gli angoli e trovare la quadra, soprattutto al segretario. Purtroppo, spesso, nel Pd avviene il contrario: c'è una base che troppo spesso tace o dice sì a tutto (anche a ciò che non va bene) e un segretario che invece martella chi alza un po’ la voce, per paura di vedere messo in discussione il suo ruolo.
Detto questo, Renzi e i suoi tifosi si rasserenino perché di applausi e di fischi per uno che vuole stare alla ribalta ce ne saranno sempre tanti anche in futuro.