sabato 5 novembre 2011

La comunicazione e la politica

È stata una manifestazione bellissima quella che ha organizzato il Partito Democratico ieri a Roma. C’era una piazza stracolma di gente già dalla mattina (del resto i primi treni hanno cominciato ad arrivare a Roma molto presto), tante bandiere, tanti stand che distribuivano spillette e altri materiali e le persone erano tutte felicissime di essere lì. Sul palco si sono alternate musica (non proprio tutta bellissima ma, insomma, ci si poteva accontentare) e parole (forse i tempi degli interventi andavano calibrati un po’ meglio) e, a parlare con chi era in quella piazza, si sentivano voci cariche di entusiasmo, di chi pensava che finalmente, forse, questa volta il Pd c’è davvero, non solo per far cadere Berlusconi, ma anche perché il partito esiste e ha preso forma e forza.
L’impressione complessiva è, dunque, quella di un evento perfettamente riuscito che può lasciare pienamente soddisfatti organizzatori e partecipanti e anche l’impatto mediatico dovrebbe necessariamente esser buono.
Era quasi tutto finito quando, in chiusura del suo discorso, Bersani ha detto l’unica cosa che non avrebbe mai dovuto dire: "La comunicazione sta alla politica come la finanza all'economia"...
Una sola frase sbagliata di Bersani ha rovinato una manifestazione bellissima.
Lo dico da “operatrice della comunicazione” impegnata nel Pd. Quella frase mi ha offesa profondamente: quando l’ho sentita mi sono chiesta per cosa e per chi stiamo lavorando, se il giudizio che ci viene riservato è questo?
Ovviamente si tratta di una frase semplificata: Bersani intendeva dire che non può essere il predominio delle forme comunicative sui contenuti da comunicare. Tuttavia, resta una frase sbagliata. Da giornalista, se avessi dovuto scrivere un pezzo, al di là degli aspetti politici, avrei messo quella frase in un titolone, scrivendo che il Pd pensa questo della comunicazione (perché il linguaggio semplificato giornalistico funziona così e perché quella frasetta rappresenta una notizia).
Ecco allora che qui emerge tutto il problema di Bersani perché con questa frase fuori luogo ha dimostrato perfettamente di non saper comunicare. Si può poi discutere del merito dei contenuti politici (che sono quelli che interessano per capire davvero che direzione prende il Pd), si può discutere (come hanno fatto alcuni su twitter) della forma comizio ormai vecchia e da rivedere ma resta che, dal punto di vista comunicativo, uno che se ne intende quella frase inappropriata non l’avrebbe detta. 
In realtà, però, Bersani non è sciocco e quella frase (che tra l’altro ha scatenato la polemica in rete un po’ da parte di tutti e viene ora portata avanti da Pippo Civati) non l’aveva rivolta tanto agli operatori della comunicazione quanto a Matteo Renzi e al suo "partito-format" sostenuto da alcuni commentatori sulle pagine dei quotidiani nei giorni scorsi. Probabilmente Bersani si è sentito attaccato per il suo essere “poco mediatico” e non deve aver gradito tutto il successo del sindaco di Firenze ottenuto più in virtù dei suoi aspetti comunicativi che non dei contenuti di cui si è fatto portatore e ha cercato rivendicare la forza della politica concreta, ma è stato un errore contrapporla così fortemente alla comunicazione.
Oltretutto, questo implica un altro problema interno perché è la dimostrazione del fatto che Bersani continua a non essere inclusivo verso chi la pensa diversamente da lui – più per debolezza, in realtà, perché il modo in cui ha posto la questione era quello di uno che cerca di difendere il proprio operato più che di uno che rilancia la sfida – ma il risultato è che ha chiuso la porta in modo anche molto pesante (e magari, dal suo punto di vista, ha pure ragione, con tutto ciò che gli ha detto e fatto contro Renzi).
I piddini della rete, da quando è cominciata la diretta della manifestazione, non hanno fatto che discutere e hanno messo alla ribalta tre argomenti: 1) bella manifestazione, 2) la contestazione a Renzi (però avvenuta da parte della base e non dai dirigenti), 3) la frase di Bersani sulla comunicazione.
A leggere le opinioni che circolano si percepisce in modo chiaro la divisione interna: la rete è schierata in prevalenza con Renzi e contro la frase di Bersani sulla comunicazione (del resto in rete si comunica e vige una forma molto più easy dell'impostazione bersaniana); la piazza, invece, è contro Renzi e dalla parte di Bersani (ma qui pesa il fatto che quella di ieri è stata una bella giornata e sono stati tutti contenti della riuscita della manifestazione e chi si porta dentro tanto entusiasmo non è certo interessato a simili sciocchezze, che si spera non finiscano sui giornali di domani).
La speranza è che i quotidiani si interessino della proposta politica espressa da Bersani e la polemica interna si chiuda lì oppure venga affrontata nelle sedi interne opportune, se non altro per rispetto delle persone che ieri erano in piazza e ci hanno messo tempo, passione, entusiasmo e anche tanta fatica, ma è difficile che qualche dirigente non colga l’occasione ghiotta per innescare una nuova guerriglia (Civati ha già cominciato).
Da operatrice della comunicazione, a Bersani mi permetto di suggerire di evitare certi svarioni perché più che rafforzarlo lo danneggiano e, anziché denigrare la comunicazione, farebbe meglio ad imparare le regole per comunicare bene perché i messaggi (che ci devono essere e devono essere corretti) se non trovano giusta forma non arrivano da nessuna parte.