giovedì 13 ottobre 2011

Il Pd metta in campo la politica

Questa sera c'è stata l'assemblea del Pd della Zona 9 di Milano. C'è stata una certa confusione in merito all'interpretazione dell'ordine del giorno (per non dire che ne sono arrivati tre di natura diversa l'uno dall'altro). Ecco il mio intervento:
In un momento come questo, in cui il governo sembra sul punto di cadere e i cittadini non fanno altro che dare segni di insofferenza verso l’operato del governo, ogni giorno di più (lo hanno dimostrato con la tornata delle amministrative, con i referendum di giugno, con i risultati della raccolta di firme per la campagna referendaria per cambiare la legge elettorale e poi con manifestazioni continue); noi abbiamo il dovere di parlare di politica, di presentare le nostre proposte politiche.
Il tema del partito serpeggia al nostro interno da molto tempo e probabilmente si è fatto male a non affrontarlo prima. È giusto non nascondere la polvere sotto il tappeto, è giusto cercare di risolvere i nodi che da troppo tempo ci fanno apparire come divisi ma non è questo il momento di sprecare energie per incastrarci in una discussione che è solo nostra.
Non possiamo chiuderci adesso in una discussione organizzativa autoreferenziale che non interessa ai cittadini che ogni giorno si trovano a pagare il prezzo delle mosse sbagliate di questo governo.
Non possiamo farlo perché altrimenti non verremmo percepiti dai cittadini come l’alternativa. Magari poi ci voterebbero ugualmente pur di liquidare il centrodestra ma potrebbe non bastare.
Oggi c’è bisogno che il Pd si sintonizzi sulle richieste dei cittadini e cerchi dai dare loro delle risposte convincenti.
A mio avviso, due sono le richieste che emergono dai cittadini in questo momento: la prima è cambiare, rinnovare. C’è voglia di novità in questo Paese e il Pd ha il dovere di dare risposte politiche a questa esigenza, se non vuole essere spazzato via dal “vento” delle proteste di chi dice che “sono tutti uguali” e deve cominciare a farlo in fretta perché sembriamo sempre essere in ritardo rispetto agli accadimenti della società.
L’altra domanda che arriva dai cittadini è quella della partecipazione e allora dobbiamo fare vedere di essere aperti, di non avere paura di incontrare le domande dei cittadini, senza però rinunciare a elaborare noi delle proposte nostre.
Tutto questo c’è bisogno di farlo sul piano milanese e sul piano nazionale.
Sul piano cittadino perché, pur amando tutti moltissimo il neo sindaco Pisapia, spesso non riusciamo affatto a comprendere alcune decisioni della sua giunta (come l’aumento del costo dei biglietti del tram e la questione ecopass) e non possiamo rispondere ai cittadini semplicemente che erano previste nel programma o che non ci sono soldi perché la lista delle priorità da realizzare deve essere condivisa con la città e noi dobbiamo essere il tramite tra gli elettori e gli eletti, e non soltanto un comitato di volantinaggio di supporto nelle campagne elettorali.
Ci troviamo in una situazione molto pericolosa per il Paese, la crisi economica e la degenerazione di una parte della politica stanno producendo tensioni sociali fortissime.
Perché tutto non degeneri occorre che ci sia la politica, che la politica sia all’altezza delle situazioni che deve fronteggiare, che sia meno timida nell’affrontare i nodi. Noi, come Pd, dobbiamo inserirci in questo contesto. Il filo che si è spezzato tra cittadini e le istituzioni passa dalla politica e noi dobbiamo stare sui territori con le nostre proposte per cambiare il Paese, che vanno elaborate in fretta e presentate in modo chiaro e credibile, senza tentennamenti.